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sabato 30 aprile 2016

CRONACA I PARTE





Sta volta l'orario è un po' cambiato, l'appello è alle 21 e l' unica assente é l'Assessora che la sera in cui la materia in discussione riguarda quanto oggetto della delega assegnatele, rinuncia alla solita lettura dei pizzini e passa l'incombenza ai suoi colleghi. Sarà, pertanto, da un lato il Professore, da un altro lato l'Avvocato e per il resto la Capa del Servizio a surrogarla. Inizia così questa serata e spetta proprio al Professore di illustrare il rendiconto. Lo fa sintetizzando, lo fa direttamente, non legge proprio niente e sembra proprio un Professore che è intento ad illustrare una lezione di finanza. Dei numeri del conto dice niente, ne cita giusto caso 4 o 5, ma ci sembra più efficace di quanto avrebbe fatto l'Assessora. La replica dei Gruppi non è molta, ci prova Bertolino che elenca le domande che chiedono risposte. Son tutte faciline; un unico rilievo ha un certo peso, l'avere presentato con ritardo il referto intorno al rendiconto. Risolte le domande dalla Capa, c'è spazio per l'ultimo intervento che spetta al Comandante. Un'ultima domanda e un'ultima risposta e poi si vota. Si cambia l'argomento, si mettono le mani sulle norme che regolano l'Imposta sulla casa, poca roba. Si torna però anche a un vecchio vizio, o meglio si persiste ancora nel vizio; di fare copia e incolla delle leggi. Non è questo il sistema, non serve far la copia di una legge, semmai andrebbe declinata, insomma veder come applicarla. Morale, la legge è scritta male, la norma che ne esce dal Consiglio è scritta peggio. Lo dice il Comandante, ma si vota. Si torna a quello sbarco che era la tassa, che poi ora si chiama contributo, ma c'è un guaio. Sta volta è l'Avvocato, il Vice Delegato che surroga, con garbo, l'Assessora e che lo spiega. Morale, la lettura di quanto ora sostiene il Ministero Economia e Finanza, non lascia, a suo giudizio, alcuno spazio a che sta roba sullo sbarco, nell'anno che è già in corso, possa estendersi ai vettori dei servizi sul lago non di linea. Conclude il surrogante che la delibera decisa va sospesa. Esulta, ma non troppo, il Gruppo semilega, per il vero le ragioni della loro opposizione erano altre; contesta il Comandante la lettura della nota dell'Economia e Finanza che, a suo giudizio, è assai fuorviante. Non crede che sta nota abbia impedito di estendere la tassa sullo sbarco, ma coglie, peraltro, l'occasione per chiedere che si metta, di nuovo, le mani sulla norma che regola il modo di riscuotere la tassa. Su questo c'è una timida apertura del noto Professore che l'annota e poi si vota. L'oggetto sembrava molto caldo, un'enfasi pompata oltre le righe, la storia di quei 15 metri sull'Isola più bella che il Casato lì regnante vorrebbe ora acquistare. Ne parla il Borgomastro, ne parla con più calma, ci fa un po' tutta la storia, poi chiede che dicano la loro. Sta volta la lega s'è freddata, non pare più contraria a una cessione, semmai al tipo di diritto in discussione. Si dice propensa a veder una concessione piuttosto che la secca alienazione. Il prezzo lo contesta, non vale la candela, ma anche sul modo della gara non sembra poi tanto propizia; ci vede nella gara anche un po' un rischio, che alla fine un terzo ci speculi e guadagni. Poi tocca al Comandante; è contro per principio, sostiene, ma qui ha torto, che è l'unico verde pubblico esistente e chiede che la vicenda si abbandoni in quanto c'è rischio che torni e si alimenti un vecchio conflitto ora sopito. Riprende la parola il Borgomastro, non pensa che si debba concludere la cosa entro la sera, precisa alcune date, difende il percorso sin qui fatto; non sembra, più di tanto, raccogliere quel sasso che intanto il Comandante gli ha lanciato, essendo il Borgomastro l'inquilino del Casato. Propone, in conclusione, di adottar la concessione. Lo spiega poi un po' meglio il Professore che s'impegna a riportar in aula la nuova discussione sul tema concessione. Finisce così senza né morti, né feriti la questione e si sgonfia la bolla di sapone che pareva destinata a far scoppiar la rivoluzione.
















































































































giovedì 28 aprile 2016

PARALLELI IMBARAZZANTI





Si dispongono ora i pezzi in vista dell'incontro che i gruppi, presenti nel Consiglio, avranno nella sera del prossimo due e nove del mese che sta in corso. Rende dunque il conto dell'anno ormai trascorso il gruppo guidato dal noto Professore; I numeri son tanti, i soldi spesi non son pochi, le cose che son fatte, con l'unica eccezione per il porto, si stentano a vedere. Così si chiude il libro dei conti di un anno un'altra volta, ma senza un po' una svolta si stenta a capir, non solo, dov'è che poi si para, ma quand'è che prima o poi anche si cambia. Comunque i conti, formalmente, sono a posto; gli sconti praticati ai loro amici e da noi già ricordati, spariscon tra le pieghe della carta. Sol per questo ci vorrebbe anche un processo, ma ad altro pare intenta la giustizia. Comunque vanno in aula non certo da imputati, ma come sempre da impuniti. Nel quadro un po' sommesso in cui vive sto governo e nel quadro disgraziato in cui sprofonda questa Perla tra raffiche di vento e code d'auto, pare che però l'argomento che tra tutti sia il più atteso sia un pezzo di stoffa di terreno, conteso come fosse una terra di conquista, da nessuno mai che fosse già prima ricordata ed ora da tutti interessata. Pazienza; non ci sembra che fosse una roba interessante se non per il prezzo che anche a noi pare da saldo. Una roba che invece ci sembra stuzzicante è la domanda, che stata anticipata, sul rinnovo dei banchetti in concessione. Con qualche differenza, ci viene da suggerire un parallelo che, guarda il caso, riguarda lo sconto che sopra ho ricordato. Orbene, se il sistema della gara, secondo direttiva Bolkestein, ha da valere, che valga poi per tutti e non solo per uni e non per altri. Avendo pertanto rinnovato, senza gara, la già gratuita occupazione di terre del demanio sul fronte del noto Grand Hotel, nessuno metta ora in dubbio che un pari trattamento sarà da riservare nei casi che l'interpello ha ora sottoposto all'esame dell'aula che è stata convocata. In fondo, in tale ultimo caso, andarono in giudizio e pagarono il dovuto; nell'altro, col fischio va in giudizio, e non paga il già dovuto.

mercoledì 27 aprile 2016

GOVERNI LUNARI





Non pare andato bene il collaudo del ponte che vien prima di maggio. Complice anche un vento che complica gli imbarchi un po' in tutti gli scali, colonne di auto che scendono da sopra, che arrivano da destra e da sinistra, in breve si riempie tutto quanto. Ne fa pure le spese l'ultimo prato ormai rimasto che, conché hanno normato che prato deve stare, diventa un gran parcheggio e manco a pagamento. Si assiste ancora un'altra volta a come la Perla non regga per nulla l'afflusso troppo intenso, se bastano, da soli, le auto e un po' di vento per mettere in crisi il suo sistema. Pazienza se fosse una volta un'eccezione, ma dir che è un'eccezione vuol dire abitare sulla luna. Se questo è dunque vero, significa che la Perla è governata dalla luna e che dopo assai molti decenni nessuno si è accorto di quel che c'é qua sopra la terra. E' un caso più unico che raro, conferma che la sede del comando è sulla luna e dunque mettiamo il cuore in pace, nessuno penserà di rimediarvi. Ma c'è forse di più; il caso è tanto insolito da nascere anche il sospetto che un tarlo sia entrato nel cervello, così forse che abbiano persino perduto la ragione. Insomma tra un governo migrato sulla luna ed uno che abbia perso la ragione non sembra vi sia poi una grande differenza; entrambi ignorano il problema. Pensare che Canio ne fece una questione per vincere il primo suo mandato, ma appena lo ebbe lui incassato, si perse sulla luna e cambiò subito idea. E' vero, ora abbiamo un Borgomastro, siam dunque saliti di livello, ma avanti questo passo, dovremo noi rimpiangere l' Alcade ? Facciamo ogni scongiuro perché tale disgrazia non succeda: preghiamo tutti i giorni perché la predizione non avvenga, ma intanto se stanno sulla luna, se non guardano un po' in terra, se non la piantono di non fare mai un bel niente perché ci sono gli interessi di questo e di quell'altro che valgono un po' sempre di più dei voti cittadini tutti quanti messi insieme, che vadano davvero, per sempre, sulla luna.

martedì 26 aprile 2016

LIBERA "STAMPA"







Guerrigliano su face book Piervalle con Gemelli; motivo della lite la sorte dei ruderi lasciati sotto il sole a marcire e a decadere. Sostiene il buon Gemelli che la causa va additata nei vincoli esistenti e prende come spunto le critiche al sistema che cavalca la Sindaca vicina, la nota Marchionini, che vede con terrore l'avvento, ormai vicino, del prossimo approvando PPR. Con qualche parallelo, che a lui non sarà sembrato vero, le cause del degrado in casa d'altri diventano le cause del degrado in casa propria e quindi il buon Gemelli ha belle che concluso, o meglio, sospetto che forse ha invece aperto, un'altra volta, la questione. Inutile poi dire che la Stampa non informa nel merito di come bene stia la cosa; cavalca una notizia che sembra propaganda, assai molto gonfiata dal Sindaco vicino che, forse, vorrebbe anche vedere la fine del degrado sul colle a noi di fronte, ma che sospetto non colga che non è solo degrado un luogo abbandonato, ma pure un luogo se male o peggio edificato. Aggiunge poi Gemelli, nello scambio di opinioni intervenute, di essere contento se anche nella Perla ci fanno un maxi albergo, in fondo è quello che ci vuole, si da tanto lavoro e questo richiamo al verbo populista mi sembra molto saggio, giustifica ogni cosa; per vero, semplifica ogni cosa e questo è un bel pasticcio. Infatti Lui continua, ormai preso dal tema, facendo apparire democratico il mattone invece del piccone. Sin qui tutto lo scambio che in rete c'è già stato; ognuno si tiene il suo giudizio; Gemelli lo sappiamo e noi neanche un po' lo nascondiamo. Orbene già dicevo che sta lite passata sulla rete non credo sia sorta per un caso; io penso che preannunci qualche cosa. Si piazzano un po' i pezzi in vista di qualcosa, s'insinua già un giudizio, si addita un nemico, si soffia nella pancia, si aspetta qualche cosa. La Sindaca vicino è solo un po' un pretesto, è solo un'occasione; si attizzano le polveri in casa propria, si pensa già come fare pure il "pezzo". Insomma, se state un poco calmi, fra breve lo vedrete e tutti capirete.

venerdì 22 aprile 2016

GRAN CONSIGLIO




Riparte dunque il gran Consiglio il ventinove; riparte almen così si fa per dire, conclude i suoi lavori iniziati un mese e passa fa, poi stoppa già la tassa di sbarco che manco era partita, ritocca l'imposta sulla casa, poi rende il rendiconto dell'anno ormai trascorso, dimentica il bilancio dell'anno che è già in corso, rimette in discussione la vendita contesa, poi mette al voto un ordine del giorno sulla biglietteria della stazione, infine risponde, o almeno così credo, agli interpelli che il tempo ha cumulato sul tavolo ingolfato del nostro Borgomastro. Si attende pertanto la fine ritardata del solito consiglio mensilmente convocato. I ritmi di lavoro non sono dei più celeri e veloci, si accumulano le cose, si scordano gli impegni, si prorogano le date, il tempo ci mette un po' del suo, la Perla non brilla quanto al resto. Sta storia della tassa di sbarco, voluta sta volta troppo in fretta, ci sembra ridicola e curiosa. Caduta già una volta, in sede di Consiglio, davanti ad obiezioni elementari, ugualmente varata con buchi vistosi e strepitosi, si scontra col giudizio che emette un ministero ed ora ritorna, mesta mesta, in quel Consiglio chiedendo che approvi se non proprio la sua fine, almeno il suo congelamento. Non male come inizio di stagione e se proprio il buon giorno si vede dal mattino, ci sembra non proprio un bell'augurio. Ci manca poi sempre sto bilancio; si arriva in primavera senza averlo, si rischia di averlo a consuntivo. Coi tempi che corrono veloci, ritardare ancora un po' il suo arrivo e come perdere il treno; partire con ritardo significa lasciare poi lungo la strada ed il percorso dei pezzi e dei vagoni di un treno un po' lento e un po'scassato. Morale; vedremo, come si è già visto nel passato, iscrivere le cose e poi non farle; le buche che rischiano di aprir delle altre buche, i mucchi dei detriti lungo lago, lo sfascio di un'isola allo sbando, il ponte himalayano vista lago.

giovedì 21 aprile 2016

ASSEMBLEA PLENARIA






IL BORGOMASTRO DISPONE di convocare il CONSIGLIO COMUNALE
In sessione ordinaria – seduta di 1° convocazione per il giorno Venerdì 29 Aprile 2016 – ore 21.00
presso Palazzo dei Congressi, Sala Iacono per deliberare il seguente
O R DI N E DE L G I O R N O
Seduta pubblica.
1. Lettura ed approvazione verbali sedute precedenti.
2. Esame ed approvazione rendiconto di gestione – esercizio finanziario 2015.
3. Esame ed approvazione modifiche ed integrazioni al Regolamento Comunale
sull’ imposta municipale propria (I.M.U.).
4. Regolamento per l’ applicazione del contributo di sbarco. Sospensione efficacia.
5. Proposta alienazione area demaniale comunale in frazione Isola Bella e
conseguente sdemanializzazione.
6. Esame ed approvazione Ordine del Giorno avverso provvedimento di chiusura
biglietteria della stazione ferroviaria di Stresa.
7. Gruppo Consiliare Uniti per Stresa – Interrogazione ad oggetto “Auguri di
Natale ai dipendenti comunali fuori dalla sede istituzionale” .
8. Gruppo Consiliare Progetto Comune – Interpellanza relativa a parcheggi in
piazza Marconi .
9. Gruppo Consiliare Progetto Comune – Interpellanza relativa a situazione zona
stazione ferroviaria e spazi adiacenti .
10. Gruppo Consiliare Progetto Comune – Interpellanza relativa a scadenza
concessione area mercatale/chioschi isole Borromee .
11. Gruppo Consiliare Uniti per Stresa – Interrogazione ad oggetto “Indecenze”.
12. Gruppo Consiliare Uniti per Stresa – Interpellanza ad oggetto “Edificio in
costruzione vicino al Cimitero di Carciano”
13. Gruppo Consiliare Uniti per Stresa – Interpellanza per chiusura biglietteria
stazione ferroviaria .
14. Gruppo Consiliare Uniti per Stresa – Interpellanza ad oggetto “Che fine ha
fatto il parcheggio dei campers al ponte Roddo?” .
15. Gruppo Consiliare Uniti per Stresa – Interpellanza ad oggetto “Che fine ha
fatto l’ A.N.I.T.” .
16. Gruppo Consiliare Uniti per Stresa – Interpellanza ad oggetto “Che fine hanno
fatto la nuova scuola alberghiera ed il nuovo campo sportivo?” .
17. Gruppo Consiliare Uniti per Stresa – Interpellanza ad oggetto “Lavori, malfatti,
sul tratto di passeggiata a lago antistante l’ Hotel Bristol” .
18. Gruppo Consiliare Uniti per Stresa – Interpellanza ad oggetto “Lavori di
riqualificazione piazza del mercato, 2° interpellanza” .
19. Gruppo Consiliare Uniti per Stresa – Interpellanza ad oggetto “Rappezzi del
marciapiede principale del lungolago. La toppa peggiore del buco” .
20. Gruppo Consiliare Uniti per Stresa – Interpellanza ad oggetto “Frazioni – Stato
dei campi da gioco per bambini nelle frazioni di Binda, Levo e Someraro” .

martedì 19 aprile 2016

RIFLESSIONI





Ancora niente dunque e in quest'attesa del prossimo consesso che ha da terminar quell'altro non finito, il tempo lo dobbiamo consumare a chiaccherare. L'informativa di Palazzo è sempre scarsa; ben altra trasparenza ci vorrebbe, ben altro e puntuale bollettino dei fatti e dei misfatti; non dico un foglio giornaliero, ma insomma, che il Professore dedicasse almeno un'ora a settimana a scrivere qualche cosa ed informare, per bene e per benino, sto popolo elettore, peraltro, assai distratto. Sarebbe soltanto un compitino; non certo pretendiamo e gli chiediamo di stendere un rapporto dettagliato, ma almeno qualche cosa che faccia capire che almeno è ancor in vita. Purtroppo, anche se il tempo dell'Alcade sembra ormai che sia passato, non pare che sia mutato il vezzo di tener tutto celato. Va beh, non mi permetto di insegnar qualcosa a chi da un secolo governa; avrà pure ragione, almeno il tempo non gli dà di certo torto, comunque non mi par di chiedergli poi troppo. A questo deserto informativo non è che poi si affianchi chissà quale attività frenetica e incessante che faccia capir dov'è che punta il Borgomastro e la sua Giunta. I piani ed i programmi, insomma il cuore del mandato ancor non si capisce dove esso sia. La Villa Palazzola rimane a vegetare o si pensa sia ora di darsi anche una mossa ? Intorno alla Gabbiola si è speso già forse anche un po' troppo, ma ancor non si capisce che guida la manovra. E' l'Ente che detta le sue scelte, sì certo sentito anche il mercato, o è l'Ente che aspetta qualche d'uno che gli dica cosa fare ? Se salta la "Zanetta" e questo il Palazzo ormai lo sa, come affronta sto Governo la questione che, da capo, magari di nuovo anche ritorna ? Come risolve il nostro bel governo cittadino lo stallo in cui tutt'ora versa il Pala dei Congressi ? Domande legittime che aspettano risposte; risposte che sempre un po' tardano, che sempre rinviano a qualcosa altro, che aspettano, da sempre, lo loro soluzione. Non è che quindi non ci sia materia da scrivere, una volta a settimana, e che racconti il pensiero dei cari governanti intorno a questi e altri tanti temi, ma temo che il silenzio sia l'arma, di gran lunga, preferita. Rinuncia il Professore a far da portavoce, un ruolo che invece ben a lui si addice, ma insomma preferisce un ruolo defilato; agire sempre in ombra è la tattica miglior per sopravvivere e difficile mi pare sia dargli torto.


lunedì 18 aprile 2016

NIENTE FRETTA







Avrà anche messo in sicurezza la storia infinita di quel porto, ma ora altri scogli attendono alla prova il Borgomastro. Va lento sul bilancio, va lento il rendiconto, è in bilico precario sull'imposta per lo sbarco, è una sconfitta, o meglio è una resa il voto che ha cancellato la storia, per anni rifilata, di Villa Aminta. Per quanto poi riguarda l'impianto funiviario non pare abbia ottenuto la promessa che vengano riassunti i licenziati, e sempre intorno a questo impianto, a mesi di distanza dall'esito di quella che fu l'ultima gara, nessuno che sappia o che ci informi cos'è che poi ci sia dentro l'offerta. Per ora non muove ancor pedina alcuna il vaso di Pandora, se intenda il Borgomastro riaprire poi quel vaso o meglio lasciar stare secondo quanto insegna il Professore, nessuno qui lo sa. Dell'esito dei sondaggi intorno alla Gabbiola ancora non ne parla; eppure quel disastro sta lì da assai decenni e non che pare che sia più il tempo di aspettare. Va beh, lui incassa intanto l'Alberghiera, ed era ora, per vero passava anche un po' l'ora. Sta volta lasciamo poi pur stare le buche, i ponticelli e i detriti alluvionali, son cose in fondo assai minute, non toccano il giudizio su un leader che ha come modello la Baviera. Ma intanto il tempo scorre; è il tempo del mandato e insieme al suo mandato c'è pure l'altro tempo che corre più che scorre. Intanto fa fatica a chiudere un Consiglio iniziato da un mese ed oltre fa; una pratica veloce da chiudere in due ore diventa una storia senza fine. Insomma, non molto è sotto il sole che stenta tra le nubi; la storia si ripete, ci manca un vero turbo che spinga questo borgo oltre gli scogli.

giovedì 14 aprile 2016

LO SCALTRO BORGOMASTRO



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L'astuto, o meglio, lo scaltro Borgomastro ora si appresta anche a godere dei danni e degli errori che, insieme a Canio, il tiranno spodestato, avevano insieme combinato. Il porto ormai va in porto; la serie interminabile di sviste e di imprevisti prevedibili, sembrerebbero concluse e ancora pochi mesi lo inaugura Bottini.  Non proprio stessa sorte, ma comunque ora si annuncia la firma del contratto per fare l'alberghiera. Saranno ancor due mesi, saranno forse tre, l'annuncio è stato ormai già dato e quindi si apriranno anche i cantieri. Non è che si può dire che fosse il Borgomastro, quand'era soltanto un vice delegato,  un grande soddisfatto, ma presto si dimentica il passato e si torna soddisfatto. Sul caso che generava l' imbarazzo: la vasca per il bagno colabrodo, pareva comunque averci rimediato. E' vero, per ora non si vede un risultato, ma se l'accordo è stato fatto, il Borgomastro potrà dirsi soddisfatto; se invece poi l'accordo è ancor saltato lui dirà di averci, comunque, pur provato. Che dire poi dell'impianto funiviario ? Non è che il tiranno ci avesse un gran che poi ricavato. Per anni un tira e molla, un non concludere mai niente e soltanto a fine di mandato un bando era saltato e un altro poi, all'ultimo momento  rimediato. Su questo il Borgomastro era stato defilato, quasi che non fosse interessato, ma ora sarà lui e non quell'altro a riaprire l'impianto sfortunato. Sui buchi delle strade e passeggiate, sui ponti e passerelle pedonali, pur'anche il Borgomastro non pare fortunato. L'ufficio è un po' ancor bloccato; si annuncia ormai imminente la quinta decisione sul caso meno noto come "Burghener"; comunque il terzo grado ora c'è stato, ma quanto al risultato non è noto. Lo scaltro Borgomastro, sul caso, lui non cede; pressato da più parti par non abbia mai mollato; dimentica presto il tempo in cui a difesa di quel caso ancor un po' si dimetteva, ma poi ci ha ripensato e il pensiero ribaltato Da ultimo non dico il risultato; fedele alla promessa non svelo la fin della "Zanetta". Comunque qui sì il tiranno ci aveva non poco lavorato e molto tribolato. Vedremo che cosa alla fine starà in mano al nostro Borgomastro.                                                   

mercoledì 13 aprile 2016

FINE CORSO







La serie di lezioni si sta ora concludendo; ci sono dei temi, degli esempi un po' datati, ma ancora interessanti che illustrano, per bene, qual fosse la linea di diritto, chiamiamola così, nel tempo del regno dell'Alcade. Occorre precisare che se alcune, diverse o molte distorsioni furono fatte, molte di queste avevano l'avvallo del corpo burocratico, che complice o supino le eseguiva. E' nota la storia dei soggetti che furono condannati, o meglio patteggiarono, per traffici illeciti di gare nel Palazzo. Eppure quei soggetti non furono per nulla scaricati. La legge l'avrebbe anche richiesto, il parere del solito Pafundi lo diceva chiaramente; eppure i condannati "affittarono" le aziende alle consorti e non ebbero alcuna conseguenza; sgomberarono ancora la neve dalle strade e curarono ancora i cimiteri. La regola già nota: "si applica ai nemici, si interpreta agli amici" venne qui, un'altra volta usata. Più ardito poi fu l'uso col quale sta regola fu applicata nel caso della gara per un affitto commerciale. Essendo il conduttore, da tempo, assai moroso, la legge qui imponeva che non venisse ammesso in gara. Ma questi disponeva di una carta, la carta era vincente ed era il diritto di far valere la prelazione. Ordunque avendo questi già pensato di cedere poi ad altri il suo diritto, abusando, lo si ammise ugualmente nella gara. Vinse naturalmente a mani basse, facendo poi valere questo "diritto", estromettendo il vero vincitore e cedendo poi ad altri e a quale prezzo? quel contratto che non avrebbe mai potuto avere. Per cose assai di meno la cronaca ci racconta vicende che finiscono sui banchi giudiziari, ma in questa landa di terra sul confine, un po' tutto si ferma. Protetti da non so quale dei santi, i nostri amministratori sono immuni, colpiscono gli avversari con querele d'ogni tipo, ma quando poi toccherebbe un po' anche a loro, il tutto lo si archivia e lo si scorda. Negli esempi che sopra ho ricordato, vorrei pure inserire l'impianto funiviario. Gli elementi ci son pure, si vedono spuntare tra le righe, comparire nel cambio di un bando con un altro. Non lo faccio, sarebbe un accusare senza prove.






lunedì 11 aprile 2016

CORSO AVANZATO

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Sfruttando l'intervallo del Consiglio che oramai si prolunga come ai tempi dell' Alcade, proseguiamo le lezioni incominciate. Oggi il tema è interessante; non è certo una grande novità, ma si presta molto bene per spiegare tante cose. Tanto è ricco questo esempio che potrebbe, anche da solo, fare un corso monografico su di un tema che ci parla dei ritardi e degli sprechi che si fanno per non far le opere pubbliche. Il porto dunque è il nostro tema; ormai in vista del traguardo, son passati, quanto al tempo, ben tre lustri; quanto ai soldi, raddoppiati. Iniziamo da principio: era notte, era circa mezzanotte e una giunta in cui sedeva pur Bottini, l'attuale Borgomastro, ce la mise tutta quanto per la scelta più sbagliata.Fu la madre di ogni sventura, conferire quell'incarico di progetto ad un uomo tanto inetto. Se si leggono ora gli atti, si capisce tutto quanto, si capisce che scartarono pure studi anche dotati, si capisce che la scelta non dipese dal curriculum, ma dipese da che altro non lo so... che dipese poi dal fatto che già fosse conosciuto, che vivesse qua vicino, stupidate come queste che il diritto non contempla, ma che, di fatto, poi contano. Si passava, proprio allora, dal regime della scelta fiduciaria a un regime della scelta meditata. Una soglia di valore per pagare il progettista era importante per la scelta del soggetto; sopra soglia era un sistema più severo, sotto soglia un sistema un po'più allegro. Loro scelsero il sistema più allegro, quello che, una volta conferito, sfondò subito la soglia, ma ormai era fatta. Le disgrazie del progetto sono note e conosciute. Non cresceva affatto il porto, le palancole non entravano; lo capiva anche un bambino che non avrebbero mai potuto bucare la roccia. Raccontarono una balla: la sorpresa geologica... Non vi era alcuna sorpresa; lo poi scrissero in perizia tanto chiaro due perite del Politecnico di Genova. Scrissero che il Geologo non era stato neppure capace a leggere correttamente i risultati delle sue indagini e che l'ingegnere progettista gli era andato dietro senza capire che le palancole lì non avrebbero mai potuto stare in piedi. Intanto però i due geni, il progettista e il geologo si erano dati da fare per cercare di aggiustare le cose. Avanti dunque con perizie suppletive, nuovi incarichi, magari neppure formalizzati, nuovi soldi con cui pagare quei due. Il progetto aveva infatti una voce che si chiamava . fondi a disposizione. Mi spiego, non è che potesse funzionare da bancomat, erano risorse accantonate per evenienze impreviste, comunque sempre soggette alle regole di contabilità pubbliche. Macché, alla fine prelevarono, responsabile il servizio tecnico, ben 80 mila euro, senza che nessuno lo avesse mai autorizzato e sempre per dare soldi aggiuntivi al progettista. Insomma, sbagliare un progetto si era rivelata una fortuna per quel progettista che, alla fine, o meglio non era proprio finito niente, se non il suo progetto andato nel cestino, gli venne detto che poteva essere libero e con quasi 300 mila euro in tasca, andarsene a casa. La liberatoria gliela diede il nostro vecchio Alcade, disse che era preoccupato per le condizioni psichiche del progettista e questa gli parve una buona ragione per riempirlo di soldi, scusarsi per il disturbo che gli aveva arrecato e salutarlo. Quindi, caricato di denaro oltre il dovuto, per grazia di un tecnico almeno distratto e liberato da ogni dovere da un Alcade efficiente e moderno, se ne tornò a casa guarito e contento. Poco importo che la legge, in casi come questi, dica tutt'altro e precisamente questo: hai sbagliato il progetto, adesso non ti pago, sta qui e lo rifai sin tanto che non lo fai giusto, poi vediamo cosa costerà di più e tu pagherai il maggior costo dall'averlo fatto bene dopo, piuttosto di quanto sarebbe costato fatto sin da subito. Chiaro ? Mi sembra di sì; una perizia fatta da docenti universitari aveva indicato quali fossero e di chi le responsabilità, non c'era ombra di dubbio che si dovesse procedere in quel senso, ma la legge è un optional. Se vuoi la usi, se no è lo stesso e l'Alcade pensò che fosse lo stesso. Meno su un punto, almeno parzialmente;quando scoprimmo, dopo un po' di anni, l'ammanco di 80 mila euro, gli venne comodo usarlo contro chi nel frattempo era diventato il suo "miglior" nemico, l'architetto del Comune, spedendo la notizia alla Corte dei Conti. Anche in questo caso venne utilizzata la regola più diffusa dentro le pubbliche amministrazione; " la legge si applica ai nemici e si interpreta per gli amici". Sin qui dunque la storia che intanto continuava; 15 anni sono tanti e lunghi a passare. La storia comunque fu un nuovo progetto con costi, naturalmente e vistosamente aumentati, un nuovo appalto, un bel contenzioso tra le imprese in gara , un risolversi il contenzioso a favore dell'impresa che il Comune aveva escluso, un nuovo tentativo di iniziare i lavori, ma un nuovo stop. L'impresa disse che quel progetto, il secondo, non andava bene, addirittura ineseguibile lo definì proprio l'avvocato del Comune, quindi... Probabilmente, arrivati a quel punto si darebbe dovuta rifare la gara un'altra volta, ma si inventarono tante e tali balle per giustificare che il tutto non era dipeso da errore, ma dal caso, che alla fine approvarono un nuovo progetto, naturalmente a costi cresciuti. Si era mangiato infatti tutto il ribasso d'asta e mancavano ancora altri 500 mila euro; pazienza a quel punto li abbiamo messi noi e buona notte e così siamo a 6 milioni, un po' più del doppio di quanto sarebbe dovuto costare 15 anni prima. Poi altre disgrazie, per carità di patria sorvoliamo e adesso siamo arrivati, forse, alla fine. Formuliamo quindi un augurio che vuole essere anche una pretesa: poiché, salvo imprevedibili imprevisti, toccherà all'attuale Borgomastro la fortuna di inaugurare l'opera, vorremmo che, portando lui un po' di responsabilità oggettiva e soggettiva del disastro che vi abbiamo raccontato, ci restituisse quel giorno, almeno gli 80 mila euro impunemente sottratti, gli altri, purtroppo non li vedremo mai.

venerdì 8 aprile 2016

LECTIO BREVIS





Riprendendo l'ultima lezione, occorre che precisi un'altra cosa. L'esempio precedente è ricco di emozioni in quanto il vecchio Alcade si era divertito a querelare. Almeno sei son stati i Consiglieri colpiti dai suoi strali. Piervalle, è naturale, ne ha fatto una bella collezione e per tre volte la reazione del capo di governo ha cercato di vendicare l'onta che, a suo personalissimo giudizio, si era abbattuta sui suoi tentativi, peraltro riusciti, di portare a risultato la "Zanetta". Una prima volta il tentativo è andato in nulla, una seconda vede tre consiglieri a giudizio e per una terza volta, per ora, non si sa niente, pendendo la questione davanti al giudice di pace. Rammento questi fatti in quanto mi pare che anche l'uso strumentale della giustizia possa essere motivo di insegnamento; ossia come uno che riveste cariche pubbliche elettive e quindi esposto, più di altri, al giudizio popolare, non possa ad esso sottrarsi. Men che meno lo dovrebbe fare impugnando l'arma giudiziaria che, anziché utilizzata per castigare, o cercare di castigare, gli avversari, dovrebbe essere usata contro il malaffare e non certo contro inermi manifesti appesi ai muri che non ledono, per nulla, la personalità del capo, ma esprimono una legittima e doverosa critica, anche se magari colorita, al suo operato. Vedremo come alla fine questa storia andrà a finire e se, a furia, di insistere, chi ha ecceduto nel ricorrere ai giudici non venga lui, in qualche modo, castigato. C'è però ancora un ulteriore risvolto che occorre ricordare e che completa l'esempio da cui siamo partiti. Anche in questo caso noi ne abbiamo fatto le spese, colpiti da infausta sfiga. Certo se ci fosse andata bene, e ce n'erano tutti i presupposti, questa volta la ciliegina sulla torta l'avremmo messa noi, rovinando la festa all'Alcade e a tutti quelli per in quali si era adoperato spendendo un'infinità di energia. Se ricordate però, per colpa di una maledetta mancata notifica, il ricorso davanti ai giudici amministrativi avverso " la Zanetta" è saltato e al momento non ci potrà più essere. Come vedete però qui abbiamo il concreto esempio di due diversi modi di far ricorso ai giudici; in un caso per stizze personali e per desiderio di consumare vendette private; un comportamento riprovevole per chi occupa posti elettivi; nell'altro caso un' ultima istanza, un cercar nel giudice l'affermazione di un diritto pubblico, altrimenti negato. Vedremo però se la ciliegina sulla torta non la metterà, o l'ha già messa, qualcun'altro, ma come vi ho già detto, dovrete aspettare ancora un po' di giorni.









mercoledì 6 aprile 2016

LEZIONE PRATICA







La seconda lezione con la quale intendiamo continuare il corso pratico iniziato ieri, avrà come oggetto una materia sulla quale, è vero, questo blog ha speso fiumi di inchiostro, ma che non di meno non ha perso la sua attualità e il suo interesse, anzi recenti sviluppi l'hanno riportata alla nostra attenzione e sviluppi futuri la riporteranno all'attenzione di tutti. Tanto per non cambiare parleremo ancora della " Zanetta". La materia, d'altronde, si presta molto bene a esemplificare l'impostazione teorica che nella prima lezione è stata sviluppata. La possiamo quindi prendere come esempio emblematico di un modo di governare che piega alle ragioni della " politica" , per verità dovremmo dire alle ragioni del governante di turno, regole, prescrizioni, norme e chi più ne ha, più ne metta tanto l'ultima preoccupazione è osservarle e farle osservare. Mi accorgo che a sproposito ho usato il sostantivo ragioni e già qui merita un approfondimento. Bisogna dirlo in modo molto chiaro; esiste una gerarchia delle ragioni, una giurisprudenza molto qualificata lo ha scritto chiaramente e proprio con riferimento a quella giurisprudenza, le ragioni del governante che più di ogni altro ha spinto, ha brigato, si è impegnato e ha sudato per portare a casa la "Zanetta", non è che stanno al vertice di quella gerarchia, stanno comunque al di sotto. Di quanto stiano sotto non lo so, so che comunque stanno al di sotto e che, invece, quelle che stanno al vertice, addirittura costituzionale, sono le ragioni contenute in quei provvedimenti di vincolo, diretto o indiretto, monumentale o di paesaggio di cui è stato fatto strame nella elaborazione del testo sacro della "Zanetta". Calma; non è che è stato fatto strame soltanto di quello, ci mancherebbe, sono stati forzati, posso dire così, altri principi che un'altra autorevole giurisprudenza ci ricorda e che, nel caso, avrebbero dovuto far passare al vaglio della magistratura penale l'opera compiuta dai governi in carica. Però a questo punto vale ricordare un poco la vicenda che, partita per elargire a tutti o quasi, decine e decine di migliaia di metri cubi alberghieri e non si sa quanti, ma non meno metri cubi residenziali, passo dopo passo, restringeva le promesse elargite con troppa generosità elettorale, sino a salvare dalla decimazione, soltanto o quasi, ma il quasi era la scuola Alberghiera che, peraltro, secondo voci di popolo, sarebbe già oggetto di compromesso con la stessa " Zanetta" e appunto sempre e solo la medesima "Zanetta". Motivazione ufficiale di questo unico salvataggio; la esistenza di un po' di milioni di euro cacciati dallo Stato per fare il super albergo, milioni che urgeva spenderli per non perderli. Verranno comunque persi, ma la ragione unica ormai c'era e non sarebbe, solo per questo, venuta ufficialmente meno. Ben inteso, non è che ci piacesse la maxi variante, ci faceva venire il volta stomaco, ma il nocciolo della lezione sta altrove, cioé nello spregio di norme di Stato in nome di interessi locali fatti passare per prevalenti che prevalenti non lo sono e la corsia privilegia concessa a uno. Abuso di diritto ? No, proprio violazione di diritto. La storia comunque è andata avanti; la giustizia penale, o meglio l'accusa di Stato, dopo due anni e oltre che aveva ricevuto l'accurato esposto sui fatti, avuto evidentemente sentore che l'inchiesta, su nostro impulso, stava per essergli sottratta dalla Procura presso la Corte di Appello, ha chiuso archiviando. Perfetto; ma casualmente, una delle tante querele che l'Alcade aveva promosso contro i suoi aguzzini, è andata, invece avanti. Il PM è lo stesso, ma è una semplice casualità. Comunque a fronte di quella che, non proprio sprovveduti in materia, ci era apparsa una palese forzatura della legge, anche di quella penale, il caso ha voluto che diventassimo noi gli imputati, rei di aver scritto un manifesto che annunciava il varo della " Zanetta". Un bel ribaltamento di fronte non c'è che dire, ma... intanto tutti dovrebbero essere curiosi di sapere, dopo tanto tempo, che fine abbia fatto la " Zanetta". Anche noi lo siamo tanto che siamo anche andati a curiosare, ma vi terremo sulla corda ancora per un po' di giorni.

martedì 5 aprile 2016

TEORIA E PRATICA









Avevamo dunque scritto di un problema, anzi di un bel problema che investe il nostro borgo. Ma nel primo nostro post abbiamo però esposto soltanto la teoria di sto problema. Per vero non è mai facile esporre una teoria, ma in fondo sempre nel nostro post dell'altro ieri abbiamo anche promesso di fare poi gli esempi. Orbene sta volta mi tocca anche uno sforzo; lasciare il solito linguaggio un poco strano, fatto di scarabocchi appassionati e dire le cose molto chiare intorno a cose poco chiare.Il tema in discussione, ricordiamo, è quello che potremmo definire: com'è che vive questo borgo sul piano del diritto? Ossia se il governo del nostro bene pubblico è retto dalla legge o da una certa dose anche d'arbitrio, o se volete che lo dica ancora meglio, se mai il diritto sia abusato e se mai lo sia violato. Per spiegarlo e illustrarlo, non c'è modo migliore che quello di scender forse in campo, ossia cercare quegli esempi, quei modelli che illustrano la teoria che abbiamo l'altro ieri già illustrata. L'esperienza viene incontro, la frequentazione quinquennale del Palazzo certo aiuta ed ecco che facciamo il primo esempio:
1) ICI/IMU aree edificabili. La storia che racconto è stata anche oggetto, mio malgrado, di vicenda penale, ben conclusa certo, se non fosse per i soldi che mi hanno fatto spendere. Ho sempre sostenuto che l'area edificabile -alberghiera ex collegio Europeo- non ha mai pagato una sola lira e un solo euro di tali imposte. La cosa è assolutamente vera e quando sollecitato, il Palazzo si è sempre giustificato dicendo che la questione era stata oggetto di contenzioso, passato in giudicato, in cui il Comune era stato soccombente, quindi la cosa era morta e sepolta. E' vero, ci fu un giudicato, intorno al 2004, non appellato in Cassazione dal Comune. Se lo avesse fatto, credo che avrebbe avuto qualche ragione, ma il Palazzo si è trincerato dietro il parere di un fiscalista, contrario all'appello. Peccato che le giurisprudenze cambiano, si evolvono, si consolidano degli orientamenti che magari prima erano diversi, peccato che l'area oggetto delle imposte non pagate non avesse e non abbia alcuna natura " pertinenziale" del vicino albergo", cosa che venne fatta credere dal ricorrente in sede di ricorso, peccato che questa ICI o IMU si paga ogni anno e il giudicato riguardava il passato e non il presente o il futuro. Sta di fatto che le cose sono poi andate avanti così e continuano, credo, ad andare avanti così. Ma in altro caso, assolutamente sovrapponibile, quello di Villa Lasio, qui il Palazzo, da anni e anni, sta litigando con la proprietà davanti ai giudici fiscali e in Cassazione ci è andato, non una volta soltanto, ma ben due, perché non solo non si accontenta che debba pagare ICI e IMU, ma non è contento neppure su quanto debba pagare. Credo che i giudizi, sino ad ora, siano stati almeno 4 se non 5, ma comunque ne pende un altro in Cassazione, promosso sempre dal Palazzo. Probabilmente sto Palazzo ha tutte le ragioni del mondo, ragioni che però non ha fatto valere nell'altro caso e quindi quello che, giustamente, persegue, rischia di apparire una persecuzione. In questa vicenda comunque la ciliegina sulla torta l'ha messa Canio. Lo stesso studio in cui esercitava la professione legale, patrocinò infatti la querela per diffamazione che Zanetta G. C, fece nei miei confronti per aver scritto le stesse cose che scrivo qui. Si dirà, sì ma non è uno studio legale associato, due avvocati dividono lo spazio, ma ognuno lavora per sé; sì anche la Ministra Guidi non era la moglie, ma la compagna di suo marito, eppure ha fatto le valigie lo stesso; sta di fatto che lo studio legale dove anche il Sindaco lavorava, ha patrocinato un'azione penale contro chi cercava di far valere le ragioni fiscali del Comune, quello da lui governato, quello che lui avrebbe dovuto tutelare. Comunque alla fine io sono uscito dal processo senza neppure entrarci, ho pagato 3.250,00 euro di parcella al mio legale e Zanetta G.B. avrà fatto lo stesso a favore dello studio legale che lo patrocinava. Le altre storie ve le racconto nella prossima puntata. La teoria però vi incomincia a essere più chiara ?


lunedì 4 aprile 2016



PIERVALLE
LA  M A N I C A   N O B I L E

Un ambiente riservato, esclusivo; l'appuntamento consueto che segna la fine del soggiorno estivo di una famiglia blasonata nella sua residenza sul lago. Un evento irrompe e modifica la scena; sarà l'occasione per conoscere profili di personaggi, descrizioni di ambienti, modalità di un'indagine serrata che occuperà una notte e un giorno. La trama si tramuta nel pretesto che  addentra il lettore in questo labirinto dove, alla fine, una follia paradossalmente protetta e cresciuta  dentro la "manica nobile", si rivelerà la chiave di un delitto descritto con un linguaggio che pare costruito da quello stesso ambiente e dai personaggi che lo animano. 

http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/gialli-noir/238734/la-manica-nobile-5/



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venerdì 1 aprile 2016

LA PROVA DEL NOVE







C'è un problema; questa bella cittadella ha un bel problema che da anni si trascina e da anni con esso anche convive. Il cuore del problema sta a Palazzo, ma non si facciano illusioni questi nostri cari lettori, se il problema sta a Palazzo, noi che siamo cittadini il Palazzo lo scegliamo e mai cambiamo. Il problema è certo serio, un problema molto serio e assai diffuso, per il vero un po' dovunque, ma che a furia di parlarne a livello nazionale né si scardina, né si cambia sto problema. C'è, in sostanza, un rispetto delle norme poco attento che tradotto in altro modo poi diventa non trattare tutti quanti in modo uguale C'é quel detto sempre in voga che ci dice di applicare ai nemici sol le norme e agli amici di interpretar le stesse norme. Questa regola perfetta, applicata nel Palazzo, garantisce che sia eterno il governo della Perla e consente ai governanti di non darsi mai da fare per il bene cittadino, ma ugualmente di conservare il cadreghino. Questa regola di legge viene sempre rispettata, è la regola non scritta che sottende ogni operato, che decide il come e il quando, che consiglia cosa fare od il non fare. Una regola perfetta che la regola del nove poi giustifica e verifica. Questa regola del nove è, in sostanza, un conteggio di un bel saldo che è la somma giornaliera di quei voti, un po' di più e un poco in meno, che il governo cittadino or guadagna e, a volte, perde. Alla fine di giornata si riunisce un comitato che controlla l'andamento: " Quanti voti abbiamo perso con il fare poche cosa con la testa? Quanti voti abbiamo preso con il fare tante cose senza testa? La risposta alle domande è dunque un saldo; quasi fosse una curva dei valori della borsa, del rapporto euro col dollaro, del rapporto Pil col debito; lo si traccia su uno schermo, lo si tien monitorato, se poi scende un po' di troppo, il governo si corregge; molto facile correggerlo; si alimentano, di subito, quelle cose senza testa, produttive di consenso; quasi mai c'è del dissenso. Si accontenta questo e quello, la si interpreta la regola e la cosa un poco incerta poi diventa molto certa, ma la cosa che era certa or diventa molto incerta. Voi vedete cittadini che la colpa è un po' anche nostra; ben sappiamo che con la prova poi del nove la si aggiusta quasi sempre, non va ben la prima volta, la si prova la seconda. Sino a qui sta questa norma e mi fermo questa volta. Dalla prossima ve la spiego con gli esempi e i casi veri.