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giovedì 13 aprile 2017

TEMPO DI PACE


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Che cosa ci stia dentro la testa del Governo; poco o niente. Ci pare che viva alla giornata, gli piace sempre star un po' sommerso, non ama dialogare e men che meno poi comunicare; da ultimo ci pare che almeno sta ascoltare. E’ il solito governo che regge questa Perla da circa il dopo guerra. Profili interessanti non par che se ne vedano; son quelli che li meritano i prodi suoi elettori. Se naviga un po’ a vista non segue una gran rotta, almeno non va a sbattere direbbe chi lo osserva; che poi non vada oltre la linea d’orizzonte, ma questo è naturale se no ci casca dentro. Comunque un tappa buchi; se questa è la missione non serve un grande acume e basta una carretta, due sacchi ed una pala e tutti son contenti. Più o meno trascorre ora il mandato con questa lenta lena qui; faceva un gran rumore l’Alcade spodestato, ma a parte il suo rumore, nell’arco di un decennio il saldo è andato a zero. Fa assai meno rumore il nostro Borgomastro, un uomo di esperienza, tenace e pervicace, promette a destra e manca, ci illude tutti quanti, poi di quello che promette se riesce ne fa un quarto e l’altro è rinviato. Comunque va avanti nel mandato; ci mette un’altra vagonata di soldi nel suo porto; che cosa ben combini intorno alla Gabbiola nessuno che lo sappia; ci ha messo ormai tre Pasque a fare un ponticello; gli chiudono i cancelli del Parco con lo zoo e quasi non si è accorto e sono ben tre anni che annuncia ormai imminente il parcheggio al ponte Roddo. Del resto, di un sacco di altre cose che sembravano esser pronte, compaiono e spariscono in mezzo a tante carte; è tutto un po’ un mistero e dulcis proprio in fondo ci metton pure i soldi che servono a rifare le opere già fatte; insomma c'è del vero a dir che di grande ci sta per ora sol la confusione. Se questa è la vicenda che regge il gran Palazzo, la storia del silenzio che sale dagli scanni dei tanti tutti eletti è un altro bel mistero. Ci par che più che passi il tempo e più che regni il tedio. Il vero è che non basta forse attendere che l’acqua ci passi sotto il ponte; che questo gran silenzio non sia sempre innocente, da più che passa il tempo ci viene pure il dubbio, parendo questa Perla lasciata in abbandono da chi si è fatto eleggere per farla presidiare, per dir qualche proposta, per chiedere qualcosa, per far il suo mestiere che è sempre dar la voce ai tanti o troppo tanti che non contano più niente.

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