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mercoledì 16 febbraio 2022

BOLKESTEIN



Bolkestein: questo nome sembra diventato un incubo da quando, da alcuni anni, non fa dormire più sonni tranquilli a molti amministratori pubblici e anche ai vari governi nazionali che si sono susseguiti, figuriamoci quelli locali. La ragione dell'insonnia è un po' sempre la stessa: quella di poter perdere consenso se si applicano, fino in fondo, le regole. Anche la cittadella non è stata esente da questa patologia e forse lo è ancora, mentre quelli che hanno dormito sonni più tranquilli sono stati, sin quei, quelli che forse avrebbero dovuto preoccuparsi. Comunque ne abbiamo viste di tutti i colori, altro che Bolkestein: da quando nessuno più si curava di gestire gli incassi del demanio lacuale, sino a perdere un lustro di gettito di molti canoni ed aver poi regalato il rinnovo della concessione al Grand Hotel, scontandogli una fila di anni che non aveva pagato e facendogli un'altro sconto sul rinnovo, comprensivo dei lavori fatti per riparare un crollo che avrebbe dovuto evitare. Poi c'è, c'era e forse ci sarà sempre l' annosa questione Verbanella. Un equivoco infinito fondato sul fatto che viene attribuito alla Verbanella un rapporto concessorio con il demanio che, invece, non ha e invece ha o dovrebbe avere un rapporto di affitto con il Comune che è il vero concessionario, ma con questo equivoco si va avanti da un secolo, con proroghe, sanatorie più o meno espresse, comportamenti taciti, espedienti diversi; altro che Bolkestein; per non parlare della stazione di Navigazione Laghi dove si sono dati soldi allo Stato in cambio, per ora, di nulla.
Insomma, una situazione tutt'altro che lineare che non pensiamo il tentativo di Draghi riuscirà a sistemare, ma c'è da immaginare che lo sforzo più grande sarà quello di trovare gli espedienti per andare avanti ancora così.

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