Oggi la Stampa, ci regala, sulla sua pagina locale, un pezzetto che ci racconta le ultime avventure di Villa Palazzola, la soap opera nostrana o se preferite l'emblema del decadimento della capacità di governo che sembra essere la cifra, costante e dominante da qualche decennio, della cittadella sulle sponde del lago prealpino, ma non solo, anche subalpino. Ebbene, a parte tante cose già conosciute e qualcuna meno, nel pezzetto si torna sulla questione dela proprietà della villa che una volta ottenuta in punto di morte, per gentil concessione, dal Professore Pini, Comune e Regione non hanno pensato meglio che mettersi insieme per pasticciare un po' le cose e adesso, come tutte le coppie sposate da un po' di anni e ancora in età di matrimonio, penserebbero bene di dividersi, anzi di divorziare. La questione è che come tutte le separazioni e poi i divorzi, essi hanno un prezzo, cioè costano e la futura supposta felicità deve essere pagata a caro prezzo, liquidando con tanto di assegno il patner da cui ci si vorrebbe liberare. Ma un conto è il diritto di famiglia dove un giudice decide quanto dare all'uno o all'altro, un altro è il governo pubblico o meglio il diritto che, in qualche modo, dovrebbe guidare le scelte dei pubblici governi. Dunque se fare e disfare famiglie è sì un'operazione complessa e costosa, ma nella piena disponibilità dei coniugi che, alla fine, volenti o nolenti, ci arrivano, e se non ci arrivano troveranno un modo diverso per sistemare le cose, diverso è invece il caso nostro. Sarà anche che alla cittadella è venuto il mal di pancia nell'infinita attesa dell'esito della soap opera, come se non avesse alcuna responsabilità, ma ecco che l'idea, che non esito a definire balzana, di rimettere in discussione l'assetto proprietario di Villa Palazzola, costerebbe un assegno, regalato al fisco, il cui importo varia tra i 500 e i 700 mila euro. Chiunque dotato di buon senso, cioè quello del padre di famiglia, lascerebbe perdere, anzi non ne parlerebbe proprio più e chiuderebbe diversamente la partita, mandando a monte, in questo caso, non il matromonio, ma il divorzio. Il fatto invece che se ne parli è il segno di quella cifra di cui ho parlato a rigo tre di questo post e allora qui sorgono tutti gli infiniti interrogativi su quale sia il vero bene comune che i governini locali dovrebbero perseguire. C'é da sperare che la promessa riflessione di Madame Severino arrivi alle conclusioni del buon padre di famiglia, mandando a monte il divorzio, diversamente saremo costretti a staccare un altro assegno in bianco e la cosa non è che sia delle più gradite anche al popolo elettore, considerate le precedenti puntate della soap opera nostrana.
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