Sta volta non è andata. L'ordine del giorno che il nostro Borgomastro ier sera ha portato in gran Consiglio sul tema Palazzola infatti vien bocciato. Ce l'aveva messa tutta a leggere da solo il lungo documento che fitto di premesse e di antefatti, conclude con la cifra del solito milione e 300 poi di mila che,a titolo di cosa non si sa, Regione promette di versare purchè le si tolga dai piedi Palazzola. Or dunque, con questa bella mossa, si priva la Perla di ben tre di milioni che, invece, restando Regione in Fondazione, avrebbe dovuto, prima o poi, cercare di cacciare. Se questa è la premessa, difficile sta volta dar torto al Gran Consiglio, che unanime, gli boccia la proposta tutta quanta. La destra e la sinistra sta volta van d'accordo e l'unico astenuto rimane il Borgomastro. Difficile pensare che la cosa non fosse conosciuta, che il nostro Borgomastro andasse in Gran Consiglio sicuro di passare e dunque si pensa che sto voto sia utile soltanto per metter Regione spalle al muro. Se questo sia poi vero, il nostro Borgomastro avrebbe votato lui da solo per non perdere la faccia avendo negoziato tutto lui. Comunque andiamo avanti, o meglio stiamo fermi e dopo qundic anni e qualche mese le cose son quelle che furono a inizio di sto tempo. E dunque ? E dunque Palazzola non si muove, non c'é la soluzione, si è perso ancora tempo e la fine della storia sta lontana. La cronaca di ieri verso sera, non lascia sperare nel futuro, il nostro Professore, con tante distinzioni e correzioni, ha posto un punto fermo alla questione. Poteva pemsarci anche un po' prima, fermare il Borgomastro in tempo utile, sbattersi qual cosa anche di più, ma dopo quarant'anni seduto su una sedia, a un passo finalmente dal prendere pensione, pensare che possa risvegliarsi ora di botto è solo un'illusione.
Questo blog vuole essere una voce un poco fuori dal coro, sia per i contenuti che per il modo di raccontarli, libera e non condizionata proprio da nessuno, se non dal suo stesso autore. Non cercate però soltanto cronache locali, non ne troverete molte, ma note e commenti, mai troppo seri, per lo più intorno al Palazzo, luogo in cui non abbiamo più nessun particolare accesso, ma cercando, ugualmente, di tenere il fiato sul collo all' inquilino di turno perchè eviti guai. Buona lettura.
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domenica 1 dicembre 2019
CONSIGLIO PERSO
Sta volta non è andata. L'ordine del giorno che il nostro Borgomastro ier sera ha portato in gran Consiglio sul tema Palazzola infatti vien bocciato. Ce l'aveva messa tutta a leggere da solo il lungo documento che fitto di premesse e di antefatti, conclude con la cifra del solito milione e 300 poi di mila che,a titolo di cosa non si sa, Regione promette di versare purchè le si tolga dai piedi Palazzola. Or dunque, con questa bella mossa, si priva la Perla di ben tre di milioni che, invece, restando Regione in Fondazione, avrebbe dovuto, prima o poi, cercare di cacciare. Se questa è la premessa, difficile sta volta dar torto al Gran Consiglio, che unanime, gli boccia la proposta tutta quanta. La destra e la sinistra sta volta van d'accordo e l'unico astenuto rimane il Borgomastro. Difficile pensare che la cosa non fosse conosciuta, che il nostro Borgomastro andasse in Gran Consiglio sicuro di passare e dunque si pensa che sto voto sia utile soltanto per metter Regione spalle al muro. Se questo sia poi vero, il nostro Borgomastro avrebbe votato lui da solo per non perdere la faccia avendo negoziato tutto lui. Comunque andiamo avanti, o meglio stiamo fermi e dopo qundic anni e qualche mese le cose son quelle che furono a inizio di sto tempo. E dunque ? E dunque Palazzola non si muove, non c'é la soluzione, si è perso ancora tempo e la fine della storia sta lontana. La cronaca di ieri verso sera, non lascia sperare nel futuro, il nostro Professore, con tante distinzioni e correzioni, ha posto un punto fermo alla questione. Poteva pemsarci anche un po' prima, fermare il Borgomastro in tempo utile, sbattersi qual cosa anche di più, ma dopo quarant'anni seduto su una sedia, a un passo finalmente dal prendere pensione, pensare che possa risvegliarsi ora di botto è solo un'illusione.
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Gentilissimo Dott. Vallenzasca, la delibera, così come era stata predisposta, con un groviglio di richiami, pareri legali e quant'altro, non poteva passare. E lo dico con dispiacere. La strada maestra l'avevo già indicata al Sindaco fin dal mese di aprile di quest'anno e lui era d'accordo: la Fondazione doveva essere estinta, perché così impone la legge (art. 27 codice civile) e così impone l'art. 13 dello stesso Statuto della Fondazione, quando, come nel nostro caso, il raggiungimento dello scopo per cui la Fondazione è stata costituita è divenuto impossibile. Il Sindaco ha fatto bene a portare avanti la trattativa con la Regione, ma ha fatto l'errore di agire da solo, senza il preventivo consenso della sua maggioranza. La Regione, poi, unica responsabile del naufragio della Fondazione, per suo inadempimento, ha fatto la parte del leone offrendo il milione e trecentomila che tutti conosciamo per chiudere la partita con il TAR e recedere dalla Fondazione con il consenso del Comune. Tutto a suo tornaconto. Così come aveva tentato di fare, 24 anni fa, quando tentò di scaricare sul Comune di Stresa la proprietà di quel peso morto che era la funivia. Ebbe, però, la sfortuna di avere a che fare con un mastino che di professione faceva il comandante della polizia municipale, e dovette tornare sui suoi passi riconoscendo che il Comune era totalmente estraneo alla funivia e che l'impianto era di esclusiva proprietà della Regione. La Regione, poi, messa all'angolo, voleva demolire l'impianto, ma anche su questo dovette fare marcia indietro perché si trattava di un impianto di "trasporto pubblico di persone" derivante da concessione del Ministero dei Trasporti. Fu così che la Regione, resasi conto che la funivia era sua e doveva tenersela e manutenerla, sborsò una vagonata di soldi (oltre tre miliardi di lire) per gli interventi straordinari di sostituzione funi, motori e quant'altro. Tornando alla Fondazione, la Regione deve ora scegliere tra due strade. La prima: quella di onorare l'impegno che ha assunto, versando alla Fondazione la somma mancante per raggiungere i 5 milioni di euro che avrebbe dovuto versare (ne mancano più di 4 milioni); la seconda: quella di decretare l'estinzione della Fondazione ai sensi dell'art. 27 del codice civile e degli artt. 6 e 7 del DPR 361/2000. Riconoscendo che l'estinzione avviene per sua esclusiva colpa e risarcendo il Comune di tutti i danni che gli ha causato. Resta anche possibile, ovviamente, la strada di un migliore accordo che sia soddisfacente per entrambi gli Enti, con l'auspicio che il Sindaco non agisca più da solo e coinvolga, saggiamente, anche le minoranze. E' pacifico, infatti, che il Comune non è la Casa di questo o quel Sindaco, ma è la Casa di Tutti. Consigliere Alfredo Macrì Del Giudice.
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