Parafrasando nel titolo ben altre vicende storiche, quel che rimane da registrare è che, ormai, è passato un intero biennio da quando, meritatamente, il Governo locale si è insediato a Palazzo. Il tempo non è poco, quasi la durata di un corso di studi e, giustamente, a questo punto, tutti si aspetterebbero di vedere qualche risultato o, almeno, di leggere qualche concreta previsione di risultati futuri. Pur scandagliando e indagando qua e là, di queste aspettative non è che si possa dire di riuscire a vedere molto, tanto da incominciare a dubitare di poterle vedere anche nel futuro, più o meno prossimo. Delusione ? Probabilmente per chi vi ha creduto, qualche perplessità incomincerà a farsi strada. Per chi, invece, è dotato di maggior disincanto, si tratterà di registrare il risultato previsto o prevedibile. Detto questo occorre indagare un po' di più e meglio l'incipit del post perché non si devono formulare giudizi in maniera gratuita o avventata. Torniamo dunque al biennio, uno spazio temporale adeguato per trarre alcune considerazioni oggettive; uno spazio che nel normale percorso delle amministrazioni locali e nella generalità dei casi, viene utilizzato, da un lato per attuare in fretta alcune promesse spicce e dall'altro varare i programmi un po' più seri e che nel triennio conclusivo debbono poi essere messi a terra e portati a compimento., altrimenti addio. Se questo è il percorso, diventerò matto a cercare in quel benedetto albo informatico, non sempre aggiornato, qualche cosa che possa ricondursi a quel percorso. Esemplifico: qualcuno mi dice dove sia finito il porto ? Nel DUP, recentemente approvato dalla giunta, non è neppure citato, uscito dal radar e poco vale che il Capo dell'amministrazione dice che vuole che altri mettano i soldi per rimediare gli errori e finirlo. Non si possono lasciare che 7 milioni di euro siano stati spesi senza risultato e tardare a chiudere la partita. Questo significa non averlo capito. Speriamo che qualcuno lo capisca presto; comunque é già tardi. Dopo un biennio, abbiano visto che è stato dato mandato per affidare a qualcuno un incarico per la redazione del piano di viabilità e dentro ci sarebbero anche i parcheggi. Non sappiamo, visti i precedenti, quanto tempo l'ufficio si prenderà per affidare l'incarico, ma la domanda è come mai si è atteso un biennio, mentre, se proprio occorreva , si sarebbe dovuto farlo tra i primi atti di governo. Ora rischia di essere tardi e semmai varato, buttato all'aria da quelli che verranno dopo. D'altra parte, sempre in tema di parcheggi, il Palazzo ha impiegato quasi tutti i due anni trascorsi a decidersi di dare il via al parcheggio del porto, già appaltato dal Borgomastro. Non parliamo dello scandalo di villa Ostini, dove si va sempre a rimorchio dell'Archistar. Voci di Palazzo davano per "risolta" la questione già mesi fà, probabilmente con una qualche monetizzazione, ma l'albo informatico tace. Chissà perché ? Della piscina non saprei cosa dire . Nessuno sa cosa dire e solo più in là si capirà se la vicenda è andata a buon fine. Della funivia non parlo, perché ho già parlato altrove , ma, proprio in questi giorni, mi sovviene di leggere che si spenderemo circa 250 mila euro, non tutti per fortuna del Palazzo, ma tutti comunque pubblici, per dotare la cittadella di una formidabile rete di sorveglianza, immagino anti intrusioni. Non mi ero accorto di vivere in un paese dell' west, dove le bande e i ricercati, questi magari sì, spadroneggiano. Avevo inteso che la priorità dovesse riguardare, prima di tutto, la sicurezza fisica delle persone, non delle loro borse e quindi si pensasse un po' meglio e un po' di più, per esempio, a quelle centinai, si dico centinaia perché li vedo tutti i giorni, di persone che, in stagione, si avventurano, a loro rischio, lungo la temibile arteria Stresa/Baveno, destreggiandosi in precario equilibrio sopra la riga bianca che delimita la vita dal fine vitae. Mi sono sbagliato, il Palazzo è più avanti di me, è più digitale. Speriamo che gli vada bene. Ma anche progetti e soluzioni più semplici che eviterebbero rischi stradali incombenti e che già sono nei cassetti, non vengono tirati fuori e attuati. Aspettiamo dunque il piano viabilistico del futuro e non pensiamo al presente. Villa Palazzola: credo che intorno al progetto di smantellamento della Fondazione, si legga un punto qualificante del programma, ahimè scivolato alla prima occasione dopo alcuni elementari rilievi di natura "fiscale", tali da far saltare il banco solo fossero fondati. A volte si fanno i conti senza l'oste, vedremo il seguito, ma anche in questo caso il biennio si chiude senza esito. Che dire poi dell'annunciata soluzione per l'albergo Due Ville. Intanto vedremo se sarà una soluzione o meno, ma un governo responsabile avrebbe, legittimamente, buttato via la variante " Zanetta" e riscritte regole conformi e non difformi. Si è lasciato tutto stare con imprevedibili esiti e con soluzioni scritte da altri. Al proposito, vorrei riportare tesi del Capo del Governo che, in questi casi, e in altri analoghi, si sarebbe qualificata col dire di non voler ostacolare iniziative imprenditoriali. Bene, ma è il Capo del Governo o l'Amministratore delegato che parla ? Pretendere la costruzione della città pubblica, per la parte dovuta accanto ad ogni iniziativa imprenditoriale, è un dovere del Capo del Governo. Se non si capisce che l'onere pubblico è la condizione per attuare la previsione privata, siamo su un altro pianeta, o meglio dire, siamo seduti al tavolo di un Consiglio di amministrazione e, onestamente, anche solo dopo un primo biennio, questo lo si dovrebbe capire. Ci sarebbero tante altre cose da scrivere e da dire, anche tirare in ballo l'evanescente "opposizione" ,ma al proposito, temo che il già Borgomastro non abbia più molti colpi in canna, sempre che abbia ancora la canna; quanto all'altro: meglio lasciar perdere. Mi fermo qui, anche se una sola altra cosa vorrei osservare: la politica culturale di Palazzo. . Al netto delle manifestazioni pensate e organizzate da altri, quella autarchica direi sia perfetta. La cittadella, perla assoluta del turismo internazionale, si qualifica con un programma che un qualsiasi paese agricolo o industriale, adagiato nella Padania, sarebbe capace di scrivere meglio. Il consiglio è quello di copiare dagli altri, ma di copiare bene e di evitare soluzioni nostrane.