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giovedì 8 giugno 2017

PRO MEMORIA


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L' interesse, ma è forse meglio chiamar disinteresse, che sembra sui social sia comparso intorno alla vicenda che occupa due secoli della storia cittadina, ci induce a usare l'Italiano per fare di sta storia un po' il riassunto, insomma un pro memoria che possa servire come traccia se mai dovesse, prima o poi, essere il caso di tenere un sermone per la sua inaugurazione. Si inizia dunque verso la fine del secolo passato quando, complice una notte, e proprio a mezza notte, all'ultimo minuto ancora utile, la Giunta di Palazzo decise, in modo temerario, di conferir l'incarico a quel tal Ingegner Ferri per fare quel progetto finito poi nel cesso. Tra i vari componenti della Giunta vi spicca l'attuale Borgomastro e pure un Consigliere ancora in piena carica. La cosa la dice molto lunga su come per fare poi carriera non servono gli onori, ma è meglio fare errori. Comunque tutti sanno la fine del progetto firmato Ing. Ferri; un buco nell'acqua colossale che pure una perizia redatta da ben due docenti dell'Ateneo di Genova aveva certificato essere errato. Un errore non da poco, una svista elementare, che solo il nostro Cronista Locale si ostinava, ancora ieri, a chiamare "imprevisto geologico". Tutti sanno come era finito questo primo progetto, nel cesso appunto, ma non tutti ricordano che, qui con decisione della Giunta Canio, non solo venne pagato sino all'ultimo euro, qualcuno in più per verità, ma dopo averlo pagato si libero l'ingegnere, che intanto pareva dar fuori da matto, da ogni ulteriore incombenza. Cosa diceva la legge in questi casi ? La legge diceva esattamente il rovescio; ossia quando vi è un errore di progetto ( c'era una perizia che affermava esserci l'errore), il progetto non è da pagare, ma prima si obbliga il progettista a riprogettare, a sue spese, e poi quando lo si potrà pagare lo si farà deducendo il maggior onere che la realizzazione dell'opera comporta per effetto dell'errore. Vi sembra sia stato fatto così? Ma figuriamoci, la somma versata a questo Ingegnere arrivò a sfiorare i 300 mila euro, altro che dedurre il maggior onere che per effetto ... Comunque nella corposa somma finirono anche un mucchio di Euro che non avrebbero dovuto andarci proprio per niente; più o meno un 70 mila euro, che l'Ufficio Tecnico, ignorando i contratti e le leggi, liquidò all'ormai noto Ingegnere prelevandoli dal mucchio di quattrini che non sembravano avere mai fine. Un prelievo forzoso, illegittimo, una distrazione di somme alcune delle quali avrebbe potuto rischiare di pagare, di tasca propria lo stesso Ufficio Tecnico, ossia le persone che lo governavano. Proprio un' edificante vicenda sulla quale dovrebbero essere pendenti almeno due esposti davanti alla Corte dei Conti, ma quanto all'Ingegnere, pare ormai sia defunto. Finito così il primo capitolo del porto iniziò il secondo, con il progetto anno 2007 confezionato a più mani, da una parte l'Ufficio Tecnico, quello che avrebbe dovuto farlo riprogettare gratis dal Ferri, e altri tecnici in veste di consulenti. A costi aumentati si andò ad una nuova gara, ma ne nacque un contenzioso tra imprese partecipanti e solo dopo un paio d'anni si risolse la questione giudiziaria. Sembrava fatta; se il primo progetto era sbagliato, il secondo avrebbe dovuto essere perfetto. Infatti dopo aver firmato il contratto, l'impresa aggiudicatrice fece notare che quel progetto, se fosse stato eseguito, avrebbe messo in forse la stabilità dell'opera; insomma, o si cambiava l'impostazione strutturale o si rischiava il crollo. Ormai Canio era alla strette, aveva sottratto a Bottini la delega alle grandi opere e rischiava, pure lui, di finire in un pantano. Non gli rimaneva che mettersi nelle mani dell'impresa, invocando che i costi non salissero; invocazione puntualmente poi disattesa. Ma oltre alla questione strutturale, cioè all'opera che avrebbe rischiato il collasso e che quindi, sotto tale profilo, andava riprogettata ex novo, c'erano altre sorprese. Una di queste era quella che compare ancora in questi giorni e che pare sia diventata una delle ultime cause degli infiniti ritardi e dei costi sempre in salita, cioè il dragaggio. Tra le varie cose che non andavano per nulla bene nel progetto firmato 2007 ci stavano pure i calcoli delle quantità da dragare, un errorino di circa il 100% che facevano lievitare di circa 250 mila euro i costi di dragaggio. Un errorino abbiamo scritto, forse anche peggio, ma non lo si poteva chiamare con il suo vero nome perché la perizia avrebbe sfondato, ancora una volta, i limiti di legge. Si fece allora ricorso ad un perito che, benevolmente, scrisse cosa che mai a nessuno dotato di senno sarebbe venuta in mente. Costui, peraltro persona mite, forse troppo, scrisse infatti che la causa delle maggior quantità di materiali da dover poi dragare non era da addebitare ad errore di progetto, o peggio diciamo noi, ma a fatti imprevisti imprevedibili. Quali ? Il rio Rosmini, un torrentello dalla portata esigua e che sfocia ad oltre 500 metri di distanza dal cantiere del porto e il rio Creè, che tutti conoscono, resi tanto irruenti da eventi alluvionali succedutisi dopo il 2007, avevano provocato un tale trasporto di materiali solidi che, guarda caso, si erano poi tutti, dopo una lunga nuotata, adagiati sui tranquilli fondali del nuovo porto. C'é da ridere o c'è da piangere ? Da un lato c'è da ridere, in fondo il buon Perito aveva operato per il bene comune, se avesse scritto il contrario le cose si sarebbero complicate assai, non sapeva infatti che poi si sarebbero complicate ugualmente, dall'altro lato c'è da piangere guardando le foto che vi postiamo. Esse furono riprese durante i lavori del primo appalto, quello del progetto fallito e mostrano una grande movimentazione di materiali, in parte eseguita per opere provvisionali, opere di cantiere ecc. . Ora da dove venisse tale materiale non lo posso affermare con sicurezza, ma lo immagino, comunque a cantiere chiuso e smontato venne lasciato in loco e poi ci pensò il lago, piano piano, a nasconderlo sui tranquilli fondali del nuovo porto. Venne ritrovato poi dal Perito che attributi ai Rii Rosmini e Creè la colpa del trasporto, imputando alla natura matrigna ciò che invece era causato da uomini di scarsa fede. La cosa meriterebbe comunque un approfondimento un po' più serio da parte di chi dovrebbe, giusto per evitare che le stesse cose venissero pagate due o anche tre volte. Il resto è la cronaca odierna; del progetto 2007, già smontato sul piano strutturale, a breve vedremo un altro smontaggio, quello definitivo con il quale tutte le parti da realizzare in opera in pietra e cemento, verranno sostituire con allestimenti in metallo e legno, con costi, anche questa volta, miracolosamente, alle stelle. 





            

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