La Perla, condotta dal suo Borgomastro va alla guerra. Questa volta non è il virus il temibile nemico contro il quale la cittadella deve affrontare le sue battaglie campali, ma più prosaicamente si accinge ad affrontare uno scontro con le carte contro la sentenza che pur non avendole dato torto, neppure le aveva dato completamente ragione. Sostenuta dall'autorevole parere del solito noto Pafundi, il legale che ha conbattuto, vinto e perso tutte le battaglie legali ingaggiate in questi due ultimi decenni, la Perla si accinge dunque ad iniziare un altro lungo percorso che segna il cammino infinito della nota Palazzola. Oggetto del contendere è infatti sempre lei, colpevole la Regione di non aver sborsato la cifra promessa per il suo recupero nonostante lo sforzo del Borgomastro che avrebbe comunque transato contro l'opposione dei suoi consiglieri. La cosa infatti è un po' paradossole e vede il nostro Borgomastro rivestire ruoli e fare parti diverse e anche opposte secondo le circostanze. Non deve stupire, solo gli stupidi non cambiano mai idea e dunque dobbiamo essere contenti di avere un Borgomastro al top della classifica della furbizia e dell'intelligenza. Il trasformista infatti, dapprima , insieme a Canio, cita la Regione in giudizio, chiedendo che il Tribunale Amministrativo la condanni a sborsare i quasi 5 milioni di euro che mancano all'appello poi, via Canio, si mette a trattare, più o meno sotto banco e tutto da solo, con l'avversario. E' tanto bravo che raggiunge anche un accordo, anzi due, il primo con Reschigna e il secondo con Cirio. In entrambi i casi si fa promettere un po' di soldi, mica tantissimi, un milione virgola trecentomila euro, purchè la Regione si tolga dai piedi e lui possa avere le mani libere. Quando però chiede al suo Consiglio di ratificare gli accordi, il Consiglio lo boccia e gli dice che è meglio attemdere la sentenza. Dopo poco la sentenza arriva. Come ho detto non da né torto, nè ragione ma assegna alla Perla un risarcimento che è quasi pari a quello che il Borgomastro aveva negoziato. Niente da fare, il Borgomastro cambia idea un'altra volta e, come ho anticipato nella premessa, adesso va in guerra. Vuole tutti i soldi. Tutti e subito si direbbe. Mica tanto, di certo non subito e quanto a tutti vedremo. Intanto la Palazzola può aspettare.
Questo blog vuole essere una voce un poco fuori dal coro, sia per i contenuti che per il modo di raccontarli, libera e non condizionata proprio da nessuno, se non dal suo stesso autore. Non cercate però soltanto cronache locali, non ne troverete molte, ma note e commenti, mai troppo seri, per lo più intorno al Palazzo, luogo in cui non abbiamo più nessun particolare accesso, ma cercando, ugualmente, di tenere il fiato sul collo all' inquilino di turno perchè eviti guai. Buona lettura.
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mercoledì 8 luglio 2020
Il BORGOMASTRO VA ALLA GUERRA
La Perla, condotta dal suo Borgomastro va alla guerra. Questa volta non è il virus il temibile nemico contro il quale la cittadella deve affrontare le sue battaglie campali, ma più prosaicamente si accinge ad affrontare uno scontro con le carte contro la sentenza che pur non avendole dato torto, neppure le aveva dato completamente ragione. Sostenuta dall'autorevole parere del solito noto Pafundi, il legale che ha conbattuto, vinto e perso tutte le battaglie legali ingaggiate in questi due ultimi decenni, la Perla si accinge dunque ad iniziare un altro lungo percorso che segna il cammino infinito della nota Palazzola. Oggetto del contendere è infatti sempre lei, colpevole la Regione di non aver sborsato la cifra promessa per il suo recupero nonostante lo sforzo del Borgomastro che avrebbe comunque transato contro l'opposione dei suoi consiglieri. La cosa infatti è un po' paradossole e vede il nostro Borgomastro rivestire ruoli e fare parti diverse e anche opposte secondo le circostanze. Non deve stupire, solo gli stupidi non cambiano mai idea e dunque dobbiamo essere contenti di avere un Borgomastro al top della classifica della furbizia e dell'intelligenza. Il trasformista infatti, dapprima , insieme a Canio, cita la Regione in giudizio, chiedendo che il Tribunale Amministrativo la condanni a sborsare i quasi 5 milioni di euro che mancano all'appello poi, via Canio, si mette a trattare, più o meno sotto banco e tutto da solo, con l'avversario. E' tanto bravo che raggiunge anche un accordo, anzi due, il primo con Reschigna e il secondo con Cirio. In entrambi i casi si fa promettere un po' di soldi, mica tantissimi, un milione virgola trecentomila euro, purchè la Regione si tolga dai piedi e lui possa avere le mani libere. Quando però chiede al suo Consiglio di ratificare gli accordi, il Consiglio lo boccia e gli dice che è meglio attemdere la sentenza. Dopo poco la sentenza arriva. Come ho detto non da né torto, nè ragione ma assegna alla Perla un risarcimento che è quasi pari a quello che il Borgomastro aveva negoziato. Niente da fare, il Borgomastro cambia idea un'altra volta e, come ho anticipato nella premessa, adesso va in guerra. Vuole tutti i soldi. Tutti e subito si direbbe. Mica tanto, di certo non subito e quanto a tutti vedremo. Intanto la Palazzola può aspettare.
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