Se le prime battute dell'inchiesta penale, successive l'evento del 23 maggio 2021, facevano sperare in una rapida conclusione, quanto è seguito non ha fatto che confermare il problema della giustizia Italiana: la lunghezza del processo, inteso come la somma del tempo dell'indagine e di quello del processo vero e proprio, fatti salvi i gradi del giudizio. Se leggiamo il codice, un'indagine dovrebbe concludersi in sei mesi, salvo una richiesta di proroga di altri sei. Qui ormai siamo al quattordicesimo mese e siamo pure al secondo rinvio dell'incidente probatorio, mentre dunque il processo è ancora di là da venire. Pian piano l'oblio prende il posto del clamore mediatico che aveva seguito l'evento nelle sue prime settimane; ora si torna alla normalità, ma la normalità è questa giustizia lenta che fa patire le vittime ben oltre quanto sarebbe il lecito. Eppure in questo caso, c'era pure la pistola fumante: quel sistema di sicurezza disattivato che, al di là di altre cause o concause, è stata il fatto che ha prodotto la strage. Non crediamo che questo fatto possa essere mai messo in dubbio, semmai il processo dovrebbe far chiarezza sui soggetti responsabili, ma metterlo in dubbio proprio no. Eppure qui sembra che cerchino l'ago nel pagliaio, il che sarà anche giusto e necessario, ossia cercare il motivo per il quale la fune si è rotta, ma i periti sembrano tanto impegnati nella ricerca da rischiare di far dimenticare l'altra causa: i freni rimossi. Troveranno qualche cosa ? Certo, alla fine ci diranno che il cavo all'interno della testa fusa era marcio e per questo si è rotto. D'altra parte se non fosse stato lesionato, non si sarebbe rotto e noi non saremmo qui a raccontarlo. Con tutto il rispetto dei periti : in genere ce ne sono sempre tre: quello messo dall'accusa, quello della difesa e quello della parte civile, e tutti giurano, ma alla fine le loro conclusioni sono sempre divergenti, per cui non si capisce perché mai li fanno giurare e perché mai, come in questo caso, gli debbano concedere proroghe di tre mesi in tre mesi. Se avessero avuto bisogno di maggior tempo sarebbe stato giusto che l'avessero indicato all'inizio del loro mandato e non alla vigilia delle ferie estive, perché la coincidenza esiste e fa sorgere il dubbio. In conclusione provvisoria, dopo la vicenda un po' surreale degli arresti cautelari e tutta la lunga diatriba giudiziaria che ne era seguita, adesso ci si mettano anche i periti a non concludere. E' vero che la fretta a volte è nemica della verità, ma non pare che il periodo di tempo congruo non fosse stato concesso e questa richiesta di proroga alla vigilia delle ferie, non solo di quelle giudiziarie, ci pare proprio inopportuna e irriguardosa delle vittime, ma così è.
😡
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