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giovedì 29 novembre 2018

CONSIGLIO DIMEZZATO

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L'orario è quello solito, la sala è sempre uguale, diversi invece son gli assenti. Dai ranghi del governo ne mancano già un paio, ma a inizio di seduta la terna che si oppone, per bocca del suo capo la nota Severino, annuncia alla platea che, finita la lettura, si alzano e van via. Motiva la protesta il fatto che in Comune non c'è democrazia. Difficile o impossibile l'accesso a tutti gli atti, ritardi su ritardi impediscono agli eletti l'esercizio del mandato. Le scarse interpellanze faticano non poco ad esser messe in atto, seppur vi sia la regola che debbon essere iscritte all'ordine del giorno del primo consiglio che va scena. C'é dunque oltre un motivo per alzare la protesta e meglio lor non credono che lasciare dunque l'aula con tanti di saluti e arrivederci. Sgombrato dunque il campo del nemico per ben tre dei suoi quarti, la strada  è sgombra e liberata e nel tenpo di un'oretta si liquida in serata sto Consiglio. Usciti che son dunque dall'aula, il nostro Borgomastro si dice dispiaciuto, gli vengono le lacrime, è quasi emozionato, giustifica e si scusa, ma intanto è ben contento di andare questa sera presto a casa. Inizia or dunque per davvero la serata, ma se devo dire il vero, a me sta volta sta difficile narrare quanto accade. Il fatto è che i nostri governanti non hanno mai imparato e manco par lo vogliano, che quando parli in pubblico ti devi far sentire. Se dunque hai un un microfono ci devi parlar dentro e devi parlar chiaro, usare i toni alti e non quelli più bassi, altrimenti lascia stare. Invece succede all'incontrario. Sarà che sento già un po' poco, sarà che nell'aula c'é una cassa che oltre a riscaldare, e forse anche un po' troppo, fa pure un gran rumore, ma il fatto più importante è che non parlan nel microfono, lo accendono e poi parlano altrove. In questa condizione raccontare quanto accade è dunque assai impossibile. C'é solo il vice Borgomastro che sfugge a questa regola e parla nel microfono. Sarà per suo mestiere un po' più avvezzo degli altri, non so cosa, ma dunque questa volta protesto pure io e l'unico commento che faccio in sto Consiglio è proprio l'intervento che ha fatto l'avvocato. L'argomento all'ordine del giorno era dunque un pagamento, imposto per sentenza, son circa in euro 5 mila, sul caso che riguarda l'eliporto nel bosco collinare. L'occasione è dunque colta dall'unico presente, il Comandante, sui banchi abbandonati per porre anche domande intorno a questo caso. Si vien dunque a sapere, a voce molto chiara del vice Borgomastro, che persiste e insiste sto governo a difender con le unghie ed anche i denti gli atti già cassati da sentenza in primo grado. Si aprono scenari di giudizi a tutto spiano. Ci sono persino due giudizi insieme in campo; con l'uno si contesta la sentenza in primo grado, con l'altro si chiede la sua pronta esecuzione. C'é poi la scena imbarazzante, ci sembra di vedere la Castelli dalla Gruber, che quando il Comandante gli chiede all'avvocato che cosa voglia dire il TAR nell'ordinanza in cui evoca che il Comune ha in atto di far provvedimenti e lui che non risponde, ma cade dalle nubi. Or dunque sta mattina aprendo la pagina dell'albo troviamo la risposta. Si spendono altri soldi, son circa in euro 3.700 per dare nuovi incarichi intorno a questo caso che rischia di diventare un vero e proprio caso.Ma la chicca, giusto al fine, la mette proprio lui, il nostro vice Borgomastro, l'avvocato, che, udite, udite, udite, ci viene a raccontare che in questa storia qui c'é sotto un interesse che il giudice non ha inteso; c'è il pubblico interesse a che questo soggetto che viene dalla Russia ci faccia l'eliporto e arrivi dunque in fretta. Nel caso di bisogno ci atterra pure lui.                                            


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