Visualizzazioni di pagine: ultimo mese

sabato 17 novembre 2018

IL CONFLITTO CHE STA SOTTO














La trasparenza, qualità a sproposito evocata una volta sì e un'altra volta pure, nelle discussioni, più o meno teoriche, intorno alla bontà o cattiveria, vedete voi, della amministrazione pubblica in generale, molte volte, questa trasparenza appunto rischia di essere talmente elevata che manco si vede. Un caso, abbastanza ecclatante, è quello della composizione delle commissioni locali del paesaggio che, bontà loro, devono esprimere pareri professionalmente adeguati su buona parte dei progetti edilizi in ambiti soggetti ai vincoli di paesaggio. Va da sè che la questione è delicata vertendo su di una materia elettoralmente sensibile la cui sottrazione all'ambito discrezionale dei governanti eletti per, formalmente, essere attribuita al giudizio, anche questo molte volte discrezionale, di una commissione tecnica, non è cosa così pacifica e acquisita. La scelta della troica che generalmente compone le commissioni è dunque un atto delicato cui i governanti quando si accingono, compiono con estrema attenzione, ben sapendo quali potrebbero essere i negativi effetti elettorali di una scelta avventata. Dunque; dunque calma e gesso, la prima regola è quella di premiare la competenza certo, ma non troppo; il troppo guasta e dunque è sempre bene mitigare, o meglio annacquare la competenza, scegliere una via di mezzo, nel mezzo appunto, in quel punto medio di una curva statistica dove si annidano i più e dunque i meno peggio. Un 'altra regola importante è il localismo, cioé quella caratteristica che spaccia per qualità l'appartenza locale di un soggetto, quasi che un residente in Canton Ticino, per fare un esempio transfrontaliero, non fosse capace di valutare un progetto fatto in Italia. Dunque li prendono in casa, o quasi. Prendendoli in casa, questo non significa prenderli a caso o addirittura a sorte, sarebbe un errore grave, un passo falso con ricadute pericolose; anche qui deve essere usata la calma e il gesso. C'é sempre un'appartenza che conta, un'influenza da non sottovalutare e da magari utilizzare, una vicinanza da premiare. Insomma tutte robe che mica poi le scrivono quando vanno a nominare, ma tutte robe che pensono, eccome che le pensono. Prendendoli in casa c'è però un problema. Ho scritto c'é, ma avrei dovuto scrivere ci sarebbe. Il problema che c'è, ma che fanno finta di non vedere è che in casa quelli ci lavorano e se ci lavorano rischiano di impattare, spesso e volentieri, accentuerei l'attenzione sul volentieri, con l'attività o meglio il servizio pubblico a cui il locale governo li ha chiamati. Come vedete ci stiamo pericolosamente avvicinando al punto cui vogliamo arrivare in questo blog odierno: cioè a Giacomino l'archistar. Non abbiamo il dato, essendo credo un dato riservato, una volta non lo era,. ma sarebbe interessante seguire l'andamento avuto dalla curva dei suoi redditi fiscali da quando il nostro Archistar è stato insediato in Commissione. Ci auguriamo che tale curva abbia avuto un andamento positivo, superando brillantemente la crisi economica che invece ha colpito anche molti suoi colleghi in questi anni, addirittura ci aspetteremmo di vedere dei veri e propri picchi di crescita improvvisa, merito certo delle sue indiscusse qualità professionali. E' un fatto che l'ormai, anche lui, maturo professionista si è ben collocato nel solco della tradizione familiare che negli anni 60 e successivi ha messo il suo nome sulla, oggi inutillizzata, crescita edilizia condominiale della cittadella, disegnando con gli inconfondibili archi e archetti buona parte del paesaggio.Con indubbio intuito e fiuto da segugio di razza (il detto popolare con cui la famiglia è conosciuta è perfetto) ha saputo individuare la nuova pista da battare, il nuovo mercato in cui inserirsi, fare affari, tenere uffici, tutto nuovo business da affiancare a quello locale sempre attivo certo, ma un po' in stand by dopo la non brillante fine, per ora , del caso " Zanetta", anche se prontamente compensato dal caso supermercato. Sensibilità e spirito di pubblico servizio chiederebbe di fare un passo indietro, come si dice in queste ricorrenti occasioni, capire che forse tenere un piede in due scarpe non è proprio elegante anche se comodo. Difficile che dal Palazzo il Governo gli dica qualche cosa, lo hanno messo lì apposta, ma insomma la famiglia, la dinastia ha già dato, scusate ha già avuto, e forse oggi potrebbe ben vivere di rendita per l'eternità.

Nessun commento:

Posta un commento