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giovedì 25 giugno 2020

L'INDECISIONE

 

Sta volta la cronaca tralascia i saldi dei conti d'esercizio e passa direttamente all'argomento: "L'Alberghiera" . Ordunque il Borgomastro ha infilato l'argomento nel pacco del Consiglio all'ultimo minuto, non tanto perchè sul tavolo era giunto con ritardo, ma perchè alcuni dei suoi non lo volevano. Lo dice chiaramente e non è dunque il cronista che lo inventa, ma pure il Professore lo ricorda in sede di avvio di prolusione. Ed ecco che sul tavolo compare il documento divisivo, prodotto dall'Ente Provinciale, ma con firma congiunta di due uffici: Comunale e Provinciale. Non era dunque ignoto, ma certamente conosciuto in tempo utile da parte del gruppo in maggioranza. Comunque il documento azzera nuovamente la scelta del sito per la scuola e indica, in concreto, l'ipotesi di dividerla tra il sito elementare, in ampliemento e il sito attuale da riattare. Le scuole elementari andrebbero a finire nell'ambito del sito delle medie, in ala da ampliare o da allungare o sopralzare. In questo movimento di scuole, di docenti e di discenti, qualcosa ne trarrebbe anche il collegio, destinato a ospitare, nel tempo necessario dei trasloghi, ( 5 anni mal contati ), la parte d'alberghiera che sta stretta, adeguando nel frattempo anc he il collegio. Ma torniamo ora alla cronaca. Il nostro Borgomastro sa bene che non trova un Consiglio consenziente, ma dice di volere che il Consesso comunque pur si esprima, non vuole apparire il colpevole di avere sabotato la proposta Provinciale. Non dice di avere un'idea molto precisa se l'ipotesi è quella convincente, ma avanza dei dubbi che quella dei "Campetti" sia ancora la proposta più vincente. Lui dice che ci sono dei problemi sopraggiunti, che la strada ad arrivarci non è semplice e che l' ultima proposta Provinciale potrebbe apparire ragionevole. Detto questo, lascia che il Consiglio decida, lui dice con coscienza, non con incoscienza. Sta volta un Professore mascherato, a causa del virus che colpisce, dalla cima della sala si erge a leggere un proclama. Lo fa con tono distaccato; la carica che copre conferisce a quell'uomo mascherato un'immagine autorevole, è come se stesse pronunciando un'oratoria funebre di fronte a un consesso rispettoso. E' forse l'ultimo discorso che pronuncia e non perde l'occasione per prendere le giuste distanze dal Borgomastro Bottini. Il metodo è sbagliato: portare l'argomento nel Consiglio era un atto non dovuto. Si è giunti alla fine di mandato, non è il caso. La Provincia è un'altra imputata sul tappeto, avendo disatteso ogni suo impegno e ora proponendo quest altro rivolgimento. Poi passa all'esame nel merito di quanto è contenuto in tutto il documento. Elenca con minuzia: i vizi, i difetti, le omissioni,le gravi carenze che riscontra. Impugna come un'arma la penna rossa e blù: corregge, cancella, depenna, annota e poi da un voto che boccia il documento tutto quanto. Per 4 decenni in Consiglio ha tenuto con la palla al piede sta disgraziata cittadina. Con un passo ha già varcato la soglia dell'ultimo mandato, ma conferma ancora la sua impronta, la cifra con cui, da immemore tempo, domina la scena e detta la regola che impone: per durare occorre non cambiare. Vada calmo dunque il Borgomastro e non si faccia prendere dalla sindrome di Costa. Con questo ultimo consiglio, suggella il suo intervento. Marcella Severino fa la storia che è quasi una preistoria. Sta roba della scuola aleggia nel Consiglio da almeno 15 anni. Campetti I, Campone II, di nuovo Campetti I, su, giù, dentro, fuori, avanti, indietro. Una storia che fa girar la testa e qualcos altro. Sembra che non se ne debba più uscire. Anche questa proposta non è nuova, potrebbe essere anche condivisibile, potrebbe ma è già stata bocciata altre volte:allora non era fattibile, ora diventa fattibile, ora non è più fattibile la soluzione Campetti, prima era fattibile. Insomma, gira sempre la testa e anche qualcos altro. E' una sua vecchia idea, della Severino, la ripropone: quella dei terreni sotto il collegio, ma anche quella, aggiungo io, hanno detto non essere fattibile. Rimane il Palazzone, lo scatolone ormai tutto vuoto, un contenitore per qualunque cosa, meno per le cose per le quali è stato costruito, cioè i congressi. Di questa soluzione sembra che se ne sia innamorato il vice Borgomastro, sì il compagno di gioco del calcio di Cannio, una coppia di attacco... al tram. Non ne fa mistero nella sua prolusione oratoria. A lui preme che si liberi anche l'ipoteca sul campo di calcio che sin tanto che sta in piedi con la Provincia non gli consente di spenderci sopra un mezzo milione di euro per un tappeto sintetico. E' il suo sogno, se ci fosse stato ai suoi tempi, quella coppia avrebbe fatto fortuna nel mondo del calcio e non avremmo avuto la sventura di averla tra i nostri piedi. Povero Borgomastro, non sembra che i numeri in Consiglio girino a suo favore, ma arriva in volo Radaelli, questa volta sembra proprio un pilota acrobatico e affronta di petto la questione, spazzando via tutte le obiezioni che sino a quel momento si sono sentite. Macché ammnistrazione arrivata a fine mandato, fin che c'è vita c'é speranza e quindi si va avanti sino all'ultimo minuto. Poi, a lui, la soluzione Provincia piace. Non ne fa alcun mistero: le obiezioni del Professore ? Sono tutte minchiate; Mica si sta approvando un progetto, solo una idea guida, un indirizzo, le questione tecniche saranno risolte più avanti e con gli opportuni approfondimenti, per ora basta e avanza che la verifica speditiva abbia giudicato fattibile l'operazione. Quanto poi ai soldi, non è certo un problema del Comune, ma della Provincia, quindi nessuna preoccupazione e quanto alla soluzione della scuola unica primaria gli pare perfetta. Almeno un voto a favore del Borgomastro questa volta c'é. Forse un po' poco , ma la posizione almeno ha il pregio della razionalità. Ma la minoranza non coglie, non capisce che potrebbe fare un colpo grosso, ribaltando il gioco delle parti, far votare il documento che con il loro consenso potrebbe magari passare e spaccare totalmente la maggioranza. No, si preferisce prender tempo che ormai è un perder tempo e allora si invoca il fine mandato fosse manco il fine vitae e prepare l'argomento per fare poi una volata durante la campagna prossima elettorale. Così tutti cadono nel tranello che un altro uomo di Cannio in Consiglio propone: non si vota il documento, ma un altro, qualche cosa che è importante non decida nulla, rimetta in gioco tutto e rinvii le cose sine die. Su questo inutile documento tutti si trovano d'accordo, cioè sul nulla e, Borgomastro scornato, alzano le mani. Non è un voto, è una resa. 

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