Come sempre in gran ritardo troviamo all'albo elettronico che viene pubblicato il piano che vien scritto con dentro i grandi investimenti che nell'arco di un triennio il Palazzo ora ha pensato. Per vero sarebbe meglio dire che forse non ha mica pensato in quanto le cose che troviamo son poi sempre le stesse, più volte già annunciate e poi non le hanno fatte. Sta volta è un po' diverso e, forse, qualcosa poi faranno, qualcosa non faranno, qualcosa cambieranno. In tutti questi anni la cosa che infatti più è riuscita è stata cambiar le previsioni e quelle di un triennio, diventano un quinquennio e quelle del quinquennio si allungano ad un altro bel decennio. Un gioco di tre carte che dura da assai tempo e che ripete poi ogni anno il gioco dell'inganno. Sta volta è un po' più serio, a furia di rinvii qualcosa poi va in porto, mi scappa la parola, scusate non volevo, comunque poi vedremo. Per ora è questa lista che illustra tutto quanto, più tardi già mi impegno a dirvi un po' dell'altro. La devo un po' studiare e meglio poi spiegare.
Questo blog vuole essere una voce un poco fuori dal coro, sia per i contenuti che per il modo di raccontarli, libera e non condizionata proprio da nessuno, se non dal suo stesso autore. Non cercate però soltanto cronache locali, non ne troverete molte, ma note e commenti, mai troppo seri, per lo più intorno al Palazzo, luogo in cui non abbiamo più nessun particolare accesso, ma cercando, ugualmente, di tenere il fiato sul collo all' inquilino di turno perchè eviti guai. Buona lettura.
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lunedì 29 gennaio 2018
venerdì 26 gennaio 2018
CONSIGLIETTO
CITTA’ DI STRESA
Oggetto: Convocazione straordinaria del Consiglio Comunale.
I L BORGOMASTRO
Visti l’art. 50 del D.Lgs. 18.8.2000, n.267; Visto l’articolo 13 dello Statuto Comunale;
D I S P ON E
di convocare il CONSIGLIO COMUNALE in sessione straordinaria – seduta di 1° convocazione per il giorno mercoledì 31 Gennaio 2018, ore 18.30 presso Palazzo dei Congressi, Sala Iacono e, qualora non si raggiunga il numero legale in 1° convocazione, in sessione straordinaria seduta di 2° convocazione, per il giorno mercoledì 31 Gennaio 2018, ore 19.30 presso Palazzo dei Congressi, Sala Iacono Per deliberare il seguente
O R D I N E D E L G I O R N O
Seduta pubblica.
1. Lettura ed approvazione verbali sedute precedenti.
2. Comunicazione D.G.C. N. 174 del 20.12.2017 “Esame ed approvazione prelievo dal fondo di riserva, esercizio finanziario 2017”.
3. Comunicazione D.G.C. N. 3 del 10.01.2018 “Esame ed approvazione prelievo dal fondo di riserva, esercizio finanziario 2018”.
4. Esame ed approvazione Regolamento Comunale di Contabilità ai sensi del D.Lgs. 118/2011 e s.m.i.
5. Applicazione del contributo di sbarco e del relativo regolamento – entrata in vigore 01/03/2018.
6. Legge N. 106/2011 “Prime disposizioni urgenti per l’economia”. Autorizzazione al rilascio del permesso a costruire in deroga per l’intervento di demolizione e ricostruzione per realizzazione edificio residenziale in via Per Vedasco, N. 20.”
7. Gruppo consiliare Progetto Comune – Interpellanza “Gestione compendio immobiliare Lido di Carciano. Richiesta chiarimenti in ordine a rescissione contrattuale.
8. Gruppo consiliare Progetto Comune – Interpellanza “Conferimento incarichi professionali diversi per progettazione e direzione lavori pubblici. Problematiche diverse .
IL BORGOMASTRO
Bottini
giovedì 25 gennaio 2018
BANDIERA BIANCA
E' tutto uno sventolare di bandiere blu e arancioni che pavesano a festa tanti Comuni di questa Provincia del profondo nord. Da Cannobio a Cannero, da Mergozzo e Vogogna e da Macugnaga sino a Malesco non si contano i riconoscimenti ricevuti, vuoi per la limpidezza delle acque sino alla qualità dei servizi. In questo panorama sventolante di bandiere al vento nelle piazze in festa di tutti questi Comuni, stupisce che manchi un riconoscimento a quella che dovrebbe essere la regina di tutti i Comuni. Insomma la Perla del Lago Maggiore, splendida creatura, mezza divina e mezza umana, non è stata neppure citata, manco una medaglietta di consolazione, manco una bandierina, tipo quelle che danno ai bambini delle scuole elementari perché le sventolino quando una qualche autorità di Governo o di Stato compie una visita di ordinanza nel loro Comune. Niente, proprio niente, devono essersene dimenticati; una svista, una banale svista che all'ultimo momento non ha permesso di inserire nell'elenco anche la Perla e, naturalmente, sarebbe stata in buona posizione di classifica; insomma se non al primo, sicuramente ai primi posti. Mi immagino il Professore, sorpreso ed indignato, chiedersi come mai tale imperdonabile svista, me lo immagino impegnato in convulse conversazioni telefoniche per scoprire la ragione di questa dimenticanza e chiedere la testa dell'innocente colpevole. Purtroppo pare senza ottenere nessun apprezzabile risultato; il Governo cittadino è riunito a oltranza, quasi dovesse dichiarare guerra a qualcuno, impegnato in estenuanti riflessioni che mettono a dura prova la resistenza nervosa ed intellettuale dei più, Professore escluso. Il Borgomastro non ne può più, ha una sete terribile, l'Assessore alla cultura recita incomprensibili interventi, quella alle finanze ha ormai finito la lettura della scorta dei pizzini e ne chiede con urgenza degli altrui, ma non se ne trovano; l'avvocato sfoglia codici su codici e prende appunti quasi dovesse prepararsi a recitare un'arringa che non reciterà mai. Vengono chiamati anche i rinforzi; un pilota d'aerei inverte la rotta e viene fatto paracadutare sulla piazza antistante il Palazzo di città, ma nella caduta si infortuna, sarà il primo e unico ferito nella guerra delle bandiere, perché ormai questa è, una guerra che dovrà combattersi per la conquista del bicolore, il blu/arancio. Si pensa di chiamare alle armi la cittadinanza ristabilendo la leva obbligatoria e già i primi coscritti si radunano sotto il balcone del Palazzo di città chiamando ad alta voce i nomi dei Governanti lì riuniti. E' un momento topico, (il Cronista è in prima fila, la Rai in seconda) uno di quelli che rimangono nella storia di una città che, in armi, è chiamata a difendersi dall'aggressione degli altri sei Comuni che le hanno scippato il vessillo. Seguono momenti di alta tensione......., poi più nulla, ma si apre, piano piano, la finestra che da sul balcone; si intravvede un uomo di corporatura non robusta, abbastanza esile, quasi sottile, passare di traverso ai battenti socchiusi, ha in mano qualche cosa che subito non si capisce molto bene cosa sia; sembra un pacco, un pacchetto, uno straccio, intanto si avvicina alla balaustra e la folla ammutolisce, Srotola qualche cosa, un drappo bianco scivola giù dal parapetto, sembra un lenzuolo, l'uomo esile pare ingarbugliarsi alle prese con il pennone che si innalza dal balcone, poi riesce, tira una cordina e innalza un grande vessillo, ma è tutto bianco; è il segno della resa. Senza combattere la guerra è già finita, ha fatto soltanto un ferito per colpa di fuoco amico. Abbiamo vinto. Il Professore non saluta, si gira, passa tra i due battenti e chiude la finestra.
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martedì 23 gennaio 2018
BUON LAVORO
Se non è un giorno sarà l'altro, ma questo poco importa, passati ormai tre lustri e forse già tre anni si iniziano i lavori un'altra volta. Il porto delle nebbie, il gran capolavoro dell'era post moderna, il grande buco in acqua, l'idrovora che mangia solo soldi ora riprende. L'annuncio, per vero, ormai da tempo si ripete, ma forse questa volta è quella vera. Ma guarda un poco la sorte della storia, riprende sti lavori l'impresa che, insieme e non da sola, li aveva tentati di fare all'alba del secolo ora in corso. Si disse che c'era un imprevisto, che tutti erano assolti da colpe e da quant'altro; per vero l'imprevisto era previsto, bastava che leggessero le carte. Così comunque è andata; si e poi pure ripetuta, per vero più volte ci han tentato e più volte son cascati e sempre abbiam pagato. Che il conto sia salito si è accorto anche il Cronista seppur sempre buonista, sta volta poi l'ha scritto. Il conto è assai salato, ma questo non importa, nessuno ha poi pagato di quelli che han sbagliato, i soldi li hanno presi sfilandoli da dentro nostre tasche. Comunque ora si inizia, il resto sono inezie, si va verso la fine e presto la vedrete, toccarsi comunque non fa male e qualche scommessa che tutto vada bene comunque ci sta ancora. Non oso qui ora dirlo, comunque io temo che qualcosa ancor vedremo. Non dico poi che cosa, segnatelo e presto capiremo, per ora qui lo nego. Un'ultima notizia ci par pure di darla; se infatti l'impresa che si appresta è quella designata, la stessa ora ricordo, ci stanno pur le foto, è quella che ha buttato nel lago un po' di sta roba che ora toglie, pagata ben due volte. Le foto sono chiare, non son fotomontaggi, che tutti pur lo sanno è pure risaputo, così però vanno le cose: si assolvono i colpevoli, si predono i soldi dai sudditi più ignari, si mettono poi soldi in mano a quei colpevoli. Buon lavoro.
giovedì 18 gennaio 2018
FIRMA E TACI
Il tema di sta sera, ripreso l'altro giorno dal Gemelli, è quello che il nostro Borgomastro si è pentito. Non è la prima volta che riguardo all'Architetto lui cambia d'opinione. Aveva avvallato il fatto che fosse licenziato, poi ci aveva ripensato e aveva anche minacciato di autolicenziarsi, ma sol dopo tre giorni di nuovo ci ripensa, riprende le sue deleghe e va avanti. Poi viene la stangata ed ecco che ritorna l'architetto per sentenza. Sta volta la cosa è un po' diversa, il giudice ha imposto che tornasse, ma ecco che tornato son pur tutti d'accordo a togliergli i poteri. Si chiude poi il mandato di Canio il dittatore e quanto il Borgomastro rinnova anche le cariche dei capi degli uffici, morire che richiama l'Architetto, non lo vuole; lo dice anche in Consiglio: " Sin tanto che son io che manco se parli." Or viene la sorpresa, il quarto cambiamento riguardo questo fatto. Le cose che son scritte son tutte delle balle, non è certo il bisogno di fare tanti capi che sembra la ragione di fare un altro capo; per fare funzionare sto scasso Palazzaccio ci voglion pochi capi ed anche ben pagati, se invece sono tanti, son anche mal pagati. C'è dunque una ragione che è diversa, ma non son certo le mille e cento opere che vengono annunciate e che mai sarann poi quelle realizzate. C'é invece un po' di strizza che prende il Borgomastro; ha perso un contenzioso in tema di lavoro, si sa che i giudici son anche imprevedibili; si sa che forse in ballo c'é un altro contenzioso che vede l'Architetto al contrattacco e chiedere dei soldi per danni a lui arrecati e questo è un buon motivo che induce alla cautela. Il nostro Borgomastro è dunque molto attento, sensibile al momento, vorrebbe cautelarsi, cercare di ridurre un danno che intravvede e dunque si ravvede.E' un gioco tra le parti; la storia va già avanti da ormai più di due anni ed anche se ha giurato che manco se parli, lui deve ormai piegarsi e quindi ha preso carta e ha preso anche la penna e chiudendo tutti gli occhi, turandosi anche il naso, stoppandosi le orecchie e fatto un bel sospiro ha messo la sua sigla, firmato: " il Borgomastro".
martedì 16 gennaio 2018
NO TAX AREA
Con enfasi e sollievo, la Stampa, firmata da Gemelli, sta mani ci racconta la performance dei conti dei parcheggi. Le cifre degli incassi son saliti, il costo del biglietto pure ancora e a dispetto dei numeri fasulli divisi tra liberi e costosi, il merito di questo traguardo enfatizzato, per vero non esiste. Se arrivano i turisti, se sono anche un po' tanti, fors'anche un po' anche troppi, se arrivano con l'auto, o buttano le macchine nel lago o pagano sto pizzo o vanno via. Il virus della tassa sul turista ha preso ormai vigore, difficile da usare anche un vaccino, non sembra il mezzo più efficace e fors' anche è manco popolare. Spostare dunque il fisco, chiamatelo voi come volete, dal solito prelievo dal corpo elettorale a quello più lontano dei soliti turisti è l'obiettivo, sicuro e condiviso. Se prendo poi sto dazio sul parcheggio, gli aggiungo anche l'imposta sul soggiorno, ci metto poi lo sbarco, ci manca sol l'imbarco, poi faccio due più due, ci sforo i due milioni. Se tutto andrà a regime la Perla sarà presto il regno del bengodi, il modo più sicuro per fare solo soldi da quando l'altro modo, così caro al nostro Borgomastro di aprire un casinò, misura fallimenti un poco ovunque. Fortuna, sta volta, lo ha toccato; fallendo in quel progetto gli è andata proprio bene, al posto di roulette, ci ha messo i parco-métri che pare non falliscano e a parte qualche furto, son sempre tutti pieni. Andando di sto passo si arriva dunque al dunque e tempo di un paio d'anni si giunge alle elezioni. Le tasse, imposte e sopratasse lo vedi già annunciato che vengono soppresse ai votanti che sono i residenti e nulla è più sicuro per vincere in eterno ste elezioni; si pompa un po' il parcheggio, si aggiusta anche il soggiorno, si tocca poi lo sbarco, si inventa anche l'imbarco ed ecco che la Perla diventa, per i soli suoi elettori, la terra senza tasse, imposte e sopratasse. Sarebbe il primo esperimento in tutta Italia; all'estero, per vero, c'é pure Montecarlo, ma quello è un principato non fanno le elezioni e dunque è un' eccezione.
domenica 14 gennaio 2018
TURISTI PER CASO
La ricerca sul "cosa pensano gli Stresiani", realizzata dall'appassionato Professor Chiari, ci interroga un po' tutti su cosa siamo, cosa eravamo e dove andiamo.
In genere una comunità è difficile che si interroghi; qualche volta sono altri che la interrogano per rispondere a qualcuna di quelle domande.
Il Professore, in questo caso, va oltre e con la sensibilità del ricercatore appassionato non solo del suo lavoro, ma anche dei luoghi che interroga, coglie nel segno, si mette al nostro stesso posto e ci restituisce "formata" l'immagine di noi che la possediamo "de-formata".
Tralascio i numeri e le percentuali, sono tutti scritti nel libro del Professore e basta andare a leggerli; più stimolanti e interessanti sono invece le sue osservazioni finali, le sue "provvisorie" conclusioni.
Smarrisce il silenzio dei luoghi costruiti per essere abitati e oggi abbandonati; la "colonizzazione edilizia" degli anni 60 e 70, l'economia di allora diventata una diseconomia di oggi.
Non stupisce l'isolamento dei più, dislocati in questa lunga strisciata di terra posta tra l'acqua e i versanti e poi inerpicati su quegli stessi versanti, tanto dispersi che il senso di comunità e appartenenza si sfilaccia, si dilata e si perde.
Il silenzio dei boschi abbandonati, quello delle terre incolte che circondano i borghi e quello dei rari animali selvatici che non li popolano è la metafora degli uomini che li abitano, ma che non li vivono.
Anche il lago sembra sia divento un estraneo ed anche i giovani neppure vogliono farne l'oggetto dei giochi e degli sport estivi; una cartolina messa lì ad uso turistico, nulla di più.
Un'estraneità che qualche volta diventa soltanto contemplazione del paesaggio della natura, consolazione egoistica forse; un altro modo per non condividere una comunità o meglio il senso di una comunità, percependone soltanto l' isolamento da essa.
Per carità, ci sono anche le richieste di una maggiore socialità, di un' aggregazione auspicabile, ma se non va oltre, in attesa di un messia che non verrà mai, è un lamento che conferma quello stato.
La memoria, ormai tramandata, diventa rimpianto di fasti, veri o presunti, quasi che lì sia rimasta l'identità perduta in quegli albori del turismo durati mezzo secolo, dove popolani o borghesi che fossero sembrava partecipassero tutti all'elite di quel mondo che si affacciava sulla cittadina che scopriva e che, probabilmente, anche amava.
Il trenino che si arrampicava univa il lago e la sua montagna; la gente di lago con quella di montagna; una linea che era momento di socialità condivisa. Non è un caso che quel trenino è rimasto nell'immaginario collettivo come uno dei segni più difficili da essere cancellati, a dispetto delle decisioni prese da decisori imprudenti.
D'altro è rimasto poco: il mondo esclusivo è stato sostituito dalla banalità della ricchezza, difficile è rispecchiarsi in essa; la qualità dei turisti, dalla ricerca ansiogena della loro quantità ed è facile esserne coinvolti; l'ospitalità nella loro accoglienza dalla capacità di velocizzarne il ricambio, quasi una gara in affanno; le dimore esclusive, ruderi diffusi, peggio provocazioni volute a cui pochi si oppongono.
Se questa è la cittadina, o meglio la cittadinanza, l'identità non solo è sommersa, chiusa dentro il lungo inverno che l'avvolge, ma è sovvertita, banalizzata, ridotta a percezione individuale, a sensibilità estreme, ma culturalmente spogliata, amalgamata in un indistinto, incapace di esprime anche una rappresentanza di se stessa che le dia un governo adeguato e sensibile.
In genere una comunità è difficile che si interroghi; qualche volta sono altri che la interrogano per rispondere a qualcuna di quelle domande.
Il Professore, in questo caso, va oltre e con la sensibilità del ricercatore appassionato non solo del suo lavoro, ma anche dei luoghi che interroga, coglie nel segno, si mette al nostro stesso posto e ci restituisce "formata" l'immagine di noi che la possediamo "de-formata".
Tralascio i numeri e le percentuali, sono tutti scritti nel libro del Professore e basta andare a leggerli; più stimolanti e interessanti sono invece le sue osservazioni finali, le sue "provvisorie" conclusioni.
Smarrisce il silenzio dei luoghi costruiti per essere abitati e oggi abbandonati; la "colonizzazione edilizia" degli anni 60 e 70, l'economia di allora diventata una diseconomia di oggi.
Non stupisce l'isolamento dei più, dislocati in questa lunga strisciata di terra posta tra l'acqua e i versanti e poi inerpicati su quegli stessi versanti, tanto dispersi che il senso di comunità e appartenenza si sfilaccia, si dilata e si perde.
Il silenzio dei boschi abbandonati, quello delle terre incolte che circondano i borghi e quello dei rari animali selvatici che non li popolano è la metafora degli uomini che li abitano, ma che non li vivono.
Anche il lago sembra sia divento un estraneo ed anche i giovani neppure vogliono farne l'oggetto dei giochi e degli sport estivi; una cartolina messa lì ad uso turistico, nulla di più.
Un'estraneità che qualche volta diventa soltanto contemplazione del paesaggio della natura, consolazione egoistica forse; un altro modo per non condividere una comunità o meglio il senso di una comunità, percependone soltanto l' isolamento da essa.
Per carità, ci sono anche le richieste di una maggiore socialità, di un' aggregazione auspicabile, ma se non va oltre, in attesa di un messia che non verrà mai, è un lamento che conferma quello stato.
La memoria, ormai tramandata, diventa rimpianto di fasti, veri o presunti, quasi che lì sia rimasta l'identità perduta in quegli albori del turismo durati mezzo secolo, dove popolani o borghesi che fossero sembrava partecipassero tutti all'elite di quel mondo che si affacciava sulla cittadina che scopriva e che, probabilmente, anche amava.
Il trenino che si arrampicava univa il lago e la sua montagna; la gente di lago con quella di montagna; una linea che era momento di socialità condivisa. Non è un caso che quel trenino è rimasto nell'immaginario collettivo come uno dei segni più difficili da essere cancellati, a dispetto delle decisioni prese da decisori imprudenti.
D'altro è rimasto poco: il mondo esclusivo è stato sostituito dalla banalità della ricchezza, difficile è rispecchiarsi in essa; la qualità dei turisti, dalla ricerca ansiogena della loro quantità ed è facile esserne coinvolti; l'ospitalità nella loro accoglienza dalla capacità di velocizzarne il ricambio, quasi una gara in affanno; le dimore esclusive, ruderi diffusi, peggio provocazioni volute a cui pochi si oppongono.
Se questa è la cittadina, o meglio la cittadinanza, l'identità non solo è sommersa, chiusa dentro il lungo inverno che l'avvolge, ma è sovvertita, banalizzata, ridotta a percezione individuale, a sensibilità estreme, ma culturalmente spogliata, amalgamata in un indistinto, incapace di esprime anche una rappresentanza di se stessa che le dia un governo adeguato e sensibile.
Anche
noi allora diventiamo stranieri, turisti qui nati per caso.
venerdì 5 gennaio 2018
L'ULTIMO REGALO
L'avevamo da tempo preannunciato. L'anno che è passato aveva in serbo una sorpresa; dovrebbe essere l'ultima, ma chi si azzarda ad affermarlo ? Comunque la notizia, tenuta celata sino all'ultimo dei giorni ancor possibile, ora è arrivata. La Giunta del nostro buon Governo lo aveva già deciso in data di fine ottobre, ma sino ancora a tutto oggi di tale decisione non c'é traccia all'albo informatico del Palazzo, dove invece, proprio oggi, compare un atto conseguente che, nell'ultimo giorno utile ancora possibile, impegna sul bilancio dell'anno appena chiuso, una cifretta. La somma è questa qui: 558.842,88 in euro, ossia più di un miliardo in vecchie lire. Con questa cifrettina viene finanziata l'ennesima perizia di variante del porto che non ha mai fine. E' la quarta perizia dell'ultimo progetto, uno dei tanti, che porta la cifra che si sta spendendo da quella che "inizialmente" era stata approvata in €. 3.874.000,00 all'ultima che viene ora aggiornata in €. 5.745.934,72. Un bel salto non c'è male, ma mai come in questo caso trova conferma dunque il detto che il tempo è denaro. Se poi credete che la cifra che ho scritto è quella totale, abbandonate subito quest'illusione, perché c'è ben altro per arrivare a quello che, sino ad oggi, pare sia il costo finale di una delle opere pubbliche la cui realizzazione ha superato ogni record storico di durata, in Italia e nel mondo. Alla cifra complessiva che ho scritto si deve infatti aggiungere ciò che era stato speso, o forse meglio buttato via, per il tentativo di realizzazione del primo progetto, quello sì finito nel cestino. Anche in quel caso si trattava di una cifretta, probabilmente inizialmente ancora in lire e poi, passando il tempo, scritta in euro. Erano infatti stati spesi o buttati via, a seconda delle opinioni, €. 1.519.291,54, che aggiunti alla cifretta di prima portano l'aggiornamento del conto a €. 7.265.226,26 . Può darsi che vi sia ancora qualche spicciolo qua e là da contabilizzare, ma le grandi cifre sono queste e basti osservare che il conto finale è pari a più del doppio di quanto inizialmente, nel lontano anno di inizio secolo, era stato previsto. La cosa aiuta a capire in che mani siamo stati in tutti questi anni e ancora siamo.Naturalmente tutti colpevoli e quindi nessuno è colpevole.
mercoledì 3 gennaio 2018
DOMANI
Il titolo di oggi è la risposta che, da circa un po' di mesi, il Borgomastro da a chi chiede quand'è che mai riprenderanno i lavori di sto porto. Domani è la risposta che si sente dunque dire e se tanti "domani" ormai sono passati senza che nulla sia successo, la cosa è da spiegarsi con il senso da dare alle parole. Domani può essere il giorno che vien dopo di oggi; anzi è questo il senso più comune e più diffuso con cui la parola viene usata. Domani però può essere anche altro; un tempo più lontano, un tempo indefinito, un tempo ancora incerto. C'è dunque tra chi fa la domanda e chi da la risposta un equivoco di fondo; il primo intende avere un tempo molto certo ed il secondo mantenersi molto incerto. Insomma, la domanda è sbagliata e la risposta è giusta. Abbiamo dunque assolto il Borgomastro; guai pensare che lui volesse mai dire qualcosa poi non vera, ma invece la colpa qui sta in chi fa le domande. Non basta chieder quando, occorre precisare: la data, l'ora, l'attimo e i secondi. Se questo invece manca che cosa mai pretendono costoro? Il pover Borgomastro ha dato una risposta sempre vera; di più, aggiungo che sempre più dimostra di esser vera sin tanto che l'inizio dei lavori ancor non c'é. Ci manca però ancora un altro aspetto. Non basta chieder quando, precisando la data, l'ora e l'attimo e i secondi, occorre anche sapere non solo quando inizi, ma poi quando finisca. Su questo il Borgomastro occorre sia messo un po' alla prova; di inizi, di false poi partenze, di nuove ripartenze, di storie senza fine è piena la vicenda di sto porto, ma insomma poi va in porto? E questa è la domanda a cui ancora ci manca la risposta. Sappiamo il Borgomastro essere impegnato a che questo succeda, ma essendosi impegnato negli ultimi tre lustri e qualche anno in questa vicenda sovrumana, con esiti a dir poco catastrofici, un qualche mezzo dubbio ancor ci resta.
lunedì 1 gennaio 2018
CRONACA DI FINE ANNO
Inizia, ma è l'ultimo Consiglio di l'altr'anno, non credo sia mai scritto così come l'ho scritto, comunque è il 29 dell'ultimo del mese che chiude un anno di lavoro, ma poco di sostanza. I ranghi sono scarsi, faticano a riempirsi, ma poco un po' alla volta ora ci siamo. Inizia ora l'appello e attacca il Borgomastro che da una solita lettura di un qualche suo ritocco all'ultimo bilancio.Ma prima c'era stata la nota Severino che illustra un documento che comprova che a un bando della Cariplo son giunti fuori tempo. Precisa lo Scarinzi che ciò è vero; si era l'altra volta un po' confuso, ma precisa pure anche che il bando andato fuori tempo era assai poco; quell'altro, più importante, che aveva come oggetto la palazzina Liberty è stato proprio perso a seguito di esame. Si tira ora già il fiato; occorre che sia eletta una certa commissione consiliare consultiva prevista da una legge regionale in campo agricolo. Procedono col voto con le schede, mettendole in un'urna di cristallo. Le pescan poi ciascuna e come fosse una qualche lotteria, ne escono i due nomi vincitori. Si va ora un po' avanti; c'è dunque la proposta, innovativa, di metter nuova data cui decorra l'imposta già di sbarco ed ora chiamata contributo. La storia è un po' complessa e per dirla ben benino non è che alla fine ne esca il quadro assai chiarito Or dunque il contenzioso, in primo grado, tra l'Ente impositore ed il vettore del traffico di linea sul lago, si è risolto. Nessuno par conosca più di tanto la sentenza che comunque ha visto sto Comune vincitore. Se dunque la cosa sia finita, o invece il Ministero faccia appello, ancor non si conosce; comunque si rinvia, per ora sol di un mese, ma statene sicuri si andrà oltre. Ci sono troppe cose ancora in ballo. Comunque si approva, col voto di sola maggioranza, questa cosa. Cambiando ora argomento, c'é dunque questo oggetto che vede a sto Comune trasferirsi una quota societaria di VCO trasporti srl. La cosa, in termini di soldi, vale niente; comunque non avendo io le carte non posso spiegarvi niente altro ed anche chi ha letto pur le carte, non pare abbia chiarito tutto quanto. Si accende ora la sera; l'oggetto di tanto contenzioso che ora ci attende è un articolo previsto nel nuovo regolamento sull'accesso. L'articolo in esame subordina l'accesso degli atti ai Consiglieri a un visto si autorizza preventivo che deve firmarlo il Segretario. Il Comandante è contro questa norma. Lui vorrebbe l'accesso senza limite e all'uopo ha predisposto un solo emendamento. La diatriba dunque va poi avanti, coinvolgendo gli altri attori del Consiglio; maggioranza, un po' sorniona, e minoranza, consiglieri ed assessori, governanti e funzionari. Si scoccia anche un po' anche il Galli. Sta volta il Professore pare abbia da togliersi qualche sasso dalle scarpe ... La storia comunque va avanti un altro poco, ma infine si conclude poco e niente; nel senso che ognuno mantiene la versione di partenza e quindi, d'ora innanzi, esattamente come prima; l'assenso all'accesso degli atti avviene col consenso. Di nuovo cambia un poco l'argomento. Sta volta l'oggetto è tutto interno, riguarda associare più comuni per svolgere l'ufficio che deve governare, in sede istruttoria e in quella decisoria, gli atti disciplinari riguardo i dipendenti dei medesimi Comuni. Contesta molti aspetti il Comandante. Non vede di buon occhio che istruttoria e decisione ora coincidano; non vede di buon occhio che il collegio sia formato da soli Segretari degli Enti che sian quelli coinvolti. Comunque anche sta volta non pare maggioranza sia propizia a concedere qualcosa al Comandante che si scoccia di sto andazzo ed abbandona lo scanno a lui assegnato. C'è un ultimo argomento; un'altra giravolta; sto Ente non sembra aver trovato quale sia il posto migliore cui associarsi. Nel campo prima visto aveva negoziato con Brovello Carpugnino, Cambiasca, Dormelletto, Massino Visconti, Suno e Vaprio D'Agogna, ma ora gli va bene anche Verbania cui si affida per la centrale unica di acquisti. Avendo rinunciato il Comandante, rimane una sola interpellanza nella sera. La espone Severino; riguarda la proposta ritirata all'ultimo secondo di una deroga edilizia richiesta per opere già fatte. Risponde il Borgomastro che legge una nota dell'Ufficio e aggiunge, di suo, proprio niente. Silenzio totale, la nota è a dir poco reticente e lascia Severino senza niente.
Miglior 2018
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