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giovedì 25 gennaio 2018

BANDIERA BIANCA

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E' tutto uno sventolare di bandiere blu e arancioni che pavesano a festa tanti Comuni di questa Provincia del profondo nord. Da Cannobio a Cannero, da Mergozzo e Vogogna e da Macugnaga sino a Malesco non si contano i riconoscimenti ricevuti, vuoi per la limpidezza delle acque sino alla qualità dei servizi. In questo panorama sventolante di bandiere al vento nelle piazze in festa di tutti questi Comuni, stupisce che manchi un riconoscimento a quella che dovrebbe essere la regina di tutti i Comuni. Insomma la Perla del Lago Maggiore, splendida creatura, mezza divina e mezza umana, non è stata neppure citata, manco una medaglietta di consolazione, manco una bandierina, tipo quelle che danno ai bambini delle scuole elementari perché le sventolino quando una qualche autorità di Governo o di Stato compie una visita di ordinanza nel loro Comune. Niente, proprio niente, devono essersene dimenticati; una svista, una banale svista che all'ultimo momento non ha permesso di inserire nell'elenco anche la Perla e, naturalmente, sarebbe stata in buona posizione di classifica; insomma se non al primo, sicuramente ai primi posti. Mi immagino il Professore, sorpreso ed indignato, chiedersi come mai tale imperdonabile svista, me lo immagino impegnato in convulse conversazioni telefoniche per scoprire la ragione di questa dimenticanza e chiedere la testa dell'innocente colpevole. Purtroppo pare senza ottenere nessun apprezzabile risultato; il Governo cittadino è riunito a oltranza, quasi dovesse dichiarare guerra a qualcuno, impegnato in estenuanti riflessioni che mettono a dura prova la resistenza nervosa ed intellettuale dei più, Professore escluso. Il Borgomastro non ne può più, ha una sete terribile, l'Assessore alla cultura recita incomprensibili interventi, quella alle finanze ha ormai finito la lettura della scorta dei pizzini e ne chiede con urgenza degli altrui, ma non se ne trovano; l'avvocato sfoglia codici su codici e prende appunti quasi dovesse prepararsi a recitare un'arringa che non reciterà mai. Vengono chiamati anche i rinforzi; un pilota d'aerei inverte la rotta e viene fatto paracadutare sulla piazza antistante il Palazzo di città, ma nella caduta si infortuna, sarà il primo e unico ferito nella guerra delle bandiere, perché ormai questa è, una guerra che dovrà combattersi per la conquista del bicolore, il blu/arancio. Si pensa di chiamare alle armi la cittadinanza ristabilendo la leva obbligatoria e già i primi coscritti si radunano sotto il balcone del Palazzo di città chiamando ad alta voce i nomi dei Governanti lì riuniti. E' un momento topico, (il Cronista è in prima fila, la Rai in seconda) uno di quelli che rimangono nella storia di una città che, in armi, è chiamata a difendersi dall'aggressione degli altri sei Comuni che le hanno scippato il vessillo. Seguono momenti di alta tensione......., poi più nulla, ma si apre, piano piano, la finestra che da sul balcone; si intravvede un uomo di corporatura non robusta, abbastanza esile, quasi sottile, passare di traverso ai battenti socchiusi, ha in mano qualche cosa che subito non si capisce molto bene cosa sia; sembra un pacco, un pacchetto, uno straccio, intanto si avvicina alla balaustra e la folla ammutolisce, Srotola qualche cosa, un drappo bianco scivola giù dal parapetto, sembra un lenzuolo, l'uomo esile pare ingarbugliarsi alle prese con il pennone che si innalza dal balcone, poi riesce, tira una cordina e innalza un grande vessillo, ma è tutto bianco; è il segno della resa. Senza combattere la guerra è già finita, ha fatto soltanto un ferito per colpa di fuoco amico. Abbiamo vinto. Il Professore non saluta, si gira, passa tra i due battenti e chiude la finestra. 


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