Il nemico è forse arrivato varcando i confini d'Europa senza che nessuno lo abbia visto. Le tante, troppe, polemiche dei mesi e anni scorsi sull'invasione da parte delle truppe di migrazione, hanno lasciato prontamente il campo ad un'angoscia, prima ancora che ad una paura, per questo invasore invisibile, ma ben armato e, forse anche molto pericolo. In realtà non se ne sa molto; potrebbe anche non essere più di tanto pericoloso, ma siccome appunto se ne sa poco, prevale il principio della prudenza che in questo caso ha raggiunto o sta raggiungendo i livelli di uno stato di guerra. Pur non avendone avuta esperienza diretta, una condizione di paese belligerante non sarebbe molto diversa. Ogni giorno c'è un bollettino che ci aggiorna sul numero dei morti, quello dei feriti e anche quello dei prigionieri, ossia di coloro che sono ridotti in quarantena. Mancano i numeri del nemico; essendo invisibile non si possono contare. Anche gli ospedali, almeno quelli più vicini al fronte, non sembrano in condizioni molto diverse da quelle che potrebbero esserlo se ospitassero feriti sul campo. Quanto al coprifuoco, ormai poco ci manca e l'ordine di starsene in casa scatta ogni volta che viene segnalata una qualche squadriglia di virus in arrivo sui nostri cieli, nel caso poi di uscita senza auto/permesso in tasca, pare prevista la fucilazione sul posto. Siamo alla battaglia di Inghilterra o poco meno. L'economia è convertita in economia di guerra, impegnata in uno sforzo per la produzione di armi contro batteriologiche, mai come adesso. Si chiudono i settori economici ritenuti non solo superflui, ma anche possibili luoghi di azione di nemici infiltrati oltre le linee, turismo in primis. In tale situazione ci manca il razionamento dei viveri e il parallelo fenomeno dell'accapparamento, peraltro quest'ultimo già avviato. Detto così, l'analogia tra la situazione di guerra e l'attuale ci sta tutto. In più non si fanno previsioni su chi e quando vincerà. Si va da poche settimane a molte settimane per la conclusione del conflitto, ma nello stesso tempo si teme l'allargamento delle operazioni belliche ad altri paesi che entrerebbero in guerra quando noi potremmo forse uscirne e quindi per noi senza troppo giovamento. Tutto è ancora incerto, anzi incertissimo sull'evoluzione della curva statistica che ogni sera ci mostra l'andamento delle operazioni sul campo. Quel che è certo è che il Pil locale quest'anno non è che salirà dello 0,% , rischia di essere lo 0 assoluto. Ma di questa cosa ne parleremo un'altra volta.
Questo blog vuole essere una voce un poco fuori dal coro, sia per i contenuti che per il modo di raccontarli, libera e non condizionata proprio da nessuno, se non dal suo stesso autore. Non cercate però soltanto cronache locali, non ne troverete molte, ma note e commenti, mai troppo seri, per lo più intorno al Palazzo, luogo in cui non abbiamo più nessun particolare accesso, ma cercando, ugualmente, di tenere il fiato sul collo all' inquilino di turno perchè eviti guai. Buona lettura.
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venerdì 13 marzo 2020
AL TEMPO DEL VIRUS
Il nemico è forse arrivato varcando i confini d'Europa senza che nessuno lo abbia visto. Le tante, troppe, polemiche dei mesi e anni scorsi sull'invasione da parte delle truppe di migrazione, hanno lasciato prontamente il campo ad un'angoscia, prima ancora che ad una paura, per questo invasore invisibile, ma ben armato e, forse anche molto pericolo. In realtà non se ne sa molto; potrebbe anche non essere più di tanto pericoloso, ma siccome appunto se ne sa poco, prevale il principio della prudenza che in questo caso ha raggiunto o sta raggiungendo i livelli di uno stato di guerra. Pur non avendone avuta esperienza diretta, una condizione di paese belligerante non sarebbe molto diversa. Ogni giorno c'è un bollettino che ci aggiorna sul numero dei morti, quello dei feriti e anche quello dei prigionieri, ossia di coloro che sono ridotti in quarantena. Mancano i numeri del nemico; essendo invisibile non si possono contare. Anche gli ospedali, almeno quelli più vicini al fronte, non sembrano in condizioni molto diverse da quelle che potrebbero esserlo se ospitassero feriti sul campo. Quanto al coprifuoco, ormai poco ci manca e l'ordine di starsene in casa scatta ogni volta che viene segnalata una qualche squadriglia di virus in arrivo sui nostri cieli, nel caso poi di uscita senza auto/permesso in tasca, pare prevista la fucilazione sul posto. Siamo alla battaglia di Inghilterra o poco meno. L'economia è convertita in economia di guerra, impegnata in uno sforzo per la produzione di armi contro batteriologiche, mai come adesso. Si chiudono i settori economici ritenuti non solo superflui, ma anche possibili luoghi di azione di nemici infiltrati oltre le linee, turismo in primis. In tale situazione ci manca il razionamento dei viveri e il parallelo fenomeno dell'accapparamento, peraltro quest'ultimo già avviato. Detto così, l'analogia tra la situazione di guerra e l'attuale ci sta tutto. In più non si fanno previsioni su chi e quando vincerà. Si va da poche settimane a molte settimane per la conclusione del conflitto, ma nello stesso tempo si teme l'allargamento delle operazioni belliche ad altri paesi che entrerebbero in guerra quando noi potremmo forse uscirne e quindi per noi senza troppo giovamento. Tutto è ancora incerto, anzi incertissimo sull'evoluzione della curva statistica che ogni sera ci mostra l'andamento delle operazioni sul campo. Quel che è certo è che il Pil locale quest'anno non è che salirà dello 0,% , rischia di essere lo 0 assoluto. Ma di questa cosa ne parleremo un'altra volta.
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