Questo post potremmo chiamarlo: "Come si smontano le regole - manuale del cattivo amministratore pubblico". Voglio però precisare che il termine "cattivo" non ha alcun riferimento all'indole del/i soggetto/i chiamato/i in causa. Anzi, il più delle volte sono persone perbene, qualche volta persino bonarie, qualche altra volta sono in apparenza sgarbate,in realtà solo troppo serie. Sgombrato dunque il campo a giudizi di carattere personale, mi tocca affrontare il problema di merito e di diritto che ieri mi ero assegnato. I lettori dovranno avere molta pazienza, sin troppa, ma non è possibile semplificare tutto in poche righe. Raccomando quindi, semmai, la lettura a puntate.
Prendiamo dunque il nostro pezzo di città, normato, si fa per dire, dallo strumento urbanistico, che, con qualche correzione, dal lontano 1994, governa la "crescita" urbana. L'ambito è quello del Grand Hotel Borromee, ambito che va dalla statale, attraversa via Omarini e finisce oltre, cioè al confine di proprietà posto a monte. Dentro lì, normato appunto dallo strumento del 1994 e interessato in parte da vincoli e da norme anche sovracomunali, l'articolo 3.4 delle norme di attuazione (andatevelo a vedere) assegna una nuova capacità edificatoria al Grand Hotel, non per nuove camere alberghiere, ma per spazi comuni. Le quantità edilizie che vengono assegnate non sono poca cosa; sono 22.760 m.c. (per ora ne utilizzeranno solo poco più della metà) e le modalità attuative sono appunto espressamente previste attraverso la redazione di un piano esecutivo convenzionato. Specificità di tali piani e che essi devono prevedere i cosidetti standard da trasferire al Comune, devono insomma progettare e attuare a loro carico quel pezzo di città pubblica di cui prima ho fatto cenno. Standard vuol significare in primis parcheggi pubblici e aree a verde pubblico. E' dunque un onere preciso (la viabilità pubblica non è considerata uno standard, ma se occorre, i proponenti devono definirla o ridefinirla e farla, sempre a loro carico). Tutto ciò nasce dal principio di diritto urbanistico che ogni nuovo intervento edilizio deve concorrere, direttamente o indirettamente, alla costruzione ed al mantenimento della città. Quanti avrebbero dovuto essere gli standard nel caso in esame? Ce lo ricorda la convenzione approvata che li quantifica in una superficie pari all'80% dell'ampliamento della superficie utile lorda prevista del nuovo edifico, di cui almeno per 1/2 da destinarsi a parcheggio, la norma, opportunamente, precisa anche interrato, ed il resto a verde pubblico. Sono o meglio sarebbero 1.648 mq. riferiti all'ampliamento in progetto e quasi altrettanti se riferiti all'utilizzo totale della capacità edificatoria dell'area. Quindi circa 3.000 mq. complessivi Nel caso concreto vedremo che manco un metro di queste superfici viene chiesto e ottenuto, ma tutto viene monetizzato; un mantra, quello della monetizzazione, cui il governo ricorre tutte le volte che vuole, il che non vuol dire tutte le volte che lo possa. Ma c'è di più. Il piano presentato è carente in quanto non estende la sua progettazione all'intera area, la così classificata H3, come invece dovrebbe. L'articolo 43 della Legge Urbanistica Regionale consente infatti l'attuazione di un piano per parti, ma però il progetto deve riguardare l'intero comparto. Il governo invece accetta un piano monco, dimezzato nelle sue previsioni di standard, anzi azzerato, e quindi di quantità da dare alla città pubblica, ma quel che più è grave è che accetta un piano incapace di disegnare correttamemte e definitivamente l'ambito entro il quale tutte le previsioni possibili potranno andare a realizzarsi. E' un 'evidente irrazionalità. Come si giustifica il governo ? La giustificazione è debole, molto debole. Dice che il piano viene corredato da un planivolumetrico degli interventi edilizi futuribili, cosa che inizialmente manco c'era, ma sulla parte pubblica tuttavia questo planivolumetrico non prevede nulla. E' un errore grave, una sottovalutazione dell'importanza di un piano esecutivo, sottovalutazione compiuta baipassando una norma di legge che mi pare chiara e una previsione di piano regolatore che non aveva diviso l'ambito H3 in comparti e che quindi richiedeva una progettazione unitaria. E' un grande regalo semplificatorio per chi vuole costruire senza prevedere standard in misura uguale al necessario. Ma c'è di più. Il governo nel controdedurre le osservazioni, si picca di emettere sentenze, anzi fa il legislatore e ci regala tutto uno spiegone sul fatto che sì, il piano esecutivo è previsto nel piano regolatore, ma in realtà non dovrebbe essere previsto, quindi lui governo fa quello che vuole. Tutte balle, il piano regolatore è la legge speciale e deve essere in primis osservata. Poi, in una infinita giravolta di contraddizioni ci dice che anche via Omarini è lì, ma sarebbe meglio non ci fosse, (lo sappiamo bene) e allora preferisce che non venga toccata, anzi meglio lasciarla tutta rotta ( aggiungo io) perché bisogna che, dice sempre il governo, si pensi come riorganizzare la viabilità nella zona .... Ma benedetta gente, voi siete fuori di melone. Il piano esecutivo servirebbe proprio per questo e voi, di fatto, vi rinunciate perché ci dovete ancora pensare. Svegliatevi. E' l'irresponsabilità totale che diventa sistema di governo. Ma andiamo avanti; dopo aver capito che parlare di piano esecutivo, in questo caso, è un eufemismo. Una decisione saggia comunque la prendono e cogliendo uno spunto di un' osservazione, cancellano la realizzazione di una nuova tratta stradale tra via Boggiani e via Omarini trasformandola in una via esclusivamente pedonale. Qui però i soldi previsti nel piano e messi, lo riconosciamo, dal proponente per fare la strada veicolare, circa 190.000,00 euro, il governo se li tiene, ma li dirotta fuori dal piano, e affermando un'attenzione dovuta alla viabilità delle persone svantaggiate, lasciano via Omarini conciata come un percorso di guerra, guarda caso, mentre i soldi li spenderanno per rifare la pavimentazione del marciapiede, lato dx a salire dalla curva dell'Hotel Bristol al semaforo del Ponte Roddo; una delle tratte di marcipiedi meno ammalorate di tutta la cittadella. Sicuramente se ne sentiva il bisogno. Ma bruciati così un po' di soldi, ritorniamo alla questione standard. Senza pensarci troppo, anzi proprio per nulla, il governo decide di monetizzarli, cioé di trasformare in obbligo di versare denaro quello di cedere aree e fare le opere. Si sarebbe potuto farlo ? La risposta è sì, se. Ecco dietro questo se, ci sta la risposta al quesito. E' evidente che la monetizzazione rappresenta un'eccezione ad una regola e quindi necessita che il ricorso ad essa sia adeguatamente dimostrato per l'impossibilità di reperire gli standard in quell'ambito. Su questo abbiamo già visto che il governo, con quello spiegone iniziale, aveva mostrata tutta la sua insofferenza per l'esistenza del piano, e rinunciando poi a pretendere la progettazione unitaria dell'area si era rovinato da solo, e quindi quando arriva al punto della questione standard, i parcheggi e le aree a verde se le dimentica, o meglio non sa dove metterli. Dice il governo che non se ne possono fare né a monte, dietro via Omarini, tanto per intenderci, dove già ci sono, e neppure in altra parte del parco del Grand Hotel in quanto sottoposta a vincolo dal 1924, ma dimentica che il vincolo finisce con via Omarini. Forse il governo ha ragione sostenendo che il parcheggio di via Omarini avrebbe un qualche problema di accesso, ma non ha ragione a dire che altrove non sia possibile farlo, per esempio sotto il livello di quello che era il vecchio tennis, proprio in fregio a via Sempione e a margine cittadino, cioé dove in altra occasione il governo sostiene voler spostare i parcheggi per evitare il traffico urbano, così dirotta i soldi della monetizazione a quello previsto per il porto nuovo, e il traffico continuerà a transitare indisturbato per tutto l'estensione del lungo lago. C' é anche da dire che con lo sconquasso a cui è sottoposta tutta l'area interessata dal cantiere in corso, preoccuparsi dell'esistenza del vincolo del 1924 solo per un parcheggio sotto il livello stradale non parrebbe fosse il caso, senza dimentica poi le previsioni a verde pubblico, a cui manco si fa cenno dove metterle, e dulcis in fundo, quanto a tutela dell'area, non parliamo di quel bel gruppo di sane piante di alto fusto, poste a lato del Grand Hotel che, fatte salve nel progetto approvato, sono finite subito e senza tanti riguardi, sotto la scure dell'ordinanza del nostro Borgomastro, pochi giorni dopo l'apertura del cantiere. Vedete quante contraddizioni, quante illogicità manifeste, quante debolezze razionali ci stanno nei tentativi di dimostrare sempre e solo ciò che si vuole e non ciò che si deve. Ma vado avanti e mi avvicino alla conclusione di questo interminabile e noiosissimo racconto. Se si rinuncia agli standard, essi si monetizzano. Il criterio è quello dettato da una delibera Consiliare del 2006. Se il criterio sia in linea con quanto al proposito norma la legge regionale, onestamente non lo so, lo dubito in quanto la norma regionale è del 2013, mentre la delibera é del 2006. Comunque da lì saltano fuori un po' di soldi, relativamente pochi se rapportati all'investimento privato. Sono 329.000,00 circa euro, portati pure a scomputo degli oneri di urbanizzazione dovuti. Fate voi i conti se con questi soldi si può fare molto e fate voi i conti quanta sia stata l'utilità del proponente a non sacrificare manco un mq., ancorchè sotto la superficie, diversamente da destinarsi al Comune. Alla fine però il gioco è fatto, il piano regolatore, per la parte pubblica, è buttato nel cestino, il governo fa e disfa come vuole (si fa per dire), rinvia sempre ogni soluzione alla successiva occasione, però perde ogni occasione l'una dietro l'altra, non porta a casa neanche un centimetro quadro di città pubblica, giustifica tutto applicando la regola della illogicità permanente e manifesta e alla fine, anche in questo caso, applica a favore dei soliti noti uno sconto a saldo di fine mandato.
Così la cittadella al tempo del virus.
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