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martedì 17 febbraio 2015

CAPPA E SPADA







Ne fa pur cenno un interpello che verrà discusso domani nell'aula del Consiglio, ma sembra ormai certo essere in corso, dentro il Palazzo, un bel duello. Duellanti in armi da un lato il Canio e il suo governo, dall'altro lato un cavalier di cappa e spada che,ribelle alla corona, venne scacciato a più riprese, ma che con i favori della legge è ritornato e seppur disarcionato, non sembra per nulla ancor esser domato. In tal tenzone ci fu, per vero, anche chi dentro il governo cercò di guadagnare i suoi favori, tentando di prenderne le parti, ma come spesso accade, presto costui cambiò opinione e decisione. Comunque sto duello riguarda, da un lato, la presa di un conteso ponticello e, più consistente, la conquista del porto in eterna costruzione. La prima vicenda è la più nota; il ponticello è un poco traballante e visto com'è questo suo stato, non c'è altra soluzione che la sua sostituzione. Su questa, appunto soluzione, si apre, tuttavia la discussione. Sta discussione va avanti, o meglio è ferma, ormai da un pezzo e se poi ci sia in vista la conquista dall'una o l'altra parte, per ora non sappiamo, ma domani lo vediamo. Per quanto attiene,invece, l'altro affare, c'è stato uno scontro assai importante che ha visto schierare sul campo di battaglia un poco tutti quanti. La posta messa in gioco non è poco, riguarda la conquista di sto porto. Passato che è ormai stato un anno di distanza dalla consegna dell'opera all'impresa, è nata la bagarre se mai le carte del progetto abbiano, o meno, a reggere di fronte ad una scossa della terra. Il verbale di quel giorno di Palazzo ci racconta di quanto fosse allegra l'atmosfera. Da un lato dunque il cavalier disarcionato vedeva venuta l'occasion di consumare una vendetta; dall'altro Canio e il suo governo facevano quadrato pur di non ceder manco un passo all'avversario. Nel mezzo dello scontro venne altresì coinvolta un po' tutta la truppa col risultato di una grande confusione e con il governo e Canio messi ormai alle strette. Alla fine li trasse dall'assedio il Generale che, arrivato con le armi, impose la tregua ai contendenti, così salvando Canio e il governo dalla resa.













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