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venerdì 20 febbraio 2015

IL GIORNO DOPO












Finita la seduta, passato il giorno dopo, inizia un altro giorno; lo si spera. L'agguato è stato brutto; Canio lo aveva programmato, sapeva che avrebbe provocato una reazione, la voleva; non era di certo la prima, questa volta; si era, persino, un'altra volta anche scusato. Comunque così è stato; importante è buttare un po' di fango ingiusto addosso all'avversario e subito chiamare a dar man forte l'ala estrema che, sempre a difesa del suo Capo, bivacca in mezzo ai banchi. Raggiunto il giorno dopo, gli spiace al Capo di quel Gruppo, il Professore; garantisce di aver formalizzato una richiesta intesa a riportare la calma e il rispetto dentro l'aula, ma quanto all'esito di essa si affida allo spirito che è santo. E' vero, si va verso la fine; si chiede ancora e soltanto un poco di pazienza, ma questo clima, ad arte alimentato, non sembra comunque che sia giustificato. Del peggio non sembra dunque ci sia fine; la truppa reclutata che tace, ormai da sempre nel merito degli atti da votare, chiamata dal gran Capo insorge come un uomo, da destra alla sinistra, tifando come se fosse anche allo stadio. In mezzo a sto bivacco scalmanato, si alza dal suo scanno il Professore, cartella e sciarpa sotto il braccio, si guarda ormai spaesato e stralunato. Finita così quella gazzarra che è stata alimentata per colpire colui che a nulla può essere imputato, sapendolo lontano mille miglia da intrighi e affari che girano intorno a sto Palazzo, si accinge proprio ora questo Canio a tenere il secondo atto del teatro. Invece di rispondere in Consiglio, ha in corso un pubblico spettacolo; scenario predisposto è il cantiere per il porto e, dietro il sipario, già si muovono gli attori del prossimo appuntamento elettorale.



 

               

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