Aspettando Godot
Questo del titolo è, forse, il motivo vero e vincente dell’avventura iniziata da Canio e che, passata ormai da molte miglia la boa di mezza via, sembra essersi arenata nelle secche dove la caravella, con tutta la sua ciurma, è stata condotta dal suo comandate che, pare, abbia perso anche la bussola. Ogni tanto la vedetta, arrampicata sull’albero maestro, lancia anche un grido: “ terra, terra”. Tutti accorrono a guardare oltre le mura e c’è chi giura di vederla quella terra; altri invece non la vedono, ma ugualmente si convincono che c’è, messa in fondo all’orizzonte di un mare che è liscio di bonaccia, senza manco un refilo di vento che porti una speranza. Poi sale sul ponte il primo comandate, l’ammiraglio, anch’egli butta lo sguardo oltre l’orizzonte e, dopo averlo scrutato, bene bene, dentro il suo lungo cannocchiale, chiede il silenzio e da la conferma tanto attesa: “ terra”. Partono subito gli ordini per preparare l’imminente sbarco di conquista della terra che fu quella promessa e per un po’, tanto è il fervore, che anche la navicella sembra ballar sul mare così calmo e senza onde. Il comandate è forse quello più raggiante, subito si butta dentro la cabina a preparare il suo bagaglio per lo sbarco e tanto sono tutti indaffarati e tribolati che nessuno più guarda verso terra. Sarà per il sole che picchia al tropico del cancro, sarà per il caldo che arriva anche a 40, sarà per la brezza che non spira manco un filo, quando giunge l’ordine di calare le scialuppe e prender terra, la terra non c’è più. Chi è stato ? Grida l’ammiraglio comandante, vuole che gli portino il colpevole che se ne è andato con la terra, insiste, chiama a rapporto gli ufficiali, raduna tutta la ciurma sotto il castello della poppa, tiene un’arringa perché si trovi il reo cui strappar la confessione e riprender il mal tolto: la terra che non c’è.
Fine della storia; la navicella colorata, con tutta la sua ciurma mercenaria variopinta, se ne starà in balia del mare senza vento, ad aspettare la terra, promessa di conquista, che l’ammiraglio comandante vedeva dentro il cannocchiale mezzo truccato dal suo secondo, un gran burlone.
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