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martedì 7 aprile 2015

LINEE GUIDA

 
 


Da più parti si è sentita la richiesta di un programma e di conoscere intenzioni. Questo non è ancora un programma, ma vi si avvicina, sono soltanto linee per un programma, con magari una qualche "incursione" in qualche dettaglio, ma le azioni e le misure che serviranno per consolidarlo e attuarlo, saranno declinate più avanti. Ora si vuole saggiare il terreno e raccogliere commenti, impressioni e opinioni, poi se i più saranno positivi seguirà il resto.



Dalla città trasparente alla città solidale potrebbe essere il titolo con cui presentarlo e qui lo postiamo per intero.







E' sufficiente conoscerla anche soltanto da turisti per cogliere gli elementi delle sue criticità e i suoi ritardi. Molti hanno promesso di riportarla ai fasti del passato, ma a guardarci attorno non sembra che ci siano riusciti.

Anche questo programma, o meglio queste linee per un programma, ci provano offrendo un progetto a chi l'attende da tempo. E' una scommessa per la costruzione di un futuro prossimo la cui realizzazione dovrà impegnare almeno un decennio, ma che una volta avviato non si dovrà più lasciarlo, fintanto che esso sarà compiuto.

La città è il turismo e il turismo è la missione della città; è stato il suo passato, è ancora il suo presente, sarà e dovrà essere il suo domani.

Il turismo è attrarre, accogliere e ospitare, è offrire, innanzi tutto qualità; non è deludere.

Le politiche e i programmi della cittadina devono perciò ruotare intorno a questo tema; non possono abbandonarlo o tradirlo per un'altra missione, perché non ce n'è un'altra valida.

Possiamo, però, cercare di coniugare meglio questo tema rispetto alle tante azioni e funzioni cui un Comune deve guardare e perseguire ?

Ci proviamo ed anche in relazioni a temi che, in apparenza, potrebbero non sembrare avere una relazione con esso.

Sono però soltanto linee per un programma, con magari una qualche "incursione" in qualche dettaglio, ma le azioni e le misure che serviranno per consolidarlo e attuarlo, saranno declinate fra qualche giorno. Ora si vuole saggiare il terreno e raccogliere commenti, impressioni e opinioni, poi se i più saranno positivi seguirà il resto.







La città trasparente: è quella che offre ai cittadini lo strumento d'informazione; deve essere il più diffuso, il più aperto e il più semplice che ci possa essere. Quello dove tutti possano leggere i progressi, ma anche le difficoltà; un libro aperto, giorno dopo giorno, che dia conto dei passi, felici o meno, dei successi e degli insuccessi, dei progetti, dei costi, dei tempi, dei modi con cui si costruisce e si mantiene la città pubblica. La città informata è una città trasparente.




La città "pulita":Niente è più capace a far cadere sospetti e diffidenze, ma anche di allontanare le tentazioni, di quanto lo possa un sistema che allarga la conoscenza, che la diffonde e che non nasconde proprio nulla. La città trasparente e informata diventa anche una città pulita, cioè una città legale, dove il diritto di ognuno non è un privilegio e dove non conta il colore di un governo o la "promessa" di un governante.




I Governanti: Ce li immaginiamo un po' come quelli della protezione civile; dei volontari addestrati che nessuno ha obbligato, ma se hanno deciso di provarci debbano poi mettercela tutta; quanto al compenso, se proprio devono rinunciare a un po' di lavoro, ci può stare, altrimenti che sia una sorte di rimborso spese, nulla di più.




Il metodo: i volontari al governo lavorano insieme, la guida è importante, ci vuole, ma non basta. L'assemblea è solo un momento, quello più pubblico e più noto, ma chi lì poi è chiamato a votare per decidere lo deve fare con convinzione, non soltanto per adesione. Le commissioni come il luogo dove e prima, maggioranza e non, devono studiare, conoscere e confrontarsi. Nessun muro andrà alzato e se chi si oppone lo farà con onestà d'intelletto, non dovrà trovare ostacoli a farlo; così lo vuole una democrazia matura.




Il Palazzo: contiene la macchina a servizio del governo, ma le difficoltà oggi sono molte. Non tutte le ruote girano al meglio, e se una gira più lenta anche le altre poi frenano e rallentano. L'obiettivo è che girino tutte alla stessa velocità così che nessuna faccia da freno. Quelle motrici debbono essere poche e ben funzionanti, le altre debbono tenere il passo.




Il denaro: è quello che serve per far muovere e tenere in vita, un po' tutta la macchina. E' sufficiente ? Forse è anche troppo per far vivere solo la macchina; si può provare a vivere con meno, non si soffrirà, anzi. Questa è infatti la prima scommessa, spendere meno spendendo meglio e con quello che si risparmia investire per far crescere la città pubblica. Per il resto; il monitoraggio attento e l'accesso ai bandi dei fondi della CE e aprire i bandi locali alle imprese che vogliono rischiare di impegnarsi nella parte della cittadina pubblica che può essere produttiva. Da sola e senza ricorso a queste vie la cittadina non ce lapuò fare.




Il patrimonio: Sono tutti i pubblici beni, ma non tutti sono in salute, anzi. Una parte è o potrebbe anche essere una risorsa economica, non solo un costo; un'altra parte è un po' come l'arredo di una casa, ma il suo stato è traballante; un'altra fornisce anche servizi, un poco in chiaro/scuro. Bisogna conoscerlo, monitorarne il suo stato, stimare il suo ripristino, metterci un po' di risorse e, con priorità e razionalità, rimetterlo in sesto, poi va conservato, al meglio e qui la declinazione sarà lunga.




Il progetto del territorio: è l'atto più difficile, quello su cui si rischia il compromesso o la caduta, eppure è l'atto più saggio che deve essere compiuto. Il territorio non è una terra di conquista e neppure una terra d'abbandonare; è un bene collettivo da conservare, ma la città su questo tema è, probabilmente, divisa. Le ricette possono essere diverse, ma forse la soluzione più "semplice" è un progetto di grande manutenzione, che abbandoni, per sempre, gli eccessi dei volumi ad ogni costo, ma ne conceda solo nella quantità utile a che venga restituita alla città pubblica la parte dovuta e necessaria che essa reclama. Che risolva poi i molti nodi del degrado, privato e pubblico, che conservi e valorizzi l'impianto dei borghi collinari e non lo alteri ancora di più, investendo soldi pubblici su quelli di terra e su quelli di lago, che incentivi la conservazione e non il consumo, dentro un progetto ampio dove tutto deve stare sotto il principio, trasformato in regola, che se la città è turismo, il turismo è in quanto il territorio ereditato è stato nel passato e dovrà essere anche nel futuro il suo marketing; Dubai non ha da abitare qui.




La movida: Il fronte lago è il ricordo di un periodo che fu quello felice, oggi è l'immagine di una stagione che è un po' meno felice. Il retro del fronte verso il lago ci sta anche provando, ma la mano pubblica è distratta, dimentica di fare la sua parte. Rimetterci le mani, sul fronte e sul suo retro, rifare la cornice pubblica dentro la quale agiscono i soggetti commerciali, diventi il progetto di un rilancio che, dietro un'eccellente qualità attragga le nuove attività in un ambito rinnovato, motore della sua stessa economia. Il porto, se verrà, non sia soltanto una rimessa, ma un approdo, un accesso in più, un' opportunità di sbarchi nuovi per una nuova clientela.




La città senz'auto: liberare la cittadina dalle auto in sosta o alla ricerca di una sosta impossibile, significa restituirle più spazio e più libertà di movimento e quindi più turismo; significa trovare spazio nuovo e maggiore per le auto; nessuna rivoluzione con portali a destra e a manca, ma una soluzione pratica, economicamente sostenibile, logica, comoda, funzionale e che possa attrarre investimento capace di realizzare il progetto, diversamente la cittadina non ce la può fare.




Il turismo nuovo: La cittadina non chiuda i battenti il 31 di ottobre; cambi scenario, ne apra un altro diverso, accattivante e stimolante, si inventi la stagione d'inverno. Prenda un contenitore, sin tanto che la Palazzola non sarà una realtà, quello che c'è basta e avanza, non sta facendo nulla o quasi, lo apra ogni fine settimana, s'inventi una grande mostra all'anno e la metta lì, ci metta anche dei soldi per promuoverla in l'Italia e in Europa; riapra come fosse primavera, apra le delizie dei giardini invernati e sconosciuti sull'acqua delle sue isole, rallegri le sue serate e per due volte la settimana ci provi a vivere d'inverno.




Il Palacongressi: fu l'esempio, attuato, di una felice intuizione che anticipò tempi e soluzioni; è stato un motore importante, ospitando eventi e appuntamenti che hanno sostenuto l'economia del turismo. Nel mutamento delle stagioni è stato emulato da altri, ma l'investimento più recente non ha prodotto l'effetto sperato, paradossalmente sembra abbia coinciso con il suo declino. Se il turismo congressuale è andato in crisi, bisogna trovare un'altra missione che si affianchi a esso e lo sostenga. Lo scatolone oggi vuoto deve ritornare a essere un motore capace di girare a favore dell'economia locale. Un'indicazione l'abbiamo già data, bisogna andare oltre, impegnando il nuovo gestore in un negoziato capace di trovare soluzioni efficaci e condivise.




Spazio Liberty: Un piccolo motore di cultura da far crescere; la biblioteca che allarga il suo campo d'azione e d'intervento. La Palazzina Liberty non più soltanto una promessa sempre rimandata, ma una sede rinnovata, uno spazio aperto, integrato con il centro non separato, un luogo di aggregazione che raccolga istanze anche diverse e a cui dia una risposta adeguata. Giovani e meno giovani dovrebbero trovarvi il loro luogo d'incontro, d'interessi, di curiosità e di risposte; un progetto sempre in progress, mai in standby.




Il cittadino debole: Nessuno deve stare indietro; la cittadina, a volte esclusiva, deve essere anche inclusiva. Il bisogno, magari oggi anche sommerso, dell'età o dello stato, va conosciuto e aiutato; a esso bisogna avvicinarci sempre di più per dare la risposta ampia, estesa e più adeguata, moltiplicando l'effetto che le risorse consentono. Le risorse sono quelle economiche, quelle delle strutture e dei servizi pubblici, ma anche del volontariato; le une accanto alle altre in un progetto comune di sostegno e d'inclusione.




Il cittadino nuovo: E' nuovo lo straniero che qui lavora e si integra e il cui bisogno, sia esso burocratico o culturale va interrogato e, se possibile, soddisfatto con servizi e risposte adeguate e a esso mirate. E' nuovo chi qui è nato, vi ha le sue radici e qui deve crescere. Il sostegno, più ampio, va dato all'istituzione scolastica e alle sue necessità che vanno oltre il campo, strettamente, formativo, confermandosi nelle forme e nei modi economicamente sostenibili, ma sempre più efficaci e più innovativi. I servizi prescolari, oggi tutti convenzionati, devono essere verificati nella loro capacità di soddisfare integralmente la domanda, a livelli di accesso, economicamente, sostenibili e se così non lo è, deve trovarsi la risposta adeguata al bisogno.




La città solidale: Se la città è operosa, ve ne è un'altra che convive con la prima; in parte non ha più impegni di lavoro, sono le teste d' argento; in parte hanno impegni di lavoro o di studio, ma li dividono con altro. Tutti sono una risorsa, impiegano tempo e ancora, una buona salute. Se possono già lo fanno, se richiesto lo farebbero ancora di più anche in ruoli di leaders; sono il motore che muove l'associazionismo volontario. Compaiono e ci accorgiamo di loro quando incappiamo in qualche bisogno; siano i volontari della CRI o quelli dei VVFF o della Protezione Civile o i donatori dell'AVIS. Quando ci sono, magari non sempre li vediamo, ma se non ci fossero ce ne accorgeremmo alla prima occasione. Se la cittadina non li aiuta, loro comunque aiutano la cittadina e per questo occorre ricordarci e non solo, che esistono.

 

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