In attesa che esca tutto il resto, riproponiamo li linee guida del programma, poi il programma lo saprete quanto prima
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Per una città Trasparente, Onesta, Solidale:
cominciamo il Domani
La città trasparente: è la città informata perché i cittadini possono conoscere in modo diffuso, aperto e semplice i progressi e le difficoltà; è un libro aperto, giorno dopo giorno, che da conto dei passi, dei successi e degli insuccessi, dei progetti, dei costi, dei tempi, dei modi con cui si costruisce, si trasforma e si mantiene la città pubblica; quella di tutti.
La città "pulita": è la città " legale"; quella dove cadono i sospetti e le diffidenze, ma anche quella da cui sono allontanate le tentazioni. Un sistema che allarga la conoscenza, che la diffonde e che non nasconde nulla è una città che respira. La città trasparente e informata è quindi la città pulita, dove il diritto di ognuno non è un privilegio e dove non conta il colore di un governo o la "promessa" di un governante.
Il metodo e i governanti: sono tutti volontari che lavorano insieme, la guida è importante, ci vuole, ma non basta; la volontà pure è importante, ma la formazione è essenziale. L'assemblea del Consiglio è solo un momento, quello più pubblico, ma chi lì è chiamato a votare per decidere lo deve fare con convinzione, consapevolezza e condivisione, non soltanto per adesione. Nessun muro sarà alzato se chi si oppone lo farà con onestà d'intelletto; così lo vuole una democrazia matura.
Il Palazzo: è la macchina a servizio del governo, con tante difficoltà. Non tutte le ruote girano al meglio, e se una gira più lenta, le altre poi frenano e rallentano. L'obiettivo è che girino tutte alla stessa velocità così che nessuna faccia da freno. Quelle motrici debbono essere poche e ben funzionanti, le altre debbono tenere il passo.
Il denaro: è quello che serve per far muovere e tenere in vita, un po' tutta la macchina. E' sufficiente ? Magari è troppo; sono 7 milioni ogni anno per far vivere solo la macchina; si vive anche con meno, non si soffrirà, anzi. E' la prima scommessa; spendere meno spendendo meglio e quello risparmiato va usato per far crescere la città pubblica. Per quello che invece non basta e necessità in più, occorre accedere ai bandi dei fondi della UE e aprire bandi locali alle imprese perché si impegnino a investire nella cittadina pubblica, quella produttiva. Non v'illudiamo; da sola e senza ricorso a queste vie non si può fare un salto di passo.
I beni pubblici:, quelli che sono di tutti, ma non tutti sono in salute. Una parte è già una risorsa, un'altra potrebbe diventarlo e non solo essere un costo; un'altra parte è un po' come l'arredo di una casa, ma il suo stato è traballante; un'altra fornisce anche servizi, un po' in chiaro/scuro. Bisogna conoscerlo, monitorarne il suo stato, stimare la spesa per il suo ripristino, metterci un po' di risorse e, con priorità e razionalità, rimetterlo in sesto, poi va conservato, al meglio e qui la declinazione delle cose da fare é lunga.
Progettare il territorio: è l'atto più difficile, quello su cui si rischia il compromesso o la caduta, eppure è l'atto più saggio che deve essere compiuto. Il territorio non è una terra di conquista, neppure una terra d'abbandonare; è un bene collettivo da conservare. La soluzione più "semplice" è un progetto di grande manutenzione, che abbandoni, per sempre, gli eccessi dei volumi ad ogni costo, ne conceda solo nella quantità utile a che venga restituita alla città pubblica la parte dovuta e necessaria che essa reclama. Siano risolti i troppi nodi del degrado, privato e pubblico, sia conservato e valorizzato, ma non alterato, l'impianto dei borghi collinari, s'investano soldi pubblici su quelli di terra e su quelli di lago, si incentivi la conservazione e non solo il consumo, dentro un progetto ampio dove tutto deve stare sotto il principio, trasformato in regola, che se la città è turismo, il turismo è il frutto del territorio ereditato e così dovrà essere se vorrà un futuro; Dubai non ha da abitare qui.
La movida: è il fronte lago, ricordo di un periodo che fu felice, oggi è immagine di una stagione un po' meno felice. Il retro di quel fronte ci sta anche provando, ma la mano pubblica è ancora troppo assente. Rimetterci le mani, sul fronte e sul suo retro, rifare la cornice pubblica dentro la quale si fa shopping, diventi il progetto di un rilancio che attragga anche nuove attività in un ambito rinnovato, eccellente, motore della sua stessa economia. Il porto, se alla fine verrà, non sia soltanto una rimessa, ma un approdo, un accesso in più, un'opportunità di sbarchi nuovi per una nuova clientela.
La città senz'auto: libera la cittadina dalle auto in sosta o alla ricerca di una sosta che non c'è e restituisce più spazio, più libertà e quindi più turismo; si fa consegnare le auto, le nasconde e le custodisce; nessun "portale" a destra o a manca, ma una soluzione pratica, economicamente sostenibile, logica, razionale, che attragga investimento capace di realizzare il suo progetto; diversamente la cittadina non ce la può fare.
Il turismo nuovo: è la cittadina che non chiude i battenti il 31 di ottobre, ma cambia lo scenario. Ne apre un altro diverso, accattivante e stimolante; s'inventa la stagione d'inverno. Prende il contenitore e sin tanto che la Palazzola non sarà una realtà, il Pala congressi basta e avanza e lo apra ogni fine settimana. Organizzi una grande mostra e la metta lì tutto un inverno, ci metta anche dei soldi per promuoverla ovunque; apra le delizie dei giardini invernati e sconosciuti sull'acqua delle sue Isole, rallegri le sue serate nei locali e per due giorni la settimana ci provi a vivere d'inverno.
Il Palacongressi: fu l'esempio di una felice intuizione, anticipò tempi e soluzioni; è stato un motore importante, sostenendo l'economia turistica per quasi mezzo secolo. Nel mutare delle stagioni è stato emulato da altri, ma l'investimento più recente non ha prodotto l'effetto, paradossalmente sembra abbia coinciso con un declino. Se il turismo congressuale è andato in crisi, bisogna trovare anche altre missioni. Lo scatolone oggi vuoto deve ritornare a essere un motore a servizio dell'economia locale. Un'indicazione per l'inverno l'abbiamo già data, bisogna andare oltre.
Lo spazio liberty: un nuovo contenitore per un piccolo motore di cultura da far crescere; la biblioteca che allarga il suo campo d'azione e d'intervento. La Palazzina Liberty non più soltanto una promessa, ma uno spazio riconquistato, aperto, integrato con il centro, un luogo di aggregazione, una risposta adeguata a istanze diverse. Giovani e meno giovani per ritrovare il loro luogo d'incontro, d'interessi, di curiosità e di domande e di risposte; un progetto anche ambizioso, sempre in progress, mai in standby.
Il cittadino debole: è quello che la cittadina, a volte esclusiva, deve riprendere a sé, ridiventando inclusiva. Il bisogno dell'età o dello stato, va conosciuto e sollevato; a esso bisogna avvicinarci sempre di più per dare la risposta ampia, estesa e più adeguata, moltiplicando l'effetto che le risorse consentono. Le risorse economiche, delle strutture e dei servizi pubblici, ma anche del volontariato; le une accanto alle altre in un progetto comune di sostegno e d'inclusione.
Il cittadino nuovo: Sono gli stranieri,il 10% dei residenti che, sempre più numerosi, qui lavorano e si integrano e il cui bisogno, sia esso burocratico o culturale va interrogato e, se possibile, soddisfatto con servizi e risposte adeguate e a essi mirate. E' nuovo chi qui nasce, vi mette le sue radici e qui deve passare il tempo della crescita. Gli sta accanto la scuola e la cittadina deve essere accanto alla scuola, dandogli Il sostegno, più ampio, di risorse e di strumenti. L'esistenza di un'adeguata offerta di servizi all'età prescolare va interrogata per comprendere meglio e di più sin dove oggi è coperta. Se c'è lo spazio e il bisogno occorre che la soluzione migliore sia trovata; forse un micronido.
La città solidale: La città è operosa,ma ve ne è un'altra; convive con la prima, in parte non ha più impegni di lavoro, le teste d' argento; in parte hanno impegni di lavoro o di studio, ma li dividono con altro. Tutti sono una risorsa, impegnano tempo e ancora, una buona salute. Se possono già lo fanno, se richiesto lo farebbero ancora di più anche in ruoli di leaders; sono il motore che muove l'associazionismo volontario. Ci accorgiamo di loro quando incappiamo in qualche bisogno; sono i volontari della CRI, quelli dei VVFF, della Protezione Civile, sono i donatori dell'AVIS, i volontari delle Pro loco e altri ancora. Non sempre li vediamo, ma se non ci fossero ce ne accorgeremmo alla prima occasione. Se la cittadina non li aiuta, loro comunque aiutano la cittadina e per questo occorre ricordarci e non solo, che esistono.
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