Prende fiato il Borgomastro; per l'anno di mandato che sarebbe il primo intero anno, già le voci della stampa ci dicono che i termini per fare previsioni, programmi e preventivi slitteranno, ben oltre l'inizio del prossimo anno. Questioni un po' complesse, legate alle novità legislative e normative, comunque già si parla di andare sino a maggio per fare i preventivi. La storia, peraltro, non è nuova, la regola che slitta è una costante e al tempo dell'Alcade la prassi di prendersi più tempo del dovuto era la regola. Se dunque il Borgomastro non la cambia, si rischia nell'anno in cui si allenta il vincolo del patto, di perdere del tempo e fare poco o quasi niente. Questione controversa comunque se sia meglio il non fare o il lasciar fare; questione controversa sapendo che il programma di mandato è scritto in bianco, cioè a dir scatola vuota e quindi ci può stare sempre una spiacevole sorpresa. Di cose, peraltro, da aggiustare prima ancora che da fare ce n'è un mare; il problema è però saperle fare, cioè senza sprecare, ma le riserve su questo sono ampie, motivate ed anche tante. Quanto invece al resto, alle novità su cosa mai vorranno fare, qui sovviene, per l'appunto, di aiuto al Borgomastro il differire previsioni, programmi e preventivi. Il debole governo di Bottini sul punto è insufficiente, decisamente scarso. E' fatto di uomini che sono logorati dall'aver occupato, troppi anni, le sedie del Palazzo, peraltro senza aver combinato di bene più di tanto, comunque nessuno di loro è un coraggioso; il capo del governo è pure un veterano, più scaltro degli altri, non c'è dubbio, ma il suo limite è un ostacolo, è un fatto conosciuto, non va mica nascosto; di donne, infine ce n'è una che, sin qui, legge pizzini. In questa condizione rimane insoluta la questione controversa, cioè se sia meglio il non fare o il lasciar fare.
Questo blog vuole essere una voce un poco fuori dal coro, sia per i contenuti che per il modo di raccontarli, libera e non condizionata proprio da nessuno, se non dal suo stesso autore. Non cercate però soltanto cronache locali, non ne troverete molte, ma note e commenti, mai troppo seri, per lo più intorno al Palazzo, luogo in cui non abbiamo più nessun particolare accesso, ma cercando, ugualmente, di tenere il fiato sul collo all' inquilino di turno perchè eviti guai. Buona lettura.
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martedì 20 ottobre 2015
NON FARE O LASCIAR FARE ?
Prende fiato il Borgomastro; per l'anno di mandato che sarebbe il primo intero anno, già le voci della stampa ci dicono che i termini per fare previsioni, programmi e preventivi slitteranno, ben oltre l'inizio del prossimo anno. Questioni un po' complesse, legate alle novità legislative e normative, comunque già si parla di andare sino a maggio per fare i preventivi. La storia, peraltro, non è nuova, la regola che slitta è una costante e al tempo dell'Alcade la prassi di prendersi più tempo del dovuto era la regola. Se dunque il Borgomastro non la cambia, si rischia nell'anno in cui si allenta il vincolo del patto, di perdere del tempo e fare poco o quasi niente. Questione controversa comunque se sia meglio il non fare o il lasciar fare; questione controversa sapendo che il programma di mandato è scritto in bianco, cioè a dir scatola vuota e quindi ci può stare sempre una spiacevole sorpresa. Di cose, peraltro, da aggiustare prima ancora che da fare ce n'è un mare; il problema è però saperle fare, cioè senza sprecare, ma le riserve su questo sono ampie, motivate ed anche tante. Quanto invece al resto, alle novità su cosa mai vorranno fare, qui sovviene, per l'appunto, di aiuto al Borgomastro il differire previsioni, programmi e preventivi. Il debole governo di Bottini sul punto è insufficiente, decisamente scarso. E' fatto di uomini che sono logorati dall'aver occupato, troppi anni, le sedie del Palazzo, peraltro senza aver combinato di bene più di tanto, comunque nessuno di loro è un coraggioso; il capo del governo è pure un veterano, più scaltro degli altri, non c'è dubbio, ma il suo limite è un ostacolo, è un fatto conosciuto, non va mica nascosto; di donne, infine ce n'è una che, sin qui, legge pizzini. In questa condizione rimane insoluta la questione controversa, cioè se sia meglio il non fare o il lasciar fare.
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