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martedì 15 marzo 2016

CARTA STRACCIA




Si arrende dunque il Borgomastro; non è ben chiaro se d'accordo col nemico o per sconfitta sua subita. Comunque si archivia Villa Aminta secondo le intenzioni proprietarie. Sospeso già l'esame in sede di Consiglio, ora ritorna la stessa identica proposta confortata, è il caso di dire proprio sì, dal solito parere legale di Pafundi che morire che una volta consultato dica no. Comunque il caso è chiuso, l'accordo siglato dal gran Canio è cancellato. Rimangono soltanto i soldi già dovuti e mai versati, quei 225 mila in euro. Comunque c'è del tempo, si versano mensili nei prossimi quattranni; sì è vero si aggiungono interessi, ma i tassi sono a terra e dunque è poca cosa e gli altri sfortunati pagarono il dovuto tutto quanto nell'anno ormai lontano 2000 e forse nove, mentre il nostro fortunato finisce di saldarli con solo due lustri di ritardo. Comunque una roba almeno è certa: finisce la presa dei fondelli nei confronti del popolo elettore; si chiude questa farsa durata sol sei anni; ora basta, l'inganno perpetrato almeno sta svelato, gli accordi sono stracci, la clausole son fasulle, i timbri sono falsi, le firme contraffatte. Evviva il Borgomastro; ha chiuso una questione con gran soddisfazione, lasciata già in sospeso dal suo predecessore ed ora liquidata con anche quell'alta sorveglianza del noto ormai Pafundi. Saranno poi narrate le cose intervenute: i soliti imprevisti, la nota a firma Anas (sic!), gli oneri eccessivi, gli impedimenti sconosciuti, insomma un quadro tragico, una sfiga senza limite che pare abbiano causato la fine del progetto. Non ultima ragione, si evita una lite, cioè facendo ciò che chiede la parte vincitrice, si firma anche la resa e questo sarebbe già un successo.






























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