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giovedì 17 marzo 2016

MEZZO CONSIGLIO






Ore 18 tutti in aula; un'aula che sta volta sta un po' stretta, non certo causa un pubblico impazzito di interesse per le pubbliche questioni, ma coinvolto per diversi suoi interessi che all'ordine del giorno sono in campo. Alla fine, dopo l'attesa, sarà anche un po' deluso perché un po' tutto è rinviato. Comunque si inizia senza indugio e dopo l'appello, il tema è quello caldo: Villa Aminta. Confessa il Borgomastro, confessa il suo peccato di averci anche creduto, confessa che forse l'ha presa sotto gamba, che la cosa è stata lasciata andare troppo lunga, ma confessati i suoi peccati lui chiede subito il perdono; lui chiede di votare il testo presentato che è uguale all'altra volta e che chiude, per sempre, questo "sogno". Insomma è stato un sogno, ma all'amaro ora risveglio si deve prender atto. Non c'è lo spazio, la parte ormai non tratta, sarebbe un contenzioso ed è meglio fare un brutto accordo che mettersi ora in lite. Se questo è il postulato, non c'è una conclusion che sia diversa; lo dice anche Pafundi che è meglio non far lite, insomma, mi dispiace, ma la cosa la risolvo, prendiamo quattro soldi e morta lì: Or parte minoranza che pare anche agguerrita. Il primo è il Comandante che illustra le sue tesi, che smonta la proposta usando un medesimo argomento di Pafundi. il testo presentato è debole e carente in assoluto sul punto che nasconde le ragioni di pubblico interesse che giustificano la revoca proposta. Sperequa tra le parti, concedendo a sola Villa Aminta di pagare il suo debito oltre tempo; insiste il Comandante chiedendo di trattare nuovamente con la parte, aprendo ai Consiglieri il tavolo all'accesso. Non meno contrariata è Severino, ricordando la lettera di Canio scritta la vigilia dell'ultimo giorno di mandato con cui rivolgeva a Villa Aminta la richiesta su cosa mai volesse fare. E' dura sul punto in cui concede a Villa Aminta ancora 4 anni per pagare quei soldi che tiene da sei anni. Non molla sul fatto che la revoca travolge anche il diritto concesso in superficie ed ora svanito con le carte. Non di meno è Bertolino; lui dubita dei costi richiamati, giudica non chiaro anche il parere emesso ora dall'Anas, si chiede qual sia la sicurezza che già ora vi sarebbe per chi transita senz'auto su quel tratto, ritiene si possano studiare altri percorsi che evitano i problemi sollevati. Sin qui il nostro Borgomastro ascolta tutti, i tempi di Canio son finiti, ma nel prender la parola ci delude. Non vede soluzione, disegna uno scenario ancor più nero, occorre prender atto, lasciare i nostri sogni e chiudere sta cosa. Arriva il Professore, inizia un po' un sermone che pare una lezione, poi intravvede una apertura con qualche emendamento e prende un po' di tempo. S'interrompe di colpo la seduta, si riuniscono in conclave e quando si riprende è sempre il Professore che illustra la sua di soluzione. Cancella il comma due, aggiunge il comma tre, divide il comma quattro, moltiplica per otto e quando lui finisce non cambia proprio niente. Ricorda quell'altro Professore, chiamato già Sottile che applica una regola che dice che se inverto nell'ordine gli addendi non cambio il risultato. Morale della favola, cancella nell'atto la proroga a pagare, ma aggiunge che se poi Villa Aminta la richiede, la Giunta gliela esamina e decide. E quanto a quel diritto che già era acquisito di dare, senza prezzo, in superficie anche il terreno per far la passeggiata, si revoca il diritto, ma si aggiunge che la Giunta negozia poi col Tipo che se mai un giorno benedetto nel prossimo lontano ormai improbabile futuro, qualcuno avesse voglia di riprendere il progetto, ebbene il Tipo si impegnasse a dare in via bonaria il terreno necessario. Peccato che bonario non vuole dire senza prezzo e questo forse è sfuggito alla pur agguerrita minoranza. Comunque su questa soluzione si va alla fine al voto, sta volta un po' complesso per via dei tanti emendamenti. Vi lascio immaginare qual sia stato l'esito scontato che ha visto rientrare nei ranghi del gruppo ora compatto il Fortis, la testa di ponte di Canio dentro il Consiglio. Morale della favola, non solo Villa Aminta si rimangia tutto quanto, ma ottiene migliori condizioni degli altri che furono suoi associati nella medesima variante. Un'opera grandiosa cui merita assegnare il nome di Sottile anche al nostro, per vero, più modesto Professore.











































































































































































































































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