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domenica 8 luglio 2012

IL SILENZIO DI UN INNOCENTE



Riprendendo il, quasi, quotidiano appuntamento, il tema non è quello dell’ultima di cronaca, quanto piuttosto passare un poco al vaglio il clima interno del Palazzo, quello che traspare in questi ultimi tempi o che, comunque, è quello che sembra di capire sbirciando dal di fuori. Autorevole esponente, capo del gruppo che siede nel Consiglio, munito di deleghe svariate, lo avete già capito, era l’emerito, il noto Professore. Usiamo un tempo, ormai, al passato non certo perché nostra la scelta, ma perché così ci sembra stiano,ormai, un po’ anche le cose. Andiamo un poco allora in ordine: era la voce ufficiale del suo gruppo, sugli argomenti di rilievo prendeva la parola senza affanno, impastava un buon sermone, il gruppo non fiatava, Lui chiudeva l’argomento. Mai sopra le righe, più spesso forse un poco sotto, comunque non tradiva la nascita e l’origine, insomma si, sapeva un po’ di muffa, ma alla fine l’aggiustava e anche Canio sembrava soddisfatto. Aveva qualche grado puntato sulle spalle; era passato in mezzo al fuoco durante la guerra dei novanta, uscito senza danno, Canio secondo lo aveva ora promosso passandogli la grana del piano di città, poi l’edilizia, poi anche il turismo dove aveva già brillato durante il Canio primo con un incarico speciale. Era di maggio che è passato, son solo poche righe, un breve annuncio, “lascia, per salute, la grana del piano di città”. Canio va in Consiglio dove non va invece il Professore che manco è ringraziato e lì, senza di Lui, che si votano lo stralcio. In quella stessa sera c’è anche un interpello sul turismo, ma Canio insiste per dare, ugualmente,  la risposta che un poco poi tradotta dice che le domande sul turismo van fatte a quelli del Distretto e non a quelli del Palazzo. Il Professore perde così un altro dei suoi gradi, rimane l’edilizia , ma cosa sia, persa ormai che è la delega urbanistica, nessuno più proprio lo sa. Ormai senza più gradi ritorna nel Consiglio e annuncia la risposta sul giallo di Palese, ma la  risposta lascia senza fiato, ha perso la memoria. E’ presente la sera del bilancio; prender la parola è un obbligo del capo del gruppo che comanda  nel Palazzo, è un segno distintivo e tutti aspettano il finale del sermone. Stavolta è però Lui che rimane senza fiato e l’aula passa al voto nel silenzio. Lo abbiamo sempre detto, giù il cappello, mai è stato, anche soltanto, sfiorato dal sospetto e il suo silenzio lo conferma: è un innocente.

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