Riprendendo il, quasi, quotidiano appuntamento, il tema non è
quello dell’ultima di cronaca, quanto piuttosto passare un poco al vaglio il
clima interno del Palazzo, quello che traspare in questi ultimi tempi o che,
comunque, è quello che sembra di capire sbirciando dal di fuori. Autorevole esponente,
capo del gruppo che siede nel Consiglio, munito di deleghe svariate, lo avete
già capito, era l’emerito, il noto Professore. Usiamo un tempo, ormai, al
passato non certo perché nostra la scelta, ma perché così ci sembra stiano,ormai,
un po’ anche le cose. Andiamo un poco allora in ordine: era la voce ufficiale
del suo gruppo, sugli argomenti di rilievo prendeva la parola senza affanno,
impastava un buon sermone, il gruppo non fiatava, Lui chiudeva l’argomento. Mai
sopra le righe, più spesso forse un poco sotto, comunque non tradiva la nascita
e l’origine, insomma si, sapeva un po’ di muffa, ma alla fine l’aggiustava e
anche Canio sembrava soddisfatto. Aveva qualche grado puntato sulle spalle; era
passato in mezzo al fuoco durante la guerra dei novanta, uscito senza danno,
Canio secondo lo aveva ora promosso passandogli la grana del piano di città,
poi l’edilizia, poi anche il turismo dove aveva già brillato durante il Canio
primo con un incarico speciale. Era di maggio che è passato, son solo poche
righe, un breve annuncio, “lascia, per salute, la grana del piano di città”. Canio
va in Consiglio dove non va invece il Professore che manco è ringraziato e lì,
senza di Lui, che si votano lo stralcio. In quella stessa sera c’è anche un
interpello sul turismo, ma Canio insiste per dare, ugualmente, la risposta che un poco poi tradotta dice che
le domande sul turismo van fatte a quelli del Distretto e non a quelli del Palazzo.
Il Professore perde così un altro dei suoi gradi, rimane l’edilizia , ma cosa sia,
persa ormai che è la delega urbanistica, nessuno più proprio lo sa. Ormai senza
più gradi ritorna nel Consiglio e annuncia la risposta sul giallo di Palese, ma
la risposta lascia senza fiato, ha perso
la memoria. E’ presente la sera del bilancio; prender la parola è un obbligo
del capo del gruppo che comanda nel Palazzo,
è un segno distintivo e tutti aspettano il finale del sermone. Stavolta è però
Lui che rimane senza fiato e l’aula passa al voto nel silenzio. Lo abbiamo
sempre detto, giù il cappello, mai è stato, anche soltanto, sfiorato dal
sospetto e il suo silenzio lo conferma: è un innocente.
Questo blog vuole essere una voce un poco fuori dal coro, sia per i contenuti che per il modo di raccontarli, libera e non condizionata proprio da nessuno, se non dal suo stesso autore. Non cercate però soltanto cronache locali, non ne troverete molte, ma note e commenti, mai troppo seri, per lo più intorno al Palazzo, luogo in cui non abbiamo più nessun particolare accesso, ma cercando, ugualmente, di tenere il fiato sul collo all' inquilino di turno perchè eviti guai. Buona lettura.
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