Visualizzazioni di pagine: ultimo mese

martedì 4 giugno 2013

IL CASTELLO DI CARTE


La metafora si presta al nostro caso, la “ Zanetta”, messa in moto per farci un casermone e costruita, sin qui, solo di carta. Canio ci prova a costruire il modellino con le carte; ci mette il primo piano, poi il secondo, poi arriva sino al terzo e tutto va per terra. Riparte un’altra volta: un, due, tre, sta volta arriva al quarto piano, ma è distratto e crolla tutto. Canio comunque non demorde e ci riprova. Sta volta arriva al quinto, è soddisfatto, si ferma un poco ad ammirare il risultato, ma arriva un rifolo di vento e crolla tutto. Canio, sta volta, è indispettito; voleva già mostrare il risultato al committente e, sul più bello, quel rifolo di vento dispettoso l’ha fregato. Occorre ripartire subito da capo; mettere le carte, e sono tante, una sull’altra, tenerle tutte in equilibrio e poi sperare di arrivare sino al tetto.  Da solo Canio di più non ce la fa, così cerca l’aiuto di amici esperti nei castelli. Arrivano e si mettono, allora, intorno  al tavolo del gioco; con attenzione e mille precauzioni rifanno il primo piano, poi il secondo, arrivano su sino anche al sesto e Canio lo ammira soddisfatto, è anche un po’ estasiato, ma quando manca solo un altro mezzo piano, gli viene uno sternuto formidabile improvviso e il vento provocato distrugge quel lavoro in un secondo. Gli amici lo guardano di brutto, lui certo si schernisce, è dispiaciuto, ma subito anche insiste di rifare il tutto ancora un’altra volta. Gli amici diventano perplessi, qualcuno dice che, forse, quel castello è troppo grande….., magari farne due più piccolini ? Ma Canio insiste e  batte i piedi, fa i capricci, non c’è verso, urla e strilla il Sindaco bebè ed ordina, di brutto, la ripresa dei lavori con le carte. Sta volta stanno attenti, procedono in silenzio, ognuno ha la sua carta che mette al posto giusto e Canio, per evitare danni, sta a guardare a debita distanza. Sta volta l’opera va avanti, si ferma a mezza altezza, poi riprende la salita verso il tetto progettato. Si è messo sul il terrazzo dell’ultimo dei piani, ci manca di appoggiarvi la suite ed è, ormai, fatta. E’ l’ultima carta con la firma: “ Canio Di Milia imperatore” . La prende, vi verga con l’inchiostro un bello scarabocchio e poi il sigillo. Gli dicono che è meglio anche di no, perché il sigillo pesa un po’, insiste il nostro Alcade, vuole che rimanga la traccia imperitura del passaggio sulla terra di Canio il primo imperatore. Così prendono sta carta in sovrappeso e la depongono con cura sopra il tetto. E’ fatta, è tutto in equilibrio una sull’altra e intorno a sto castello si mette in posa la squadra dei lavori con lui messo nel centro. Partono i flash e le riprese, c’è anche una bottiglia che fa il botto, quattro parole poi da repertorio e battono le mani i convenuti.  La festa è subito finita, si perdono i presenti a dialogare, tra loro, soddisfatti. Si sente, sul più bello, un lieve ticchettio, quasi paresse un tremolio, si, sembrava anche quasi fosse un po’ un formicolio. Qualcuno guarda quel castello, sembra intatto, sembra ma quando lo guardano un poco più vicino, vedono le  carte che fanno da pilastri al primo piano un po’ flesse, poi guardano anche meglio e lo stesso lo sono quelle del piano superiore e poi quelle del terzo, così quelle del quarto, del quinto e poi del sesto. L’unico intatto è quello che sta sopra il terrazzo, quello che sta col sigillo sovrappeso, ma che sta collassando tutti gli altri. Così, lento ed impercettibilmente il castello appena inaugurato sta crollando, piegato da quel sigillo messo sovrappeso. Tempo un quarto d’ora c’è un mucchio di carte sopra il tavolo dove ci stava già quel suo  castello, di carte appunto come sta nel titolo del post, quello di oggi 4 di giugno  2000 e 13.

Nessun commento:

Posta un commento