La metafora si presta al nostro caso, la “ Zanetta”,
messa in moto per farci un casermone e costruita, sin qui, solo di carta. Canio
ci prova a costruire il modellino con le carte; ci mette il primo piano, poi il secondo,
poi arriva sino al terzo e tutto va per terra. Riparte un’altra volta: un, due,
tre, sta volta arriva al quarto piano, ma è distratto e crolla tutto. Canio
comunque non demorde e ci riprova. Sta volta arriva al quinto, è soddisfatto,
si ferma un poco ad ammirare il risultato, ma arriva un rifolo di vento e
crolla tutto. Canio, sta volta, è indispettito; voleva già mostrare il
risultato al committente e, sul più bello, quel rifolo di vento dispettoso l’ha
fregato. Occorre ripartire subito da capo; mettere le carte, e sono tante, una
sull’altra, tenerle tutte in equilibrio e poi sperare di arrivare sino al
tetto. Da solo Canio di più non ce la
fa, così cerca l’aiuto di amici esperti nei castelli. Arrivano e si mettono, allora, intorno
al tavolo del gioco; con attenzione e
mille precauzioni rifanno il primo piano, poi il secondo, arrivano su sino anche
al sesto e Canio lo ammira soddisfatto, è anche un po’ estasiato, ma quando
manca solo un altro mezzo piano, gli viene uno sternuto formidabile
improvviso e il vento provocato distrugge quel lavoro in un secondo. Gli amici
lo guardano di brutto, lui certo si schernisce, è dispiaciuto, ma subito anche
insiste di rifare il tutto ancora un’altra volta. Gli amici diventano
perplessi, qualcuno dice che, forse, quel castello è troppo grande….., magari
farne due più piccolini ? Ma Canio insiste e batte i piedi, fa i capricci, non c’è verso,
urla e strilla il Sindaco bebè ed ordina, di brutto, la ripresa dei lavori con
le carte. Sta volta stanno attenti, procedono in silenzio, ognuno ha la sua
carta che mette al posto giusto e Canio, per evitare danni, sta a guardare a
debita distanza. Sta volta l’opera va avanti, si ferma a mezza altezza, poi
riprende la salita verso il tetto progettato. Si è messo sul il terrazzo dell’ultimo
dei piani, ci manca di appoggiarvi la suite ed è, ormai, fatta. E’ l’ultima carta
con la firma: “ Canio Di Milia imperatore” . La prende, vi verga con l’inchiostro
un bello scarabocchio e poi il sigillo. Gli dicono che è meglio anche di no, perché
il sigillo pesa un po’, insiste il nostro Alcade, vuole che rimanga la traccia imperitura
del passaggio sulla terra di Canio il primo imperatore. Così prendono sta carta
in sovrappeso e la depongono con cura sopra il tetto. E’ fatta, è tutto in equilibrio
una sull’altra e intorno a sto castello si mette in posa la squadra dei lavori
con lui messo nel centro. Partono i flash e le riprese, c’è anche una bottiglia
che fa il botto, quattro parole poi da repertorio e battono le mani i convenuti.
La festa è subito finita, si perdono i presenti
a dialogare, tra loro, soddisfatti. Si sente, sul più bello, un lieve
ticchettio, quasi paresse un tremolio, si, sembrava anche quasi fosse un po’ un
formicolio. Qualcuno guarda quel castello, sembra intatto, sembra ma quando lo
guardano un poco più vicino, vedono le
carte che fanno da pilastri al primo piano un po’ flesse, poi guardano
anche meglio e lo stesso lo sono quelle del piano superiore e poi quelle del
terzo, così quelle del quarto, del quinto e poi del sesto. L’unico intatto è quello
che sta sopra il terrazzo, quello che sta col sigillo sovrappeso, ma che sta collassando
tutti gli altri. Così, lento ed impercettibilmente il castello appena inaugurato
sta crollando, piegato da quel sigillo messo sovrappeso. Tempo un quarto d’ora
c’è un mucchio di carte sopra il tavolo dove ci stava già quel suo castello, di carte appunto come sta nel titolo
del post, quello di oggi 4 di giugno 2000
e 13.
Questo blog vuole essere una voce un poco fuori dal coro, sia per i contenuti che per il modo di raccontarli, libera e non condizionata proprio da nessuno, se non dal suo stesso autore. Non cercate però soltanto cronache locali, non ne troverete molte, ma note e commenti, mai troppo seri, per lo più intorno al Palazzo, luogo in cui non abbiamo più nessun particolare accesso, ma cercando, ugualmente, di tenere il fiato sul collo all' inquilino di turno perchè eviti guai. Buona lettura.
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