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venerdì 30 agosto 2013

LE RAGIONI DI MERITO




Un po’ perché la cronaca sta scarsa, un po’ perché l’approfondimento non è che poi guasta, ecco che stamane mettiamo un pezzo dell’altra lunga parte della relazione finale intorno alla ”Zanetta”. E’ l’inizio della parte anche un po’ tecnica, ma questa qui tocca ancora le cose che si dicono "di merito", le altre  parti, quelle che toccano i vizi del diritto: l'ipotesi penale e l'illegittimità degli atti,  per ora non ve la postiamo, sono infatti materie d'avvocati. Ne parleremo, se sarà il caso, soltanto un po’ più in là nel tempo e poi vedremo.
 

LE RAGIONI DI MERITO

 Lo stralcio, privilegiato tassello di un più ampio e devastante progetto urbanistico, mira a alterare  il territorio nelle sue parti pregiate, cioè quelle che erano il frutto ed il risultato della intervenuta modificazione,  storicamente sedimentata  e che, per effetto della qualità degli  interventi succedutisi dall’ottocento, ma anche prima, e poi sino ai primi del novecento, ha fatto si che si aggiungesse valore alla qualità ambientale e paesaggistica dei luoghi. Tale valore viene qualificato in termini di sistema dei parchi e delle ville storiche e tanto è il suo valore che, unitamente al quadro paesaggistico/ambientale d’insieme dell’area del golfo, entro cui si colloca, è stato oggetto di candidatura, ahinoi crediamo ormai perdente, per l’inserimento nell’elenco dei siti tutelati dall’UNESCO.
La variante, di cui lo stralcio ne costituisce una significativa anticipazione, interferisce, pesantemente, su questo quadro paesaggistico/architettonico/ambientale consolidato, alterandolo in maniera non  reversibile.
Assumendo come variabile indipendente lo stato di colpevole e procurato abbandono di alcuni significativi siti del sistema sopra descritto, la variante, mistificando i suoi reali intenti modifica, pesantemente, le possibilità legali ed effettive di trasformazione delle aree da essi occupate e dietro il velo mistificatorio appunto del recupero architettonico, mostra invece l’inserimento di pesanti nuovi volumi edilizi che, per le loro dimensioni, sia in termini di “sul”, che di “non sul” e quindi di conseguenti volumi geometrici effettivi, comporteranno, non certo, il recupero, in una nuova condividibile funzione ricettivo turistica di alta classe, di questo tassello del  sistema dei parchi e della ville storiche, ma la sua pressoché definitiva e irreversibile alterazione con accostamenti di stili, di scale edilizie e di soluzioni progettuali assolutamente inopportune, anzi e di più, anche  illegittime.
Una variante stralcio dunque che incide su caratteri identitari, universalmente riconosciuti del paesaggio, sottraendo ad una attenta gestione pubblica di governo un bene annoverabile tra i beni comuni, restituendolo invece e pienamente a quella che è la sua funzione, ci verrebbe dire, più banale, cioè al libero sfruttamento economico e di mercato.
Il massimo dei paradossi possibili si compie, l’esistenza del sovrapporsi sull’area di ben cinque vincoli di natura paesaggistica e culturale, diretti ed indiretti con le loro severe enunciazioni e richiami, non sono stati sufficienti per obbligare questa Assemblea  a compiere,  prima, una severa autocritica e poi a spostare la barra del timone verso un esito della variante rispettoso di quei vincoli. Quanto al comportamento di quei soggetti  esterni chiamati a vigilare su quei vincoli e sulle loro prescrizioni ed enunciazioni, questo è un altro capitolo non certamente terminato a cui ci dedicheremo anche dopo l’odierna chiusura di questa pagina.
Nessuna alternativa seria, condivisibile e compatibile con il quadro del sistema paesaggio descritto più sopra e con il quadro vincolistico richiamato, è stata messa in campo dall’Amministrazione, unicamente attenta al soddisfacimento completo ed assoluto della Committenza, così proseguendo un processo di irreversibile mutazione genetica dei luoghi che, paradossalmente per i suoi autori,  trascinerà l’economia turistica verso livelli di qualità inferiore e di numeri, insostenibili, maggiori. Altro che cittadina a 5 stelle capace di intercettare i nuovi flussi del turismo ricco delle economie emerse ed emergenti, ma caserme alberghiere pronte a proporre offerte a prezzi di saldo pur di colmare i vuoti lasciati da un turismo di pregio che si sposterà o andrà verso altre direzioni .
Il carattere identitario  di un  territorio  il cui  valore è riconosciuto anche oltre i suoi confini, colpevolmente lasciato alla libera disponibilità del suo debole governo locale, si perde anche e soprattutto per scelte come quella che viene compiuta in una serata distratta per la data in cui è collocata ed inopportuna per gli accadimenti nel frattempo intervenuti.
Non sono queste parole nuove, ma mi sembra che richiamarle ancora quando ormai la speranza è ultima e debole, possano ancora chiosare al meglio, queste considerazioni di merito: vi è un debito nei confronti non solo di una cittadinanza che vi ha votato, ma anche verso un’ utenza del territorio che privilegia questa cittadina  nelle sue scelte di soggiorno, di svago, di frequentazione, oserei dire di spesa. Senza di essa sarebbe un borgo quasi senza nome. Pensare che possiate fare tutto quello che una committenza ricca e senza concorrenza vuole, senza riguardo per alcuno, o meglio con solo un grande riguardo per quel qualcuno, è un atto di arroganza, contrario ad un diritto più universalmente, oggi, riconosciuto. Bisognava  quindi, di fronte ad una scelta così forte e, insisto irreversibile, guardare a valori più universalmente condivisi,  e questi valori oggi non si sposano con la prosecuzione dei sovvertimenti di una identità territoriale storicamente insediata e culturalmente riconosciuta, ma con quelli della sua conservazione e della sua valorizzazione, tutto il contrario dunque di ciò che questo Governo piccolo, debole, addirittura minuscolo ha compiuto e lascerà  in sua triste eredità.

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