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giovedì 4 aprile 2013

L'AULA E L'OSTERIA



Martedì dell’altra sera si è dimostrata, dunque, un’altra prova di quella che è questa stagione tanto infelice di un governo senza più neanche una ragione. Già il fissare quella data ed anche l’ora era la dimostrazione, quand’anche ci volesse, che quanto ad essere meschini nessuno più li batte. I temi della sera era tutti, meno uno, nostri bei giusti interpelli. Di questi, uno forse ne valeva un po’ più di tutti gli altri. Non mi riferisco però alla questione funiviaria, ma a quell’altra, cioè a discutere e capire dove è che c’è l’errore che ha  commesso Canio e il suo doppio lungo ormai tempo di governo che, giunto che è in dirittura di traguardo, non taglia il nastro, ma deraglia. Il documento messo a questo esame era curato, partiva forse anche da lontano, ma poi, subito dopo, arrivava ai giorni d’oggi e si sforzava di dare una risposta. Roba seria, mica propaganda, roba su cui sarebbe stato bello anche un confronto, no non dico mica solo uno scontro, dico un confronto. Eppure avete visto e sentito, o meglio avete letto cos’è che poi è successo. Quel che è successo è che Canio proprio ha evitato sia lo scontro che il confronto. Lo ha fatto comunque a modo suo, cioè nel modo che meglio non poteva, dimostrando ancor se mai ci fosse ancor bisogno, che Lui è quanto di peggio la cittadella oggi si merita e che pur si tenga. Presidente di un Consiglio a cui neppure passa in testa di svolgere lì funzione terza, l’unica attività che svolge è disturbare in ogni modo e maniera il relator di minoranza, ricordando a quello ogni secondo quanti siano ancor i minuti che ha a sua disposizione, ben evitando poi però che altri abbian pure a disturbare lo sventurato relatore. L’immagine che quel Consiglio ha dato, tra assenze prima e defezioni poi, tra un Presidente in stato agitatorio compulsivo  e un assessore pure, è che la differenza tra l’aula e l’osteria, ormai, svanisce. Detto sin qui pazienza, ne abbiamo viste anche peggiori, ma quando poi viene il tuo turno, ……….., rispondi. Arrivato invece il loro turno, gli assessori stanno zitti o erano già a casa, sta pure zitto anche quello che, non si sapeva fosse anche un po’ psichiatra, si era distinto per dar al relator di minoranza anche del matto, mentre Canio va in scena e, come sempre, imita il Duce, monopolizza lui la discussione, dice banalità e scemenze una dietro l’altra che nulla, ma proprio nulla hanno riguardo con le domande poste, poi trascende e chiude, ormai, col tasso endorfinico e neuronico assai alto. Questi signori sono i vostri eletti; teneteveli tutti quanti ancora per un po' ben tutti stretti.

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