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lunedì 2 marzo 2015

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Nelle urne per l'Europa uno soltanto ce l'ha fatta e la nostra cittadella che da sempre è di centro un po' di destra, questa volta, pure lei aveva cambiato e tifato per Matteo con l'effetto di riempirlo dei suoi voti insoddisfatti. Quel numero per cento, trenovezerosei, non lasciava poi lo spazio a questioni più di tanto; punto e stop aveva vinto. Le questioni vengon dopo; su qual uso farne poi di quel voto straabbondante. E difatti sino a ora, di quel voto, non si è vista la gestione; che si ha quasi l'impressione che sia stato esagerato, che abbia preso in contropiede chi quel voto ha ricevuto e che, adesso, sia in affanno a curarlo tutto quanto. Or che a maggio si va al voto, tutto quanto quel successo conseguito giusto l'anno che è passato, ove fosse conservato e utilizzato, ben avrebbe la speranza di portare nel Palazzo l'inquilino fortunato, ma il silenzio ripetuto del partito vincitore tuttavia non lascia scampo e sul piano pur locale, è un azzardo lo scommetter di ripetere il successo senza un leader un po' adeguato. Sto partito del per cento trentanovezerosei, rischia lui di diventare quel partito un po' di plastica che, per anni, ha chiamato l'avversario e con il fischio che si sogna il governo della Perla. Il servizio fatto a Canio e durato cinque anni or si paga, non c'è scampo, lo si paga tutto quanto, intessi e capitale. Quel servizio, assai gradito all'Alcade sventurato, ha ridotto il gran partito a tenere lo zerbino, ad alzare le manine tutte quante su, a comando, con l'effetto di un lavaggio del cervello completato e venuta la sua ora, manco forse n'ha sentore. Caricati, a questo punto, tutti quanti i passeggeri su un bel treno, or si scopre che quel treno non ha guida e neppure conduttori e che forse non ha meta, salvo l'attaccarlo poi al rimorchio di qualcuno che lo mette a sedere nel vagone rimorchiato. Scenderà poi da quel vagone quando il tempo sarà passato.

 

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