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giovedì 27 settembre 2012

DELITTO SENZA CASTIGO


 
Il delitto, anzi più d’uno, era accaduto nel Palazzo dove qualcuno, un po’  infedele, a legger le sentenze compilava le buste delle offerte, poi cambiava la casacca e faceva il giudice di gara dove apriva le offerte da lui, per conto d’altri, formulate. La giustizia comunque aveva fatto la sua parte, qualcuno patteggiava, qualcun’ altro condannava. Così almeno pur pareva e come recita la norma, i mercanti dovevano esser scacciati, per almeno 5 anni, fuor dal tempio a pedate nel sedere. Il condannato da un po’ se n’è già andato,  diversa sorte, invece, sembra esser toccata a quelli che fecero ricorso a patteggiare che, sembra di capire, ricorrendo alla italica furbizia, avrebbero, anzi hanno, questo è certo, affittato le aziende alle consorti e loro, immacolati, vanno avanti come prima e forse più di prima; partecipano alle gare le consorti e quando se le aggiudicano firmano il contratto con quelli del Palazzo, facendo affari, appunto,  come prima. Di questo andazzo, per il vero, se ne sarebbe accorto anche il governo centrale di Palazzo che rimetteva la questione nelle mani del già noto, ormai, Pafundi.  Costui, bisogna dirlo, è stato chiaro, più che chiaro; il rimedio è stato un sotterfugio assai vietato, bisogna, è anche sempre vero, verificare un po’di cose, ma  sembra proprio che, in questo caso, sia vietato; così recita Pafundi, ma non lui solo, nel parere  formulato e consegnato. Di questo bel parere prendiamo dunque atto perché, intanto, le cose sono fatte ed i mercanti se ne stanno ancor nel tempio indisturbati. Culpa dunque in eligendo o forse culpa in vigilando, chi lo sa ? 

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