Il tempo corre via veloce, non c’è rimedio, se perdi un colpo
non c’è storia, non lo riprendi e in questa breve carrellata, intanto, di tempo
ne è passato, non ci piove, quello residuo è un 25 di 100 di quello che era
pieno. Si guarda l’orologio, il tic e tac che intanto se ne va e di quel porto
maledetto ancora non c’è l’ombra. Sembrava cosa fatta: dai che ce la fai
ed è la prima volta, ma poi la cosa è
andata complicata da liti tra tutti i concorrenti; dai che un’altra volta
sembrava cosa fatta, ma poi la cosa si è fermata pure l’altra volta, il
progetto messo a gara faceva acqua da ogni parte; è venuta poi la terza volta, era una sberla
per la spesa, ma Canio annuncia che è data per risolta; passano tre o quattro
settimane, l’annuncio è ritirato e, per ora, è rimandato; marca male, anzi
malissimo che anche lo sponsor, ora, prende le distanze. Questa è la triste
storia che finisce di chi ci disse di dargli un po’ di voti che servivano a
scoprire il colpevole del porto, ma poi il primo dei colpevoli lui lo libera e
lo liquida e, adesso, passati un po’ di anni, finisce in paradosso che è
proprio Canio che rischia, invece, di diventare lui il solo dei colpevoli. C’è
quasi da non credere, doveva essere la storia di una fiaba a lieto fine, la
storia di un principino incoronato che diventa un re nel suo cammino ed invece,
sfogliando le pagine in diario, si scopre la verità più amara e meno lieta di
un re che perde per strada la corona .
I
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