Ore 21 siamo in aula, come ormai da sempre non c’è la maggioranza, o
meglio non c’è nel numero adeguato, Canio li aspetta ed ecco che, con circa un
quarto d’ora di ritardo, son tutti messi in fila sugli scanni. Vi rimarranno,
con sofferenza, per sole cinque ore a sentir affossar lo stralcio di Zanetta,
pure lui dentro nell’aula. Ne avevamo chiesto la presenza, ma stavolta il
dottore non è in aula. Minoranza, come noto, si rinnova, Severino ha presentato
dimissioni che da lì a poco Canio legge in aula e il giovane Diverio prende
posto e fa le prove, o meglio ci riprova. Comunque sia, risolte che saranno, da
lì a poco tutte le questioni che son preliminari, entra nel vivo la serata.
Canio non fa però neppure in tempo a dar il via alla prima della terna di Zanetta
che chiede la parola minoranza. Che c’è cari colleghi chiede Canio incuriosito,
magari un poco anche intimorito; niente Vostro Onore, vogliamo solo dire che
abbiam delle questioni che son pregiudiziali e sospensive. Leggete pure allora
dice Canio e così son due belle di questioni, di quelle che fanno vincere i
ricorsi, che gli mettiam sul tavolo imbandito. Si vede che han colpito, Canio
chiede allora un po’ di tempo, 5 minuti che diventeranno almeno un quarto d’ora,
inizia un gran consulto intorno al Presidente ed al malato; detto stralcio.
Ci sono anche i tecnici sta volta e tutti stanno sopra quel tavolo a rigirarsi fogli
e a parlottare. Noi lo avevamo detto e scritto che occorreva anche il Dottore,
comunque lui non c’è ed il malato non sembra si riprenda. Passano i minuti,
passa il quarto d’ora ed ecco che, con fatica, finalmente si riprende. Allora Canio
da il responso sul primo dei problemi, detta al Funzionario Dirigente la sua,
mezza imbastita e traballante come poche, spiegazione e ordina ai suoi di
votar contro. Poi si fa aiutare dal Funzionario di fiducia cercando in due di
dare a noi la spiegazion su anco la seconda di questione. Basta per noi citare un
solo documento e quella spiegazion va tutta giù per terra. Comunque anche sta volta ordina
il voto contro ed il Consiglio boccia l’eccezione. Si entra allora nel corpo vivo del
malato, quello stralcio, “la Zanetta” che portato in aula ancora vivo ne uscirà, da lì a poco,
belle che morto. Ci sono, ne abbiamo già fatto prima cenno, ci sono in aula,
frammisti al pubblico che questa volta è numeroso, ci sono i componenti della
troika che ha redatto la verifica di Vas, c’è, anche sta volta, il noto
redattore, Gramegna, l’ Architetto, ci sono insomma un po’ tutti riuniti quelli
del pool tecnico/politico che ha scritto e redatto i documenti che, nella
serata, sono al voto. Ne sentiranno un po’ di tutte; come possiamo, per allievare un
poco il Canio, non additar loro come colpevoli di quella morte prematura che si
annuncia. Comunque andiamo avanti, ci sono ancora quattrore di lunga operazione.
Si legge allora in aula il documento che fa i ma e fa i distinguo, che gira come fosse un bel calzino il documento che l’OTC ha preparato. Non si risparmia nulla è vero, li
si addita, carte però, attenzione, in mano, di aver nascosto un po’ le cose, di
averne stravolte delle altre, di essere stati insomma un po’ troppo ossequiosi
col grande committente, ma il documento è lungo e, verso il fondo, c’è l’affondo,
o meglio si affonda il coltello nella piaga e la “Zanetta” da l’ultimo respiro
e poi, subito dopo, muore. E’ poi soltanto un articoletto, un comma scritto sul suo fondo, un
segno su una carta, una data richiamata e poco più, che basta leggerla e
citarla ed il paziente, sgomentato, tira il fiato. Canio non sembra subito capire
la gravità del caso, più lesto il Dirigente di fiducia precisa che se le cose
stan così sul suo parere ci mette la riserva. Comunque Canio tace, dice soltanto, "verificheremo poi le cose e se
sono così………". A noi questo bastava, ormai la verità è messa dentro gli atti,
scritta e sottoscritta, la legge è stata scoperchiata, alle 22 e 30 minuti di
ieri 28/12/2000 e 12, la Zanetta muore colpita dal primo dei siluri, porta la sigla misteriosa:
art. 26, ultimo comma P.P.R..
Il resto lo racconto questa sera perché la notte è stata lunga, più che
lunga e non ho più neppur un fil di voce.
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