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sabato 20 luglio 2013

QUELLA AMBIGUITA' SOTTILE.



Mentre la cronaca completa ve la postiamo un altro giorno, ci limitiamo oggi a raccontare e commentare quello che è stato chiesto, detto, risposto e raccontato intorno alla notizia della ricerca mineraria sulle pendici del Monte chiamato del Camoscio. L’interpello è stato qui postato nel testo in integrale il giorno 15 di luglio ancora in corso, mentre  in coda di Consiglio ieri di sera, intorno alle 21, era dunque finito quest’unico interpello. Lo illustra il nostro omonimo Pier Valle, fa il paragone con quel che succede su quei versanti del monte di Baveno dove quel che si scava è sabbia e non più pietra, che reca pregiudizio anche alla Perla e al suo turismo. Insiste poi Pier Valle su di un punto con l’affermar che se c’era un soggetto competente, quel soggetto ne sa sin ad ora men che niente. Allora chiede a Canio perché mai, perché mai questo Consiglio, Amministratore delegato delle terre gravate dai diritti d’uso civico è stato sin ad ora tenuto all’oscuro della cosa. Insiste poi, vuole sapere con quale mandato, con quale direttiva sia stato spedito un rappresentante dell’Ente in Conferenza se l’unico soggetto abilitato e titolato a dir la sua, questo Consiglio, ne sa meno che niente. Canio lo ascolta in gran insolito silenzio e quando al termine Pier Valle legge, in integrale, la parte finale messa, nera su bianco, dentro l’ interpello, Lui inizia, da lontano, a dar la sua risposta. Ecco che Canio allora svela l’anima sua bella e ambientalista e ci descrive quei luoghi lontani e incontaminati dalla costa come luoghi dell’anima e la mente. Ce ne fa quindi un racconto immaginifico e devoto che ad ascoltarlo ci par persino sia sincero. C’è un punto del racconto che, letto poi subito dopo, ci induce forse a fare più attenzione. Ecco che infatti Canio immagina quel monte essere al centro di un possibile anello di un  percorso che risalito prima al Mottarone, poi scenda verso valle e passando sotto il versante  del Camoscio, si ricongiunga poi verso l’Alpinia. Finita qui quindi la poesia, Canio ci accenna di quel che, invece, sta dentro l’oggetto per il quale facemmo l’interpello, ma anche qui va via sfumato, si certo è vero c’è stata la domanda, si certo è vero c’è stata la prima Conferenza, si certo è tutto vero ci sono pure gli Usi Civici sui luoghi, ma c’è quella discarica di massi abbandonati di ciò che fu la vecchia cava da tempo ormai lasciata, si tratterebbe allora, forse, di dargli una bonifica, di fare pulizia, per ora non si sa poi, sempre forse, si vedrà. Lui dunque non lo dice, ma se mettiamo insieme la prima parte del racconto con la seconda, ne viene o ne può venire fuori un’altra cosa ancora, cioè che si può far fare la seconda per ottenere forse anche la prima, cioè vuol dire che va bene la “ bonifica “ dei luoghi in cambio di quel percorso nei sogni disegnato. Ecco che qui rispunta il Canio, sottilmente ambiguo e reticente su quale sia il suo vero retro pensiero. L’esempio però lo abbiamo tutti i giorni davanti ai nostri occhi, parlare di bonifica fa ridere, quella è la distruzione programmata, tollerata, favorita, ammessa, legalizzata di un intero versante di ciò che è stato un monte e non lo è più. Quindi attenzione, caro Canio, questo è stato l’avviso trasmesso in replica in diretta da Pier Valle al suo concittadino, attento e vai con piedi dentro il piombo, non hai il potere di decidere, sol qui nel Consiglio si deve formar la decisione, libera e sovrana, senza che le lobbies che sappiamo esser potenti e forti vengano a rompere anche qui dentro.  

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