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lunedì 16 aprile 2012

LA RICETTA


Oggi intitoliamo con una parola sanitaria, ma la materia è quella di finanza, di quella finanza di cui via abbiamo dato un po’ anche i numeri e che, per quel vincolo di patto, quelli di Palazzo, sembra, fatichino a trovare la chiave con cui venirne fuori. Canio, per vero, forse confondendo la materia, pensò di affidarne le cure ad un sanitario che, bontà sua, non sappiano se mai abbia fatto la  diagnosi; quel che è certo è che non ha ancora prescritto alcuna cura. Intanto il malato non migliora, sta un po’ in rianimazione e un po’ in corsia, ma è sempre, comunque, in ospedale a carico del servizio nazionale e questo è preoccupante. Canio però, in questi giorni, sembra andare in euforia per un premio ricevuto e inaspettato e presto, si dice, potrebbe portarsi a casa anche il paziente. Si certo, il paziente, presto o tardi, torna a casa, che poi sia convalescente o sotto cura paliativa e terminale, questo per ora non si dice, quello che ci pare è che non è che col premio si guarisce, ci si illude. Insomma quel che è certo è che, dopo ormai anni di attenta osservazione, quel che manca è la ricetta per la cura che, se rispettata, quella si, salva il malato, lo risana e, finalmente, manda a casa. C’è però anche un però ed è che la cura è un poco dolorosa: ci vuole un po’ la chirurgia; poi bisogna far riabilitazione; ci vuole anche una nuova dieta alimentare che tolga tutto il grasso messo su molto in eccesso; ci vuole un nuovo stile di vita quotidiana,  l’assistenza psicologica al paziente;  insomma  quel che ci vuole è un bel percorso che va dalla malattia alla salute ritrovata, ma senza la volontà  del paziente sotto cura, niente da fare, si ricasca. Tradotto poi anche terra, terra ,questa ricetta toglie al Palazzo un poco d’acqua dove i suoi pesci son soliti nuotare e, detta così, per loro è molto meglio andare a fondo che rimaner senza quell’acqua ove sguazzano felici e, da sempre, divertiti.

                     

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