Giustizia è sfatta; con questo giocar con le parole
si intitola il post che andiamo oggi a pubblicare, dove la sentenza, ora arrivata per esteso all'indirizzo del Palazzo,
ha obbligato a reintegrar Ermini al posto di lavoro. Dunque passati che sono 4
anni, mesi otto e giorni pure otto da quello in cui il licenziamento venne
effettuato, la storia si conclude giusto al rovescio di come era incominciata.
Di mezzo tra le date del primo aprile dell'anno 2000 e nove e dell'otto di
gennaio di quest'anno c'è poi anche un po' di tutto. C'è dunque l'Ermini che va
a casa e sol tre giorni dopo c'è un giudice che dice che è giusto che stia a
casa; poi siccome le garanzie son tante e la giustizia è lenta, il 4 di settembre
di pari di quell'anno che era in corso, cioé 2009,
c'è pure anche un collegio giudicante che dice l'esatto anche contrario, cioè che non è giusto che stia a
casa, ma torni a lavorare in attesa di sentenza. Così trascorsi che furono, più
o meno, mesi quattro, ecco che l'Ermini
ritorna al suo posto di lavoro. Da qui
l'attesa è molto lunga, perché soltanto dopo che tre anni, quasi quattro, che furono
passati ecco che un giudice, o meglio dire una giudice, a Verbania, in veste di lavoro, emette sentenza
in primo grado. Dopo la storia diventa pur assai già nota; quel giudice emette
una sentenza di condanna per l'Ermini; quindi non solo torna a casa condannato,
ma pure con le spese da pagare. Ermini fa trasloco, saluta l'amico suo Bottini
e spera nell'appello. L'appello quindi giunge, giunge in tempi ragionevoli e dunque
un nuovo giudice a Torino dirà l'otto gennaio dell'anno che sta in corso che
no, che il giudice a Verbania aveva letto male, che peggio ancora e prima aveva
anche il Palazzo scritto male e dunque….; e dunque che Ermini stia salvato perché
sì, che pure poteva esser punito, per quanto aveva fatto, ma che ci dovesse esser proporzione tra quanto aveva fatto e poi
la punizione. Sentenza ci sembra ci convinca e la storia, per ora, sta finita.
Però van fatti quattro conti. Il giudice d'appello compensa le spese delle
parti; ognuno quindi si paga sol le sue, ma a fronte di ore 18 di lavoro che
furon contestate perché non furon, forse, mai fatte dall'Ermini, ora il Palazzo è
condanno a retribuir tutti quei mesi in cui l'Ermini stette a casa. Fatti due conti
son sette mesi e otto giorni dopo la sentenza in primo grado e poi ci son altri,
crediamo, cinque mesi in cui venne pagato solo in parte. Se poi aggiungiamo le
spese di giudizio dei due gradi e quelli del giudizio incidentale, faremo i
conti, ma faranno in tutto, almen 40/50 mila in euro, a fronte dei quali non c'è
manco un'ora di lavoro. Quindi giustizia è fatta; no, giustizia non è fatta, perché
ora si apre questo danno che sono i soldi spesi sulla vicenda dal Palazzo e
che, per sentenza è condannato. Quindi la parola ora passa alla Corte, quella
dei Conti appunto, che dovrà valutar se c'è la colpa grave e non soltanto il
danno. Giustizia è proprio sfatta.
Questo blog vuole essere una voce un poco fuori dal coro, sia per i contenuti che per il modo di raccontarli, libera e non condizionata proprio da nessuno, se non dal suo stesso autore. Non cercate però soltanto cronache locali, non ne troverete molte, ma note e commenti, mai troppo seri, per lo più intorno al Palazzo, luogo in cui non abbiamo più nessun particolare accesso, ma cercando, ugualmente, di tenere il fiato sul collo all' inquilino di turno perchè eviti guai. Buona lettura.
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