Orbene anche il programma, per lui, il più avvincente è andato buco. L'annuncio, come noto, non viene dall'Alcade, ma dal più noto Professore. Il nostro Veterano parla poco, quasi niente, ma quando parla misura le parole, e sono pietre. Sta volta sto macigno l'ha messo sul percorso che Canio ha ancor da fare da qui alla fine di mandato. Quindi non una, due, e forse pure tre, son già le volte che Canio ha ormai fallito nel suo tentare, invano, di scoperchiar il vaso di Pandora. Voleva cambiare il volto alla città, sognando di trasformarla un po' in Dubaj e così, per anni, ha un po' arrancato, ma nulla, o quasi, ha combinato. Fallisce, in gran silenzio, la riforma tentata verso la fine del primo dei mandati. Duecento e 50 nuove istanze che cubano di un qualche centinaia di miglia di mc., seppelliscono il suo autore che, però, tenendo tutto assai protetto, si garantisce, ugualmente, un bel traguardo elettorale. Riparte la riforma: è quella che prende il nome d'alberghiera. In sintesi, assai nota, è un muro di cemento che riempie tutti gli spazi ancora vuoti lungo la promenade del lago. Sto capolavoro del Sindaco urbanista è pure dissennato perché non solo distrugge anche il paesaggio, ossia l'offerta turistica pregiata, ma cambia anche le regole così che, per carità,nessuno abbia da cedere un solo metro alla città. Tutto è tradotto in soldi che, come è poi noto, senza le aree pubbliche su cui poter poi fare un qualche cosa, potranno dissiparsi in altri mille inutil modi. Regge il contrasto aperto messo in campo contro quel piano assai azzardato, tanto che Canio, forse spaventato, pensa a una soluzion che sia un ripiego. Gli dà una mano la SIAV dello Zanetta, che sei anni dopo poter già beneficiar di un po' di pubblici quattrini, gli scrive quattro righe chiedendogli di muoversi che ora sta in ritardo a spendere quei soldi. Risponde tosto e belle pronto il nostro Canio che inventa subito lo stralcio, quella che dal quel momento in poi diventa " La Zanetta". La storia è, allor anche recente; incassa Canio la perdita del Professore, il Veterano, quello alla materia delegato che, per causa di salute, si mette subito in ritiro; poi deve affrontare Canio la pattuglia scatenata che in gran Consiglio a lui darà sempre battaglia. Comunque sia, tra una denuncia e una querela, arriva infine a far approvar questo suo stralcio che, però, sta ora al vaglio del Giudice degli atti, nonché ci sta l'esposto alla Procura per abuso di lui in atti. Si mette adesso anche il Veterano a rompergli le scatole; povero sto Canio, ha speso tanti soldi per fare la riforma, la più ambiziosa; ha aperto il vaso di Pandora che, come previsto, ha fatto poi soltanto guai e dopo due mandati, costretto a uscir di scena per limite d'età, deve lasciar che sia un erede, magari manco da quello designato, a rinchiudere quel vaso per rimediar al disastro di mandato.
Questo blog vuole essere una voce un poco fuori dal coro, sia per i contenuti che per il modo di raccontarli, libera e non condizionata proprio da nessuno, se non dal suo stesso autore. Non cercate però soltanto cronache locali, non ne troverete molte, ma note e commenti, mai troppo seri, per lo più intorno al Palazzo, luogo in cui non abbiamo più nessun particolare accesso, ma cercando, ugualmente, di tenere il fiato sul collo all' inquilino di turno perchè eviti guai. Buona lettura.
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lunedì 3 marzo 2014
FINISTERRE
Orbene anche il programma, per lui, il più avvincente è andato buco. L'annuncio, come noto, non viene dall'Alcade, ma dal più noto Professore. Il nostro Veterano parla poco, quasi niente, ma quando parla misura le parole, e sono pietre. Sta volta sto macigno l'ha messo sul percorso che Canio ha ancor da fare da qui alla fine di mandato. Quindi non una, due, e forse pure tre, son già le volte che Canio ha ormai fallito nel suo tentare, invano, di scoperchiar il vaso di Pandora. Voleva cambiare il volto alla città, sognando di trasformarla un po' in Dubaj e così, per anni, ha un po' arrancato, ma nulla, o quasi, ha combinato. Fallisce, in gran silenzio, la riforma tentata verso la fine del primo dei mandati. Duecento e 50 nuove istanze che cubano di un qualche centinaia di miglia di mc., seppelliscono il suo autore che, però, tenendo tutto assai protetto, si garantisce, ugualmente, un bel traguardo elettorale. Riparte la riforma: è quella che prende il nome d'alberghiera. In sintesi, assai nota, è un muro di cemento che riempie tutti gli spazi ancora vuoti lungo la promenade del lago. Sto capolavoro del Sindaco urbanista è pure dissennato perché non solo distrugge anche il paesaggio, ossia l'offerta turistica pregiata, ma cambia anche le regole così che, per carità,nessuno abbia da cedere un solo metro alla città. Tutto è tradotto in soldi che, come è poi noto, senza le aree pubbliche su cui poter poi fare un qualche cosa, potranno dissiparsi in altri mille inutil modi. Regge il contrasto aperto messo in campo contro quel piano assai azzardato, tanto che Canio, forse spaventato, pensa a una soluzion che sia un ripiego. Gli dà una mano la SIAV dello Zanetta, che sei anni dopo poter già beneficiar di un po' di pubblici quattrini, gli scrive quattro righe chiedendogli di muoversi che ora sta in ritardo a spendere quei soldi. Risponde tosto e belle pronto il nostro Canio che inventa subito lo stralcio, quella che dal quel momento in poi diventa " La Zanetta". La storia è, allor anche recente; incassa Canio la perdita del Professore, il Veterano, quello alla materia delegato che, per causa di salute, si mette subito in ritiro; poi deve affrontare Canio la pattuglia scatenata che in gran Consiglio a lui darà sempre battaglia. Comunque sia, tra una denuncia e una querela, arriva infine a far approvar questo suo stralcio che, però, sta ora al vaglio del Giudice degli atti, nonché ci sta l'esposto alla Procura per abuso di lui in atti. Si mette adesso anche il Veterano a rompergli le scatole; povero sto Canio, ha speso tanti soldi per fare la riforma, la più ambiziosa; ha aperto il vaso di Pandora che, come previsto, ha fatto poi soltanto guai e dopo due mandati, costretto a uscir di scena per limite d'età, deve lasciar che sia un erede, magari manco da quello designato, a rinchiudere quel vaso per rimediar al disastro di mandato.
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