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venerdì 12 giugno 2015

SERATA DI GALA








Ordunque è arrivato il grande giorno; sul soglio del Palazzo s'insedia, ufficialmente, il Cavaliere. Sta sera il bagno della folla lo incorona Borgomastro; fasciato dal drappo tricolore pronuncia d'un fiato la formula di rito, il giuramento. Compiuto che sarà l'atto dovuto, pensiamo che relator della serata sarà di nuovo il Professore cui spetterà pronunciare il suo solito sermone. Noi ne ricordiamo ancora le frasi pronunciate l'altra volta; la solita teoria sull'autosufficienza del suo gruppo, la responsabilità gravosa per il mare di consensi ricevuti, la solita promessa di un impegno oltre lo spasimo; insomma se il sonno non vi prende prima che sia il tempo, sentirete anche sta volta queste frasi. Per ora il Professore decano del collegio, corregge soltanto un po' gli appunti; riduce un po' il consenso, magari non disdegna un'apertura agli altri gruppi e quanto all'impegno oltre lo spasimo andrà, causa l'età che avanza, poco anche più cauto. Raggiante e frastornato vedremo il Borgomastro rincuorato; consapevole dei limiti cui natura e la sorte l'ha dotato, circondato al tavol di governo da un principe del foro e da un dotto letterato si sente, senz'altro, rinforzato. Ma il popolo sta sera lo vuole anche ascoltare, ne vuole sentire, a viva voce, le parole, udire le promesse, prendere gli impegni, dire alla fine che cosa di nuovo sta per fare e non che cosa nuovamente ci sta a fare. Bottini è un Cavaliere, conosce gli impegni verso le dame e gli scudieri, nel suo saluto al popolo saprà quindi essere compreso, ne siamo assai convinti, in lui il suo popolo si specchia e si ritrova, l'abbraccio finale non può, di certo, non mancare.       

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