Contro la crescita ?
Questo del titolo sarà, senza manco forse, l’argomento che più di tutti verrà usato per contrastare la critica alla variante di città, questo è scontato. A noi sta, quindi, il compito di argomentare ed esser convincenti dentro un clima che, certo, non ci appoggia perché è più facile pensare ed anche credere, che basta diventar sempre più grandi per essere sempre anche più ricchi. Intanto ricordiamo che la critica che abbiamo formulato è piena di spunti alternativi, e quindi ha dentro tanti ma e tanti se, tanto che basta, anche da sola, a contrastare l’accusa formulata. Però non è sufficiente per esser convincenti, perché pochi leggono e poi ci sono i pregiudizi, il tifo un po’ da stadio e c'è chi non vuol capire, in ogni caso. Siamo una pattuglia contro un reggimento, questo lo sappiamo e le difese del Palazzo sono tanto ben piazzate e stanno, molte, anche al di fuori del Palazzo. Andiamo comunque nel cuore del problema: il turismo sta crescendo, è una risorsa, chiede investimenti, perché mai qualcuno non è d’accordo? Tentiamo una risposta: gli investimenti hanno due fonti; la pubblica e poi quella privata. La prima, qui è ferma da un decennio: stop alla Villa Palazzola, stop all’Alberghiera, go poi stop, poi go, poi chissà, allo scandalo del porto, stop dal Palazzo ad ogni progetto di finanza, stop perché gli euro ( tanti e troppi) sono messi tutti nella spesa detta corrente e nulla ad investire. Facciamola quindi molto e molto breve; nessuno come noi vorrebbe vedere ripartire investimenti pubblici per fare cose interessanti, indispensabili, ma anche ben fatte, ma nulla, proprio nulla, quasi nulla viene fatto e c’è da vergognarsi come presentiamo, in tante parti, la città. Qualcuno obietterà che occorre ammodernare il progetto di città e che la variante così darà una spinta e un’occasione. Bravi, così infatti dovrebbe essere, con un solo gran però, che quella variante, così come messa nella bozza, queste cose non le ha. Aumenta il fabbisogno, cioè la fame di pubblica città, ma gli toglie gli spazi dove mettere le cose; io dico che è anche contro il diritto, quello della legge, ma anche quello dei bisogni collettivi e su questo, si aspettino bordate da 90 i due regnanti. Fin qui, per noi, è tutto chiaro; senza una città, a dovere restaurata nei suoi pubblici beni, senza una città, e sue frazioni, di terra ed anche di lago, che toglie le macchine dalla vista verso il lago, che offra approdi, che faccia girare il motore del Pala dei congressi, che ridia lustro alla cortina fronte lago e che sia nel pubblico portata molto in alto, passatimi il bisticcio, lontano non si va. Passiamo all’altro fronte, quello privato. Intanto c’è da dire che, anche senza cambiare proprio niente, volendolo oggi possono investire. Avrebbero da fare, forse e ancora, 70 o 80 mila metri cubi solo d’ alberghi. Qualcuno non lo fa perché comunque non lo fa e qualcuno non lo fa perché vuole, subito, di più e poi li vuole in altro modo. Anche qui la faccio breve, perché oggi l’argomento rischia di andare fuori spazio; questi si aspettano le norme libertine, quelle che gli consentono di fare e di non dare. Insomma non vogliono cedere gli standard, quelli dovuti anche per legge, e Canio sta tentando di farli anche contenti, se ci riesce, ma non riesce. Il risultato sarebbe quello che prima abbiamo già indicato, cresce il fabbisogno, ma si tolgono gli spazi dove metterlo, perché nella variante non c’è il disegno della pubblica città, ma solo uno sbrego alle richieste della lobby. Voglio finire ( per ora ) con questa domanda/riflessione: quale è il prodotto che la città vende, di più, ai suoi clienti tanto cari ? Vende natura e paesaggio trasformato nella storia. Togliamogli allora proprio questo e così anche i grandi Hotels diventeranno, solo, grossi Hotels, ma gli elettori applaudono, mentre noi siamo solo una pattuglia che "veleggia" contro i reggimenti.
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