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venerdì 28 ottobre 2011

Oltre la bozzaccia

Al di la di ogni questione di merito sui contenuti della bozzaccia, vorremmo fare una riflessione in po’ più ampia ed oltre gli schieramenti dei pro e dei contro. A questa riflessione, naturalmente e necessariamente, vorremmo partecipasse il primo diretto interessato, cioè il Premier Canio, non certo  con esternazioni come quelle odierne ascoltate in Sua diretta TV, ma anche  il Suo delegato per materia che mai compare in diretta TV e poi con tutti quelli che leggono, con pazienza e, speriamo, qualche volta, con anche un poco di divertimento, queste pagine. Oggi vorremmo, soltanto, fare le persone serie e affrontare il nodo generale cui questa questione della bozzaccia ci rimanda, una questione che tocca un poco la filosofia del diritto che il nostro Alcalde ben dovrebbe conoscere.  Il problema e la domanda sta allora in questo: è dato  ad una maggioranza, legittima ma transitoria per definizione, avvalersi della forza dei suoi numeri per modificare norme che consentono di mutare, non per un giorno o per un anno o per la durata del suo mandato, ma per decenni e anche per secoli, l’aspetto di un territorio, storicamente tramandato ? Per noi la risposta è che non è lecito perché se la decisione di oggi comporta irreversibili mutamenti, essa impedirà ad altri la possibilità, nel futuro, di disporre diversamente, mentre è evidente che una scelta diversa lascerà sempre ed ad altri lo spazio, nel futuro, di decidere anche diversamente. Ma la questione non si risolve soltanto tutta qui, perché essa va ancora oltre, è più complessa ed è questa : quand’ anche vi fosse un accordo condiviso, plenario, bipartisan, chiamatelo come volete, circa  l’opportunità di modificare, in maniera, irreversibile, il carattere identitario  di un  territorio, il cui valore però è riconosciuto anche oltre i suoi confini, hanno quei governanti locali, ancorchè legittimi, il diritto di disporre liberamente ?  La risposta è, anche in questo caso, no. Non siamo infatti, per fortuna, chiusi dentro un pollaio, ma abbiamo anche un debito nei confronti di una, chiamiamola, utenza del territorio che ci privilegia nelle sue scelte di soggiorno, di svago, di frequentazione, oserei dire di spesa. Senza di essa saremmo un borgo, quasi senza nome. Ora pensare che possiamo fare tutto quello che vogliamo, senza riguardo per alcuno, o meglio con solo un grande riguardo per qualcuno, sarà magari cosa formalmente democratica, ma sostanzialmente sarebbe un atto di supremazia e di arroganza, contrario insomma ad un diritto più universalmente riconosciuto. Bisogna quindi  tornare, di fronte ad una scelta così forte e , insisto, irreversibile, a valori condivisi, e non solo a livello locale, ma anche a livello universale e questi valori non si sposano, oggi, con sovvertimenti di identità territoriali storicamente insediate e culturalmente riconosciute, ma con quelli della loro conservazione. In questo modo raggiungeremmo anche un altro obiettivo: non priveremmo il futuro del diritto di decidere diversamente, quando e se i valori universali dovessero cambiare il loro segno. Chi invece vuole seguire un’altra strada, probabilmente, già oggi vive felice  dentro il suo pollaio.  

                                

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