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mercoledì 14 gennaio 2015

AVVELENARE I POZZI




L'evento che il titolo ipotizza non è di quelli poi impossibili avverarsi. Passati che sono ormai dieci anni a far guai, tanté che l'agenda alla vigilia del trasloco è ancora piena, non è che l'ipotesi di far saltare o metterci il veleno dentro i pozzi è peregrina. Se il nemico avanza, se la certezza della resa sta sicura, se comunque la previsione sul futuro si fa incerta, la strategia che fa terra bruciata non è così una cosa poi tanto lontana. La storia militare già ci insegna come una conquista diventa una sconfitta facendo terra bruciata, appunto, al vincitore. Orben se poi si pensa a quanto sia capace di vendetta il grande capo, a come leghi al dito ogni contrasto, a quanto poi gli brucia dentro ogni insuccesso, non è che poi pensare al peggio sia sbagliato è solo, forse, saggio. Di questa ipotesi balzana e non lontana ne abbiamo avuto già ieri un preavviso con quelle affermazioni assai bislacche del Capo e Vice capo per cui, attenzione, stiamo all'erta, il tempo che rimane c'è il rischio lo usino a minare, a metterci la polvere da sparo, a lasciare le micce già innescate e pronte ad essere infiammate. D'altronde ci vuol poco, le cose ancor per aria sono tutte, le più grosse; di queste non c'è una che possa dichiararsi esser conclusa, le più sono impantanate ancora dentro il guado. Non stiamo parlando di due robe, c'è tutto il grosso del programma di due lustri e non è poco. La tentazione quindi di fare un po' come dei foreign fighters, avvelenare o far saltare tutti i pozzi non è molto lontana. Se muore poi Sansone che ci vadan di mezzo pure i Filistei.



 

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