In termini corretti e un po' pomposi, si chiamano strategici obiettivi; son quelli che fanno, da soli, una qualche differenza, son quelli che son qualificanti, sono importanti; in genere richiedono risorse anche robuste, altre volte ribaltano le cose così bene che le risorse da lì vengono fuori. Insomma se gli obiettivi vanno in porto e non sono strampalati, il che è un rischio assai concreto e ricorrente, il saldo dovrebbe risultare positivo, se no? Se no, l'obiettivo vien mancato, oppure se anche vien centrato, poi ci si accorge che era tutto un po' sbagliato. Se questa è dunque la teoria, la pratica concreta è la verifica di se, quanti, come e quando gli obiettivi vengono raggiunti. Sta branca del controllo di gestione di un'amministrazione però non sempre viene utilizzata; in genere è meglio non guardare, così per evitare di mettere in evidenza i risultati che, non sempre, sono troppo incoraggianti. Se dunque noi passiamo dalla teoria sopra descritta alla applicazione pratica e concreta sugli obiettivi strategici raggiunti nei due mandati di Canio in corso, ormai, di conclusione, il referto finale è sconfortante. Interessante, peraltro, sarebbe anche cercare di indagare le ragioni di tanto insuccesso di carriera. Comunque, a rischio di stancare, diciamo due parole, pescando, quasi a caso, dalla lista degli obiettivi ormai mancati: quello più qualificante, la nuova pianificazione generale, rintonato per mesi e per anni dal gran Capo si è perso di vista da un bel pezzo, producendo soltanto la" Zanetta", ribaltando, di fatto, la pretesa di fare una riforma generale, mentre ne è rimasta una assai molto singolare. L'altra pretesa poi, quella di far le grandi opere mancanti è andata totalmente disattesa. Colpevole sarà forse un po' sto patto; la scusa è sempre quella buona, ma poi qualcuno mi dica che c'entra questo patto coi soldi persi a Villa Palazzola e con il fatto che, nel corso di due lustri, non hanno fatto un metro neanche di quel porto. Andando sempre a caso, si pesca la piscina, quella è fatta, ma è un buco dentro l'acqua e il disastro si avvicina.
Questo blog vuole essere una voce un poco fuori dal coro, sia per i contenuti che per il modo di raccontarli, libera e non condizionata proprio da nessuno, se non dal suo stesso autore. Non cercate però soltanto cronache locali, non ne troverete molte, ma note e commenti, mai troppo seri, per lo più intorno al Palazzo, luogo in cui non abbiamo più nessun particolare accesso, ma cercando, ugualmente, di tenere il fiato sul collo all' inquilino di turno perchè eviti guai. Buona lettura.
Visualizzazioni di pagine: ultimo mese
lunedì 19 gennaio 2015
REFERTO DI GESTIONE
In termini corretti e un po' pomposi, si chiamano strategici obiettivi; son quelli che fanno, da soli, una qualche differenza, son quelli che son qualificanti, sono importanti; in genere richiedono risorse anche robuste, altre volte ribaltano le cose così bene che le risorse da lì vengono fuori. Insomma se gli obiettivi vanno in porto e non sono strampalati, il che è un rischio assai concreto e ricorrente, il saldo dovrebbe risultare positivo, se no? Se no, l'obiettivo vien mancato, oppure se anche vien centrato, poi ci si accorge che era tutto un po' sbagliato. Se questa è dunque la teoria, la pratica concreta è la verifica di se, quanti, come e quando gli obiettivi vengono raggiunti. Sta branca del controllo di gestione di un'amministrazione però non sempre viene utilizzata; in genere è meglio non guardare, così per evitare di mettere in evidenza i risultati che, non sempre, sono troppo incoraggianti. Se dunque noi passiamo dalla teoria sopra descritta alla applicazione pratica e concreta sugli obiettivi strategici raggiunti nei due mandati di Canio in corso, ormai, di conclusione, il referto finale è sconfortante. Interessante, peraltro, sarebbe anche cercare di indagare le ragioni di tanto insuccesso di carriera. Comunque, a rischio di stancare, diciamo due parole, pescando, quasi a caso, dalla lista degli obiettivi ormai mancati: quello più qualificante, la nuova pianificazione generale, rintonato per mesi e per anni dal gran Capo si è perso di vista da un bel pezzo, producendo soltanto la" Zanetta", ribaltando, di fatto, la pretesa di fare una riforma generale, mentre ne è rimasta una assai molto singolare. L'altra pretesa poi, quella di far le grandi opere mancanti è andata totalmente disattesa. Colpevole sarà forse un po' sto patto; la scusa è sempre quella buona, ma poi qualcuno mi dica che c'entra questo patto coi soldi persi a Villa Palazzola e con il fatto che, nel corso di due lustri, non hanno fatto un metro neanche di quel porto. Andando sempre a caso, si pesca la piscina, quella è fatta, ma è un buco dentro l'acqua e il disastro si avvicina.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento