Si è incominciato col Milleproroghe. Si è proseguito col federalismo municipale. Si continua col federalismo regionale e provinciale di nuovo conio. Senza dimenticare il recente decreto legge di modifica del Milleproroghe che integra le risorse per la cultura con un aumento delle accise sulla benzina resa ancora più cara dalla guerra libica. In base al Milleproroghe 2011 Regioni, Province e Comuni possono, in determinate circostanze, aumentare l’accisa sulla benzina e l’addizionale sul consumo di energia elettrica. Il federalismo municipale autorizza i Comuni a effettuare imposizioni aggiuntive rispetto a quelle attuali legate allo sblocco dell’addizionale Irpef, all’istituzione dell’imposta di soggiorno e alla revisione dell’imposta di scopo, attraverso la quale si possono finanziare ulteriori opere pubbliche rispetto a quelle già previste, aumentare, sino a dieci anni, la durata massima di applicazione dell’imposta e finanziare con il suo gettito l’intero ammontare dell’opera. Addirittura l’estensione dell’imposta di soggiorno alle Unioni di Comuni - tra le quali fino a prova contraria vanno ricomprese, ai sensi dell’articolo 27 del Tuel, anche le Comunità montane - può dar luogo a due imposte di soggiorno che gravano sullo stesso contribuente. Col federalismo regionale sarà fiscalizzato dal 2012 il trasporto locale e potrà aumentare dal 2013 l’addizionale Irpef regionale. Le Province dal 2011 potranno incrementare (o diminuire) nella misura di 3,5 punti percentuali l’imposta sulle assicurazioni Rc auto, che diviene tributo proprio derivato con aliquota del 12,5 per cento. Era stato preannunziato un federalismo fiscale rigoroso e sobrio, per far diminuire una già insopportabile pressione fiscale e per responsabilizzare gli enti sul contenimento della spesa. Sta invece prendendo forma un federalismo accondiscendente che si preoccupa di allargare il ventaglio delle fonti di entrata per alimentare i numerosi centri di spesa, ma non di eliminare la massa di spesa improduttiva scaturente da un modello istituzionale sovradimensionato e contorto. Non bisogna dimenticare che il fiscal federalismo nasce negli Stati Uniti intorno agli anni Cinquanta per contrastare l’eccesso di differenzazioni, per superare i conflitti tra Stato federale e Stati confederali, per fissare in maniera chiara le relative attribuzioni, per assicurare uniformità di trattamento fiscale tra i cittadini e le imprese dei diversi stati. Preoccupato di come stanno andando le cose, il Governatore della Banca d’Italia ha di recente dichiarato: «Aumentare le aliquote fiscali comprometterebbe l’obiettivo della crescita, sottoporrebbe i contribuenti onesti a una insopportabile vessazione. (…) Le aliquote andrebbero piuttosto diminuite, man mano che si recuperino evasione ed elusione. Non resta che il controllo della spesa, ma un controllo selettivo, orientato innanzitutto dalla distinzione fra ciò che favorisce la crescita e ciò che la ostacola. (…)
Questo blog vuole essere una voce un poco fuori dal coro, sia per i contenuti che per il modo di raccontarli, libera e non condizionata proprio da nessuno, se non dal suo stesso autore. Non cercate però soltanto cronache locali, non ne troverete molte, ma note e commenti, mai troppo seri, per lo più intorno al Palazzo, luogo in cui non abbiamo più nessun particolare accesso, ma cercando, ugualmente, di tenere il fiato sul collo all' inquilino di turno perchè eviti guai. Buona lettura.
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