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martedì 26 giugno 2012

CANIO: UN IMPREVISTO


Pafundi, questo è il nome che, da sempre, ormai ricorre quando Canio chiede  parere. Teodosio Pafundi è il legale diventato di  fiducia che, ormai,  lavora a tempo, quasi, pieno a difendere il Palazzo nelle sedi giudiziarie più diverse e che, nei ritagli poi di tempo, “offre” i suoi autorevoli pareri al caro Canio. L’ultimo è quello che data il 15 di giugno di quest’anno ed è il parere sulla questione per il porto. La domanda, giusto assai sintetizzata, era poi questa:
“ E’ lecito o no affidare all’impresa aggiudicataria l’esecuzione dell’opera il cui prezzo è aumentato, per effetto del progetto esecutivo, reso dalla stessa impresa,  del 47% sull’importo del contratto stipulato ? “.  
Il nostro buon Pafundi legge un po’ le carte, consulta qualche testo e poi stila il suo verdetto che in 17 paginette rimette al committente: quelli del Palazzo.
Canio e il suo Governo, per il vero, a quella data avevan già deciso e stabilito che era lecito e possibile, ma ora tutto è confermato dal solito Pafundi che lo dimostra e ci mette anche la firma. Se qualcuno che ci legge pensava, quindi, un po’ diverso, se lo scordi perchè lecito è, invece, proprio buttare un altro più di un milioncino in quel buco dentro l’acqua e, ne consegue, che l’illecito sarebbe, non dico risparmiare, ma anche soltanto spendere il previsto. Niente da fare; si prendono gli articoli, i commi modificati ed integrati, si sbatte, si mescola l’insieme e, non c’è verso, esce il risultato a prova di proiettile lanciato,  il costo sale e il popolo elettore tartassato paga e tace.
Qual è  però il nodo del problema, quello che così fa dire al buon nostro Pafundi, con quel nome è un principe del foro, tenetevi un po’ forte, guardate ve lo copio :
 “ Orbene …………….la necessità di procedere ad una variante deriva non ……………ma dalla necessità stessa di consentire la realizzabilità dell’opera………, non di introdurre modifiche migliorative……., ma di poter realizzare o meno l’opera portuale, così come progettata negli eleborati posti a base di gara, a seguito di circostanze imprevisti e imprevedibili conseguenti ai sondaggi eseguiti dall’impresa vincitrice“.
Così scrisse Pafundi, del foro di Torino, a pagina 8 del parere reso l’anno 2000 ed altri 12 nel giorno 15 del mese quello di giugno. Eran passati di anni ormai 10 da quel primo progetto finito nel cestino della carta, ne eran passati già, almen, 5 da quel secondo progetto, quello che doveva essere perfetto e  andato in gara. Tempo buttato dunque, ci sono sempre i soliti imprevisti, quelli che son anche chiamati imprevedibili, quelli che si mettono al traverso e tutto è belle che spiegato: paga e taci.          



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