Pafundi, questo è il nome che, da sempre, ormai ricorre
quando Canio chiede parere. Teodosio Pafundi
è il legale diventato di fiducia che,
ormai, lavora a tempo, quasi, pieno a
difendere il Palazzo nelle sedi giudiziarie più diverse e che, nei ritagli poi
di tempo, “offre” i suoi autorevoli pareri al caro Canio. L’ultimo è quello che
data il 15 di giugno di quest’anno ed è il parere sulla questione per il porto.
La domanda, giusto assai sintetizzata, era poi questa:
“ E’ lecito o no affidare all’impresa aggiudicataria l’esecuzione
dell’opera il cui prezzo è aumentato, per effetto del progetto esecutivo, reso
dalla stessa impresa, del 47% sull’importo
del contratto stipulato ? “.
Il nostro buon Pafundi legge un po’ le carte, consulta
qualche testo e poi stila il suo verdetto che in 17 paginette rimette al
committente: quelli del Palazzo.
Canio e il suo Governo, per il vero, a quella data avevan già
deciso e stabilito che era lecito e possibile, ma ora tutto è confermato dal solito
Pafundi che lo dimostra e ci mette anche la firma. Se qualcuno che ci legge
pensava, quindi, un po’ diverso, se lo scordi perchè lecito è, invece, proprio buttare
un altro più di un milioncino in quel buco dentro l’acqua e, ne consegue, che l’illecito
sarebbe, non dico risparmiare, ma anche soltanto spendere il previsto. Niente
da fare; si prendono gli articoli, i commi modificati ed integrati, si sbatte,
si mescola l’insieme e, non c’è verso, esce il risultato a prova di proiettile
lanciato, il costo sale e il popolo
elettore tartassato paga e tace.
Qual è però il nodo del
problema, quello che così fa dire al buon nostro Pafundi, con quel nome è un
principe del foro, tenetevi un po’ forte, guardate ve lo copio :
“ Orbene …………….la necessità
di procedere ad una variante deriva non ……………ma dalla necessità stessa di
consentire la realizzabilità dell’opera………, non di introdurre modifiche migliorative…….,
ma di poter realizzare o meno l’opera portuale, così come progettata negli
eleborati posti a base di gara, a seguito di circostanze imprevisti e imprevedibili
conseguenti ai sondaggi eseguiti dall’impresa vincitrice“.
Così scrisse Pafundi, del foro di Torino, a pagina 8 del
parere reso l’anno 2000 ed altri 12 nel giorno 15 del mese quello di giugno. Eran
passati di anni ormai 10 da quel primo progetto finito nel cestino della carta,
ne eran passati già, almen, 5 da quel secondo progetto, quello che doveva
essere perfetto e andato in gara. Tempo buttato
dunque, ci sono sempre i soliti
imprevisti, quelli che son anche chiamati imprevedibili, quelli che si mettono al
traverso e tutto è belle che spiegato: paga e taci.
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