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giovedì 28 febbraio 2013

I TRE PECCATI



Primo: i soldi che hai trovato spendili bene e non sprecarli.
Secondo: i soldi che ti son promessi fai di tutto perché non ti sian sottratti.
Terzo: i soldi che non hai, valli a cercare, portali a casa e spendili presto e  bene.
Se questi tre comandamenti fossero stati sempre rispettati e mai violati, la cittadella oggi avrebbe, forse, già finito i suoi problemi e a noi non rimarrebbe che chiudere il giornale e andare in ferie anche per sempre. Purtroppo non è vero perché la cittadella e il suo Palazzo i tre comandamenti hanno violato ed ora noi scontiamo questo gran loro peccato. Comunque andiamo un po’ per ordine e vediamo. Il primo dei tre comandamenti è stato ripetutamente anche violato: i soldi per il porto ci sono sempre stati, però son stati, alla grande, un po’ buttati. Di altri soldi pure ne hanno aggiunti, ma altri pure ne han sprecati, morale: il porto nessuno l’ha più visto. Un po’ di soldi per la scuola degli alberghi da anni stanno in cassa, ma anche questa volta la storia si è allungata e adesso che l’acqua è ormai alla gola, si svegliano dal sonno in cui dormivano. Quanto al secondo dei tre comandamenti, par che la colpa stia nella lettura. Sarebbe stato, insomma, letto senza il “non” ed applicato tutto alla rovescia. Il caso è quello di Villa Palazzola, che ha visto sfilar di mano quei 5 milion di euro già assegnati. Ora par che Canio stia scontando la sua pena e cerchi di rimediar a quella svista, comunque ancora nulla è in vista. Il terzo è quello, forse, più pesante e qui la condanna non sta nel dir quattro preghiere, ma nel cacciarli nella bolgia più severa e senza appello. Di euro, lo abbiamo detto giusto l’altro ieri, ce n’era in giro un mare da cercare e a casa da portare. Cos’hanno fatto, dunque, i nostri governanti ? La risposta è molto semplice, non hanno fatto proprio niente.

mercoledì 27 febbraio 2013

INTORNO AL PALO



Così oggi intitoliamo il non risolvere, il rimandare, il sempre poi ritornare sui problemi; sugli stessi. E’ ritornata infatti ancor d’attualità quell’alberghiera che divisa in quattro sedi non sa più come possa ormai fare. Invoca un qualche aiuto e poi “minaccia” di chiudere le porte ai nuovi iscritti. Risponde la politica, quella locale e quella semilocale; che cosa dica non è che si capisca, ma quel che è certo, quel che è supercerto è che sta storia si trascina ormai da almeno un lustro e adesso che il tempo,ormai, è passato non par neppure sia passato, perchè sembra si sia sempre al punto di partenza; che si stia al palo. Lo stesso è il porto, lo stesso è Palazzola, lo stesso è la Gabbiola, insomma ovunque poi ti giri e guardi attorno, è sempre tutto fermo, non si muove e se mai qualcosa fa un passo avanti, da lì a poco ne fa due indietro. La storia della scuola è ormai ben nota:  prima la mettono in collina, poi scendono un po’ verso la riva, alla fine la mettono al posto del  campo di pallone, insomma è andata avanti e indietro, ora speriamo che stia ferma e che facciano le carte che pur ancora mancano. L’attesa però non sarà breve, neppure priva di incognite e sorprese: manca la variante comunale, manca la gara per progettare ed eseguir l’opera, manca poi di farla quest' opera, anzi le opere: prima ci vuole il campo e poi la scuola, vedete voi, ma a me sa che ci vorrà ben un altro lustro. Intanto la scuola aspetta e non ci spera, ma mentre aspetta apprendiam che anche ci costa. Una modesta cifra sarebbe infatti la pigione che nostra Provincia benedetta paga al clero per occupar un po’ di aule, vuote e  deserte, dentro il collegio dei reverendi Padri di Rosmini; 120 mila in euro ad anno sarebbe infatti la misura, assai modesta ed equa, che vien versata a sostener le opere del clero. Come vedete c’è sempre qualcun che ci guadagna e qualcun altro che ci sfila i soldi dalle tasche e poi così paga.

martedì 26 febbraio 2013

COLPIRNE UNO PER EDUCARNE CENTO


 
C’è un caso assai recente, manco da noi molto lontano, dove la giustizia sembra aver battuto un colpo, anche un bel colpo. Il caso dunque è quello di un progetto per far l’opera pubblica, una galleria con un trenino; ci spendono di soldi una valanga e quando l’opera è finita non funziona o meglio per farla funzionare occorrerebbe cacciare ancora una montagna di altri soldi non previsti. Morale tutti i soldi ormai spesi sono persi, l’opera si butta, buona notte. Questa volta però la notte non par sia stata tuttavia poi molto buona, poiché  prendono chi firmò e che curò quel bel progetto, gli fanno anche il processo e arriva la condanna. I giudici sono quelli contabili, quelli che giudicano per danno contro lo Stato e la condanna non è andar dentro una galera, ma risarcire il danno fatto; pagare insomma. In questo caso sto povero Ingegner Devoti è stato condanno a pagar di euro 13 milioni, mentre per l’opera fasulla ne eran stati spesi, meglio dir buttati, una trentina. Il caso ve lo cito perché di analogie mi par sia ricco con la vicenda nostra qui locale che prende il nome di porto tra le nebbie. Poi siccome è anche un po’ istruttivo, vi incollo sotto, in  stralcio ben si intende così è più corta, la sentenza e scoprirete voi le tante interessanti analogie. Buona lettura.

SENTENZA N. 1/2013
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE DEI CONTI

SEZIONE GIURISDIZIONALE PER LA VALLE D’AOSTA

SENTENZA

nel giudizio di responsabilità iscritto al n. 704 del registro di Segreteria, promosso dal Procuratore Regionale della Corte dei Conti per la Regione Autonoma della Valle d’Aosta nei confronti di DEVOTI Alberto, nato ad Aosta il 26 settembre 1943,

Ritenuto in

FATTO

Con atto del 12 febbraio 2010, il Procuratore Regionale della Corte dei Conti per la Regione Autonoma della Valle d’Aosta ha citato in giudizio l’ing. Alberto Devoti, chiedendone la condanna al pagamento della somma complessiva di € 14.669.527,62 oltre a rivalutazione monetaria, interessi legali e spese di giudizio.
Tale danno erariale, secondo la prospettazione accusatoria, deriva dalla vicenda relativa alla progettazione e costruzione della ferrovia Cogne-Charemoz-Cerise (per la quale la Giunta Regionale aveva conferito al convenuto, dal 1985, la funzione di progettista e di direttore dei lavori e, dal 1999, anche di professionista preposto alla realizzazione delle opere), ferrovia poi rivelatasi inutilizzabile.
In previsione della imminente apertura della tranvia, la Regione Autonoma Valle d’Aosta, in data 30 giugno 2006, ha stipulato con la società Pila S.p.A., un contratto, per la gestione della stessa, la cui attivazione sarebbe stata possibile solo dopo, la consegna del materiale rotabile, l’effettuazione dei collaudi e l’ottenimento dell’autorizzazione all’esercizio.
Nell’ottobre 2007, la società Pila S.p.A. ha trasmesso alla Regione una relazione nella quale erano evidenziati una serie di problemi relativi allo stato dei binari, al distacco di materiale di rivestimento della galleria denominata del Drinc ed alla messa in servizio del materiale rotabile. La Giunta regionale, al fine di approfondire le criticità e le problematiche emerse dalla relazione tecnico-economica presentata dalla società Pila S.p.A., con deliberazione n. 413 del 15 febbraio 2008, ha nominato una Commissione di valutazione, composta da esperti.
La Commissione ha presentato la sua relazione in data 10 settembre 2008, evidenziando numerose criticità.
Se ne illustrano le conclusioni, come riportate in atto di citazione, al fine di descrivere la situazione oggetto del presente giudizio.
Per quanto concerne:
- le opere civili della galleria del Drinc, sotto il profilo progettuale:
(i) sono stati progettati interventi con elementi strutturali che offrivano una scarsa capacità di contrasto rispetto a quanto già installato e funzionante:
(iii) la progettazione degli interventi è stata compiuta senza approfondire in modo adeguato la natura delle rocce attraversate, ed in particolare: “
 (iv) è stata sotto stimata l’importanza di un sistema di drenaggio efficiente;
sotto il profilo esecutivo:
(i) la realizzazione degli interventi è stata difforme da quanto previsto in progetto;
i progetti esecutivi elaborati dall’ing. Devoti nel corso del 1988, relativi alle opere del lotto 4 (ventilazione della galleria del Drinc) e del lotto 6 (impianti elettrici - impianti speciali), sulla base dei quali sono stati appaltati i lavori a Kopa Engineering ed a Bonciani, non risultano pienamente conformi a quanto richiesto dal Ministero dei Trasporti tramite il nullaosta del 12 giugno 1995 e la relazione tecnica ad essa allegata”. il progetto esecutivo va quindi considerato carente……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
Il materiale rotabile e l’armamento.
Dalle verifiche tecniche condotte sono emerse le seguenti carenze progettuali ed esecutive:
(i) “scelte di progetto costruttivo inadeguato” di relativamente semplice soluzione, tra cui:
- Collocazione impropria di parti elettriche delicate sopra i reostati che possono raggiungere facilmente temperature di oltre 500°C.
- Accessibilità difficile alle parti impiantistiche.
- Fluttuazioni eccessive della bassa tensione di bordo a causa di un sistema inadeguato di-caricabatteria.
(ii) “scelte di progetto costruttivo inadeguato” di soluzione non semplice, tra cui:
- Il carico per asse eccessivo che causa problemi di tenuta e quindi di manutenzione all’armamento (oltre che rumore e vibrazioni).;
- Il tipo di rodiggio che si adatta male a linee con frequenti cambi di direzione e nel passaggio sugli organi della via di corsa (passo molto lungo e trasmissione monomotorica soggetta al fenomeno del brutage).
- L’impianto di trazione reostatico che richiede perizia nella condotta ed è poco efficiente soprattutto alle basse velocità dove la preziosa energia accumulata delle batterie viene dissipata nei reostati anziché impiegata per spingere il convoglio;
(iii) scelta di equipaggiare il convoglio della tranvia solo con batterie di accumulatori composte ciascuna da 270 celle collegate in serie attraverso 540 connessioni elettriche interne ed esterne, “ (iv) inadeguata valutazione, in relazione all’inscrizione del materiale rotabile in galleria, delle questioni legate alla sicurezza per l’evacuazione: “questi aspetti non sono stati affrontati direttamente nei documenti di progetto dei Lotti 1, 2, 3”;
v) non conformità dell’interfaccia ruota-rotaia: “”.
Armamento:
Dai sopralluoghi effettuati, dal rilievo della caratteristiche dell’armamento e dal raffronto con la documentazione di progetto, sono emerse le seguenti carenze progettuali ed esecutive:
(i) mancanza di un dettagliato piano di posa sia della linea sia degli scambi: i disegni costruttivi di progetto dell'armamento (lotti 1, 2 e 3) sono poco dettagliati; nella Relazione Armamento e Materiale Rotabile si rileva che “ (ii) difetti di allineamento e di posa, insufficienza dello spessore della massicciata, mancato funzionamento dei giunti di dilatazione: nella Relazione Armamento e Materiale
È stato, inoltre evidenziato che è mancante uno studio completo, interdisciplinare ed integrato del sistema convoglio - armamento – galleria - impianti, che tenga conto di tutti gli aspetti tecnici di sicurezza e di interfaccia tra materiale rotabile ed opere civili... e risponda a pieno a tutte le richieste formulate dal Ministero”.
L’Amministrazione regionale ha affrontato negli anni per la realizzazione del collegamento tranviario intercomunale Cogne - Charemoz - Plan Praz, le seguenti spese:……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
            Il totale ammonta  € 29.339.055,24.

            La Procura ha ritenuto responsabile di tale danno erariale, per colpa grave, l’ing. Devoti.
Nelle proprie deduzioni, il convenuto ha sottolineato il concorso di altri soggetti, di coloro, cioè, che hanno operato nella vicenda quali organi della Regione e del Ministero dei Trasporti, nonché delle ditte affidatarie dei lavori.
La Procura ha tenuto conto di tale argomentazione difensiva, ed ha ridotto nella misura del 50% il danno contestato al convenuto, quantificandolo pertanto, ai sensi dell’art. 1226 c.c., in € 14.669.527,62 (oltre a rivalutazione monetaria, interessi legali e spese di giudizio).
La difesa del convenuto, nelle proprie memorie e in udienza,…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………. Attesa la complessità e la delicatezza della vicenda oggetto del presente giudizio, e la necessità di cognizioni tecniche specifiche per esaminare la stessa, in accoglimento della richiesta presentata dalla difesa del convenuto, questa Sezione, con ordinanza n. 4/2010, ha disposto, al fine di un migliore accertamento dei fatti, consulenza tecnica d’ufficio affidata al prof. ing. Stefano Ricci, professore associato presso la facoltà di Ingegneria, Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale (DICEA) dell’Università di Roma “La Sapienza
Udite le richieste formulate dal P.M. e dai difensori, nonché le considerazioni svolte dal C.T.U., al consulente viene sottoposto il seguente quesito: “Il C.T.U., letti gli atti e i documenti di causa, eseguito, se del caso, un accesso ai luoghi (compiendo, in tale evenienza, i rilievi anche fotografici ritenuti opportuni), intervistati i soggetti informati dei fatti la cui audizione ritiene necessaria, nei limiti ritenuti funzionali alla miglior esecuzione della consulenza, acquisita copia della documentazione necessaria, dica: 1) se l’opera è radicalmente inutilizzabile ovvero quali interventi si rendano necessari per renderla utilizzabile, effettuando una stima di massima dei relativi costi; 2) quali siano le cause della eventuale inutilizzabilità, anche con riguardo alle opere civili e impiantistiche; 3) in particolare, se sussistano difetti di progettazione ovvero di esecuzione relativamente all’armamento ferroviario; 4) quale sia l’attuale stato dell’armamento stesso, evidenziando eventuali ammaloramenti e relative cause; 5) se sussista l’astratta idoneità dei locomotori V38 ad operare sulla linea in questione”…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………OMISSIS………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
Si conclude chiedendo la condanna, come da atto di citazione.
Considerato in
DIRITTO
Come ricordato in narrativa, il C.T.U. ha depositato la propria relazione peritale in data 12 settembre 2011, e la replica alle osservazioni del C.T.P. in data 4 novembre 2011; la relazione è stata redatta dopo aver acquisito e analizzato ampia documentazione, e avere effettuato un accurato sopralluogo in data 28 gennaio 2011.
Appare opportuno, in primo luogo, riportare sinteticamente l’esito della relazione peritale del C.T.U., con riferimento ai diversi quesiti posti nell’ordinanza:
1) “se l’opera è radicalmente inutilizzabile ovvero quali interventi si rendano necessari per renderla utilizzabile, effettuando una stima di massima dei relativi costi”.
L’opera non è radicalmente inutilizzabile, ma si rendono necessari rilevanti interventi per garantirne l’eventuale futura utilizzabilità. L’entità di tali interventi è valutabile nelle seguenti misure:
per le opere civili: fra 1,4 e 2,1 milioni di euro (in dipendenza dalle scelte di fondo);
per l’armamento: fra 0,9 e 1,2 milioni di euro;
per gli impianti: 0,1 milioni di euro;
per il materiale rotabile: fra 2,8 e 3,5 milioni di euro.
2) “quali siano le cause della eventuale inutilizzabilità, anche con riguardo alle opere civili e impiantistiche”.
Si è rilevato che fino al 1993 non vi era un progetto complessivo e unitario, che sarebbe stato opportuno e necessario per ottenere la migliore funzionalità integrata delle varie componenti. Si è tardivamente provveduto con il progetto generale del 1993, comunque caratterizzato da un livello di dettaglio non omogeneo nelle sue parti.
Per quanto riguarda le opere civili, la criticità è relativa all’interno della galleria del Drinc: gli interventi effettuati non hanno risolto completamente le problematiche preesistenti.
Per l’armamento, la situazione è molto compromessa (tortuosità maggiore di quanto previsto dal progetto, posa poco accurata con presenza di angolosità, livellamento sistematico da effettuarsi dopo almeno tre mesi dall’apertura dell’esercizio e mai realizzato, peso assiale dei locomotori molto elevato in relazione alle caratteristiche strutturali dell’armamento).
Per gli impianti, hanno rilevanza quelli di ventilazione della galleria del Drinc, che non rispettano appieno quanto previsto nel progetto.
Per il materiale rotabile, emerge la non utilizzabilità dei locomotori V38,……………………………………..OMISSIS………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
Ritiene questa Sezione che le conclusioni, sopra seppur sommariamente ricordate, siano pienamente condivisibili, in quanto correttamente formulate e motivate, e coerenti con quanto risulta dagli atti.
Tanto premesso, vanno formulate le considerazioni di seguito illustrate.
La sussistenza del danno è incontestabile (e incontestata), alla luce dei risultati, insufficienti a consentire l’uso della ferrovia in questione. E’ ovvio che un’opera, che venga correttamente progettata e correttamente realizzata, non possa che essere pienamente funzionale, fatta salva l’ipotesi dell’intervento di fattori imprevedibili o incontrollabili (quali il caso fortuito o la forza maggiore, art. 1256 c.c.), che abbiano alterato la situazione in cui si doveva operare; ma di tali fattori non vi è traccia in atti; né possono considerarsi fattori di tale natura le difficoltà ambientali (basse temperature, infiltrazioni d’acqua, i problemi della galleria del Drinc), dal momento che esse erano perfettamente conoscibili, sia in relazione alle caratteristiche dei luoghi e del clima, sia eventualmente tramite approfondimenti ed indagini apposite (ricognizioni, perizie geologiche, etc.). La non utilizzabilità dell’opera, così come è stata realizzata, è nei fatti.
Tutto ciò trova conferma nella relazione peritale del C.T.U., che ha rilevato alcune carenze nella progettazione ed esecuzione dell’opera.
L’individuazione dei responsabili del danno non può che orientarsi, in primo luogo, verso l’odierno convenuto, che assommava in sé le qualità di progettista, di direttore dei lavori, di “tecnico dell’Amministrazione committente” (quindi supervisore) anche per i lavori di cui si occupavano altri soggetti. Non si può negare che egli fosse il dominus della situazione, nella vicenda in esame.
Va altresì considerato che, come sottolineato dal Pubblico Ministero in udienza, la responsabilità deriva dal complesso della vicenda, nella sua globalità, non dalle singole parti prese separatamente………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
La difesa ha, correttamente, sottolineato che sussiste il concorso di altri soggetti, di coloro, cioè, che hanno operato nella vicenda quali organi della Regione e del Ministero dei Trasporti, nonché delle ditte affidatarie dei lavori.
L’obiezione è indubbiamente fondata, trattandosi di un’opera di tale complessità e dimensione, ma la Procura stessa ha tenuto conto dell’argomentazione difensiva, applicando una rilevante riduzione, nella misura del 50%, del danno contestato al convenuto (circa 15 milioni di euro, rispetto ad un costo totale delle opere di circa 30 milioni di euro).
Tale argomentazione non può ormai, pertanto, trovare spazio.
A fondamento della responsabilità dell’ing. Devoti militano le considerazioni già svolte, sulla sua qualità di dominus della situazione; a ciò va aggiunto che, se emergono errori o carenze di progettazione ed esecuzione, vi è stata anche, evidentemente, un coordinamento inadeguato, che ha portato ad un risultato finale causativo di danno erariale.
Afferma la consulenza tecnica d’ufficio che l’inutilizzabilità non è radicale, ma per ovviare ad essa si renderebbero necessari rilevanti interventi, per un esborso di diversi milioni di euro.
In concreto, il Consiglio Regionale, nel luglio 2011, e la Giunta Regionale, nell’agosto 2012, hanno deliberato di dichiarare inservibile l’opera, con la dismissione e alienazione dei materiali rotabili e tecnologici, nonchè degli immobili.
Nella quantificazione del danno, si ritiene pertanto di applicare una diminuzione, da valutarsi in via equitativa, al fine di tenere conto di quanto si potrà ricavare all’alienazione di ciò che resta.
Non essendovi alcun dubbio in merito al ricorrere di tutti gli elementi soggettivi e oggettivi (il rapporto di servizio, il danno erariale, il nesso di causalità e la condotta gravemente colposa), necessari perché possa essere pronunciata condanna per responsabilità amministrativa, questa Sezione giurisdizionale condanna il convenuto al pagamento di € 13.000.000,00 comprensivi di rivalutazione monetaria.
Andranno altresì corrisposti gli interessi legali a decorrere dalla data di deposito della presente sentenza.
Il compenso spettante al consulente tecnico d’ufficio, liquidato in € 23.640,56 con decreto in data odierna, è posto a carico del convenuto.
La condanna alle spese segue la soccombenza.
P.Q.M.
la Corte dei Conti, Sezione giurisdizionale per la Valle d’Aosta, definitivamente pronunciando,
CONDANNA
l’ing. DEVOTI Alberto al pagamento di € 13.000.000,00 comprensivi di rivalutazione monetaria.
Su tale somma dovranno essere corrisposti gli interessi legali a decorrere dalla data di deposito della presente sentenza.
Il compenso spettante al consulente tecnico d’ufficio, liquidato in € 23.640,56 con decreto in data odierna, è posto a carico del convenuto.
Condanna il medesimo al pagamento delle spese, che fino al deposito della presente sentenza, si liquidano in € 1.222,93 (milleduecentoventidue/93)
Così deciso in Aosta, nella camera di consiglio del 19 novembre 2012.
L’ESTENSORE IL PRESIDENTE
(Cominelli) (Bussetti)
Pubblicata il 28/01/2013

lunedì 25 febbraio 2013

L'ALIBI

La parola d’ordine che, in questi anni, usciva dal Palazzo era che il patto di stabilità è quello che ci strozza, le promesse non si possono per niente mantenere, i programmi non si posson più realizzare perché questo Stato è quello che comanda ed ha chiuso, con la  chiave, la borsa del denaro  così, ormai, siamo per terra. La conclusione di questo bel ragionamento è che Canio e il suo governo vanno, quindi, assolti, giustificati, ed anche un po’ capiti. Detta così non fa una grinza, se spendi e sfori il patto lo Stato fischia il fallo ed il risultato è peggio anche del male  perché ci sta poi la  penale che  pur devi  pagare. Non si scappa, sto patto è micidiale, è anche un po’ perverso; se non paghi i creditori, poi paghi gli interessi; se paghi i creditori e sfondi il patto, poi paghi la penale. Come vedete non c’è niente  mica da fare  e Canio e il suo governo vanno assolti e perdonati per non aver fatto, infatti, quasi niente. Arrivati ora sin qui, possiamo chiudere per oggi e darvi appuntamento per domani. Non è così, perché dietro c’è l’inganno. Cos’è che è sto inganno,quest'alibi imperfetto ? Ve lo spiego. Patto o non patto, la questione  stava un’altra, stava nell’andar a scovar quei soldi ed eran tanti, che erano in giro a cercar destinazione ed un padrone. Non cito questa volta progetti di finanza, ma cito altre risorse: I fondi strutturali e i fondi d’ interreg, dei quali il primo di soldi ne aveva una valanga soltanto qua in Piemonte, un miliardo e un quarto detto in euro, e quanto agli obiettivi ed ai programmi, ce n’eran alcuni che parevano scritti apposta giusto anche per noi. Un’occasione che dire d’oro non si sbaglia, ma forse è stata l’ultima. Qui, l’ho appena detto, il patto non c’entrava, stava fuori, ma  dentro si metteva quasi tutto:  la  Palazzola, l’Isola e il museo, gli spazi per le soste, la riqualificazione del centro, la cortina, la sala del pala dei congressi……la funivia....... Almeno si provava, si tentava, si concorreva ai bandi, si presentavano i dossier per  candidarsi e se l’intelligenza e la fortuna un po' assisteva, in cinque anni si chiudeva. Questo è stato il falso alibi, l’inganno consumato da quel Canio e da quei suoi interi due governi, quello di raccontarci sempre la storia di sto patto, ma di non spiegarci mai il perché quegli altri  soldi manco li hann cercati, né tanto meno poi li hanno conquistati. Il saldo dunque è ben sotto lo zero, il patto è salvo, la virtuosità fu sbandierata come conquista, sul fatto  di quel miliardo e un quarto che manco  per un euro venne tentato, però ce stato sempre un gran silenzio, seppur gli sfilavan di mano cinque bei milioni già promessi per villa Palazzola e quanto al porto ne finivano uno e cinque nel buco fatto in acqua. Micidiale Canio.

sabato 23 febbraio 2013

LA PRESSE




Il Palazzo, non molto tempo fa, ha annunciato l’emissione, per quest’anno, del nuovo giornalino; noi ci abbiam mandato un trafiletto con la preghiera, anzi la condizione che Canio abbia ad evitar di farci il suo commento messo in calce, speriamo quindi  bene. Il precedente numero non è che fosse un modello informativo, forse perché non c’era molto poi da dire, o meglio da dire pure c’era, ma meglio era tacere. Comunque, ancora un po’ di tempo, un poco di pazienza e un giorno o l’altro adesso arriva e lo vedremo se quanto costa vale il contenuto. La questione informativa però è anche sul tavolo del gruppo in cui noi siamo e quindi, presto o tardi, per verità crediamo presto, si vedrà uscir un giornaletto che sarà la voce scritta di un pezzetto di quelli che stan dentro il consiglio, ma fuori dal Palazzo. Numero uno, anzi forse sarà numero unico, questo poi vedremo, quel che invece cercheremo, l’obiettivo cui invece mireremo, sarà quello di colmare un vuoto informativo che, nonostante spenda un po’ dei nostri soldi, sto Palazzo non sembra voler proprio colmare. Quanto a darne una ragione, non ci par dover sprecare tante parole; quando le cose vanno male è sempre meglio un po’ tacere. Se dunque il Palazzo generalmente tace, tanto più deve alzarsi la voce di chi il Palazzo deve controllare; dunque numero uno o numero unico che sarà, quel che è certo è che non sarà un giornaletto, ma forse un giornalone, sicuramente un giornale con tante notizie, aggiornamenti, approfondimenti, insomma ognuno potrà cercare e trovare quello che vorrà e specialmente conterrà quelle verità, non manipolate, che troppe volte sfuggono all’attenzione, a favore invece di messaggi più rassicuranti per gli elettori e più glorificanti per gli eletti. Vedremo quindi di uscire insieme, noi e il Palazzo, per favorire un confronto tra due modelli, il loro che sarà, quasi, una monografia sulla piscina e il nostro che deve essere, invece, sempre un po’ una sorpresa.

venerdì 22 febbraio 2013

I TELAMONI


Ormai lo abbiamo imparato già un po’ tutti, sono gli omoni, quei giganti che reggono il peso anche del mondo e che hanno messo a far la guardia al Grand Hotel des Illes ed ai suoi cento e 50 anni. C’è stata la polemica, che manco è stata accesa, civile si direbbe; si è poi discusso, anche qui in modo assai civile, in sede di consiglio, con sol qualche elemento un po’ fuori  programma. Ora sti telamoni sono pronti, ci manca qualche luce e ancora qualche oggetto di contorno, ma son pronti e ognuno si faccia il suo giudizio. Dispiace però dover dire almen due di cose; la prima è che l’ autorizzazion  Ministeriale che lo permise, ci mise anche un certo qual dettato assolutamente imperativo: “che i telamoni non fosser realizzati”. Poi, però, cambiò Soprintendente, ne venne un’altra che par meno severa e più distratta che approvò nuovi disegni dove, quei due gran telamoni che ora presidiano l’ingresson principale  eran per vero molto più piccoli e modesti; avevan soltanto il busto e poi la testa.  Succede ora però che, nell’eseguirli, si sbagliano a copiarli e li rifanno giusto secondo il modello non permesso. Questa dunque la prima delle cose, la seconda questione forse è nota perché la esibimmo in sede di consiglio dove dimostrammo che il titolo edilizio non solo cozzava con le norme, ma che, come si usa, dire era: “ tamquam non esset”, perché la sua durata è breve quanto un anno, poi se non si usa, si butta  per la legge. Che non fosse stato usato esibimmo e consegnammo, proprio in sede di consiglio, un documento a sua comprova e quanto al fatto che, invece, fu dichiarato utilizzato, erroneamente si presume, giusto proprio l'esatto suo contrario, che cosa mai vogliamo farci, così è fatto un po’ il sistema; sin quando non si guarda nelle carte le malefatte sono sempre, quasi, salve.

giovedì 21 febbraio 2013

ASPETTA MA NON SPERA



Siam dunque in stato di attenzione, diremmo che stiamo un po’ in attesa dopo che la nostra ultima parte noi l’abbiamo fatta, è infatti ormai depositata, è la richiesta di un consiglio per abbatter al suolo la "Zanetta", ma il tempo va sempre un po' troppo veloce e se l’ultima volta Canio ci raccontò della risposta che l’Autorità di vigilanza ha dato, o meglio non ha dato sulla vicenda per il porto (noi la confermiamo), ora c’è da veder o meglio c'è da saper cosa farà l’autorità della Regione cui tocca dare, finalmente, una risposta; poi data che sarà questa risposta, nel caso fosse positiva, sarà da capir se ancora c’è l’impresa e se l’impresa è lì che aspetta c’è la question del patto, lo sapete; se invece l'impresa s'è squagliata si torna ancora un poco indietro; se poi quell'autorità non da il consenso, allora che l'impresa è ancora lì che apetta o s'è squagliata che volete che più importa. Non c’è altro, sembra poco? Giudicate voi, a me gira la testa. Un’altra che sembrava già risolta ora torna in alto mare, se poi la causa è la bonaccia o la tempesta, poco importa, ma sta funivia è lì e sta ferma e quando e se si mette in moto, nessuno sembra ormai lo sappia. Intanto si avvicina il compleanno, si innalzan gli archi di trionfo e ancora poche ore si inaugura il gran  portone. Lo fanno in tutta fretta perché le carte non sono poi tanto al loro posto e prima che giunga un’ordinanza è meglio chiuder la baracca, così dopo si fa un ricorso e: aspetta e spera. Quanto al resto, è tutto fermo, piscina a parte, il resto né si aspetta, né più si spera.

mercoledì 20 febbraio 2013

FANNE UNA GIUSTA




No, non diremo al nostro Canio di fare, almeno, una cosa di sinistra, sarebbe  per Lui troppo, ma poi non sembra questo essere, oggi, il suo problema o anche, soltanto, essere proprio questo il problema. Al nostro Canio gli chiediamo un’altra cosa, una più facile e tranquilla, una normale, una proprio piccola piccola, facile facile, come abbiamo appena detto e poi una soltanto: fanne una giusta. Ecco qui ciò che gli chiediamo, che persino gli preghiamo; come vedete non è che pretendiam chissà che cosa, siam modesti, siam realisti, siam concreti, conosciamo bene il suo mestiere e il suo mare di problemi, ma se a sto mare di problemi ci aggiungiamo che anche Canio è un po’ un problema, forse qui un po’ anche si spiega il disastro che ha colpito sto governo. La questione sta nel fatto che l’errare, una o due volte, sembra umano e perdonabile, ma cannar tutte le volte, manco mettersi di impegno, manco andar sempre a cercarlo è una cosa che ci riesce una volta in dieci mila. Lui ci riesce, non c’è verso, Lui è un campione, è specialista in disciplina di sparar fuori bersaglio. Qualche volta, confessiamo ci abbiam messo un po’ del nostro, poca cosa, andava a segno se il bersaglio era un po’ giusto; la questione è anche un po’ quella, che il bersaglio, molte volte, troppe volte, è fuori tiro, il miraggio del bersaglio Lui colpisce, mentre il centro lo fallisce. Far la lista a questo punto è sparar su un uomo morto, non ne ho voglia, né mi sento, l’ho descritto mille volte, ci saranno altre occasioni, presto o tardi non importa, stiam pur certi, arriveranno. Ora quel che rimane è soltanto una speranza, che, da qui a uscir di scena, ne faccia una che  almen sia quella giusta.

martedì 19 febbraio 2013

SENZA FUNE



Ne parlò Canio, era nostra la richiesta, era soltanto la data dell’ultimo Consiglio, Lui Canio c’era a quell’incontro combinato per trovar la soluzione a quell’impianto che va a fune. Ci disse che l’accordo pure c’era: 70 lo metteva la Regione e 30 lo trovava il “territorio”. Richiesto di chiarir qual fosse la somma in assoluto, ci rispose; richiesto di chiarir chi fosse il “territorio”, si disse certo che c’era da aprir un poco il portafoglio. Non passan forse dieci giorni ed il quadro cambia un’altra volta, non solo sembra quindi che ci sia, soltanto, da aprir un poco il portafoglio, ma ora è una rapina: tutta la borsa, oppure si prendono la vita. Certo ci lasciano il catorcio, dismessoci magari, grazie, a costo zero. Questa è dunque l’aria che ora si respira, l’aria che fa capir che non c’è più un euro, o meglio che quei pochi ancor che son rimasti, son così tanto contesi che se qualcuno oggi li promette, domani un altro già li ha spesi. Se i soldi dunque non ci sono, la credibilità di chi governa, se mai c’è stata, ormai vale uno zero. In questo quadro desolante, soltanto l’ultimo di una ormai più lunga serie, la città fa l’invitata alle riunioni, ascolta, parla, tace, torna a casa, ma è senza voce, o meglio, lì non ha più voce e poi delle due l’una: o è tutta una congiura o il nostro valore negoziale è sotto la soglia dello zero. Ormai arrivati, almeno fossero arrivati, ben oltre il tempo massimo concesso, ora non c’è la soluzione; certo si può sempre fare una questua e una colletta, un banco di beneficenza o anche accreditar con un messaggio un paio d’euro da ciascuno, ma a parte che credo abbiam già dato, lasciamo che sia chi ci governa capace a trovar la soluzione, sarebbe il suo mestiere, diversamente appunto che cambi quel mestiere.

lunedì 18 febbraio 2013

LA SOCIETA' IN CIVILE




Adesso va di moda questa qui senza la IN, sarebbe senza macchia, non so se ha o non ha paura, comunque sarebbe senza figli e quanto ai padri sarebbe di nessuno. Se salta in sella siamo salvi, se no siamo per terra. L’abbiamo assai semplificata, comunque è stata intesa: da una parte ci stanno quelli che ormai da anni la fanno di mestiere, dall’altra parte ci stanno quelli che, adesso, vogliono cambiare anche il mestiere. Questo “mestiere” però non è poi molto diverso, anzi par sia sempre poi lo stesso, tanto che una volta cambiato un po’ il soggetto, si rischia che più che il mestier, a  cambiar  sia proprio solo sto soggetto. Comunque adesso va di moda e, presto, qualcuno pur salterà di certo in sella. Per carità, di peggio non posson mica fare, c’è un limite anche a quello e quindi lasciamo pure fare, è giusto che ci provino. Rimane però la questione di quell’ IN messo davanti, il che se fosse vero è un bel pasticcio. Purtroppo è troppo vero e questa è la ragione per cui quel che sempre cambia è poco o quasi niente. Finisce che sembra una staffetta, chi esce lascia il posto a un altro che vi entra e presto si conforma, anzi si ritrova, eccome si ritrova .        

 

sabato 16 febbraio 2013

LA BOZZA


 
La bozza oggi è andata, è messa sul tavolo di Canio, ora inizia il calendario alla rovescia per fissar la data del Consiglio in cui dovrà adeguarsi alla proposta, altrimenti per Lui ormai rischia che sia fatta. Se poi si aggiunge che, anche da fuori, arrivan voci che per Canio e la variante non certo sono affatto rassicuranti, sta volta sembra proprio che ormai sia fatta. Il documento intero ve lo alleghiamo, ce ne scusiamo, sta volta è molto tecnico e formale, ma ci vuole .
GRUPPO CONSILIARE INSIEME
OGG:Variante strutturale stralcio. Proposta di annullamento parziale in autotutela della deliberazione consiliare n. 113 del 28/12/2012 ed atti consiliari presupposti e preordinati.  
Richiamata la deliberazione consiliare n.113 assunta in data 28/12/2012 con la quale veniva adottata, ai sensi dell’art. 31/ter della legge 56/77 e s. m., da parte di questo Consiglio comunale, con il suo voto a maggioranza, il progetto preliminare riferito alla variante strutturale stralcio di PRGC, contenente previsioni per la realizzazione di nuovo insediamento produttivo alberghiero ed altre minori previsioni, così come recita il primo punto della parte dispositiva della citata deliberazione che qui viene integralmente riportato:
” di adottare, ai sensi dell’art. 31 ter comma 4 della L.R. n. 56/1977, il suesposto progetto preliminare relativo alla Variante Strutturale Stralcio Urbanistica del P.R.G.C. della Città di Stresa, a firma della associazione fra professionisti di cui mandataria è la Cooperativa G 1 di Novara, e che si compone dei seguenti elaborati, custoditi in originale presso il Servizio Edilizia-Urbanistica di questo Comune: …………………………………………………….”
Dato atto che è, attualmente, in corso la procedura per consentire il deposito di osservazioni e che tale procedura si concluderà il giorno 12 marzo prossimo;
Richiamati integralmente i contenuti dell’esame consiliare svolto, sia in sede di adozione della predetta deliberazione n.113/2012, sia in sede di approvazione delle due immediatamente precedenti deliberazioni: nn. 111 e 112  con le quali , rispettivamente:  si approvava la relazione dell’OTC riferita alla conclusione dell’esame svolto in materia di verifica VAS, nonché  si approvavano le controdeduzioni in merito alle osservazioni pervenute e riferite alla relazione programmatica della medesima variante stralcio;
Atteso e ricordato che in tutti i documenti deliberativi sopra richiamati erano state sollevate, dai settori di minoranza del Consiglio, ampie, circostanziate  e motivate ragioni che, ove attentamente valutate e verificate, avrebbero indotto un’assemblea accorta e prudente, sia ad accogliere, in sede di controdeduzioni, alcuni dei rilievi sollevati, sia a, quanto meno, sospendere l’esame e il voto sulle proposte delle deliberazioni nn. 111 e 113 al fine di consentire venisse  compiuta una verifica degli elementi documentali prodotti in aula che per la loro rilevanza potevano vanificare l’esito della variante in esame per quanto concerneva buona parte del suo contenuto;
Ricordato che tuttavia il Presidente dell’’Assemblea, non solo, non ritenne sospendere l’esame, ma volle che venisse, comunque, concluso e raccolto il voto sulle proposte così come inizialmente formulate e depositate agli atti, nulla rilevando l’intervenuto ritiro, in sede di seduta, del favorevole  parere di conformità reso sulla proposta dal Segretario generale dell’Ente che lo ebbe a modificare secondo la formula poi resa nel testo pubblicato e che così ora recita:
Su richiesta del Sindaco il Segretario Comunale, ai sensi dell’ articolo 97, comma 2) del Decreto Legislativo n. 267 del 18.08.2000 attesta la conformità del presente provvedimento alle leggi, allo Statuto ed ai Regolamenti con la precisazione espresse nelle proposte di delibere precedentemente assunte in seduta odierna e riguardante le materie urbanistiche della presente variante e che qui si riporta:” sulla base delle osservazioni presentate dal consigliere Vallenzasca in merito al vincolo paesaggistico a suo tempo imposto dal Ministero della Pubblica Istruzione Direzione Generale per le Antichità e Belle Arti con decreto in data 4/9/1924 ed in riferimento all’art. 26 delle Norme di attuazione del Piano paesaggistico regionale, adottato con DGR n. 53 – 11975 del 4/8/2009 (dalla data di adozione del Ppr, non sono consentiti sugli immobili e sulle aree tutelate ai sensi dell’articolo 134 del Codice dei beni culturali e del paesaggio interventi in contrasto con le prescrizioni degli articoli 13, 14, 16, 18, 26, 33 delle norme tecniche di attuazione), non essendo in grado di effettuare puntuale verifica seduta stante, si riserva di effettuarla in seguito e qualora le osservazioni fossero fondate si dovrà procedere in sede di autotutela all’annullamento del provvedimento assunto ”
Ricordato che il punto di contrasto verteva sul rispetto, o meglio, sull’indicato mancato rispetto, all’interno del progetto preliminare di variante adottata, della previsione produttiva alberghiera S1, rispetto alla norma di salvaguardia contenuta nell’articolo 26 ultimo comma del PPR, laddove richiamava il disposto dell’articolo 143 comma 9 del codice dei beni culturali n. 42/2004 e s,m. che così recita:
"A far data dall'adozione del piano paesaggistico non sono consentiti, sugli immobili e nelle aree di cui all'articolo 134, interventi in contrasto con le prescrizioni di tutela previste nel piano stesso. A far data dalla approvazione del piano le relative previsioni e prescrizioni sono immediatamente cogenti e prevalenti sulle previsioni dei piani territoriali ed urbanistici.”
Atteso che la previsione dell’art.134 del codice dei beni culturali  così recita:
Sono beni paesaggistici:
a) gli immobili e le aree di cui all’
articolo 136, individuati ai sensi degli articoli da 138 a 141;
b) le aree di cui all’
articolo 142;
c) gli ulteriori immobili ed aree specificamente individuati a termini dell'
articolo 136 e sottoposti a tutela dai piani paesaggistici previsti dagli articoli 143 e 156.
Che l’area oggetto di variante al fine di un suo significativo incremento di capacità edificatoria e per una sua semplificazione normativa ed attuativa ricade, in rilevantissima quota parte, nell’ambito denominato A171 del PPR e che tale ambito è stato fatto oggetto,  nel medesimo strumento di pianificazione sovraordinata, dall’ articolo 26 ultimo comma delle sue norme di attuazione, di “ prescrizione” atta a limitarne, drasticamente, le possibilità di utilizzo edificatorio nelle more di approvazione del PPR medesimo e che se confermate, in sede di approvazione, tali norme andranno ad incidere sulle stesse previsioni vigenti dello strumento urbanistico, modificandole ex lege;
Che in particolare la norma richiamata inibisce, nei parchi delle ville storiche, in quelli per il loisir ed il turismo, individuati sulla tavola P2 del piano, tutti gli interventi edilizi eccedenti il restauro ed il risanamento conservativo e la tavola P2, richiamata, contiene l’indicazione cartografica, A171 appunto, e  l’elenco analitico dei provvedimenti originari con i quali sono stati, nel tempo, disposti vincoli paesaggistici sugli ambiti che il PPR ha ritenuto meritevoli di salvaguardia.
Che nel caso in esame il vincolo, di natura paesaggistico, venne posto dall’allora competente Ministero dell’Istruzione con provvedimento datato 04/09/1924 sulla scorta della legge n. 778/1922  (vedi allegato sub A) e si estendeva entro gli originari confini del parco del Grand Hotel des Iles Borromeé, come cartograficamente individuato in mappa del tempo unita al provvedimento di vincolo ( vedi allegato sub B), provvedimento che ne indicava altresì le coerenze dei suoi confini;
Che una porzione rilevante di quel parco venne però successivamente ceduta per disposizioni intervenute tra privati proprietari e ora, quella porzione, fa parte dell’area di intervento S1 della variante in itinere;
Che l’ultima di tali compravendite ebbe a perfezionarsi non prima gli anni 80 del 900, ed è, oggi, costituita dalla particella 166 del foglio 13, di consistente superficie, con tutta probabilità fatta oggetto di acquisto proprio nell’intento di perseguire lo scopo di realizzare, entro la più vasta area cui ora si trova accorpata, il fine edificatorio, già parzialmente reso possibile per effetto dello strumento urbanistico generale vigente approvato nel corso dell’anno 1994 ed oggi fatto oggetto di ulteriore progetto di incremento di capacità edificatoria attraverso la variante stralcio in itinere;
Che senza la possibilità di utilizzare quella rilevantissima porzione d’area soggetta al vincolo disposto nel 1924, per effetto della limitata consistenza di quella residua libera da “prescrizione”, peraltro in buona altra sua parte gravata da vincolo monumentale posto in più recente data, l’intervento S1, nella quantità prevista in variante, ma anche solo in quella prevista da norma vigente, diventa ora impossibile perché le norme locali, sia vigenti, sia previste in variante, sono in contrasto pieno ed eclatante con la prescrizione del PPR che prevale, per legge, su di esse;
Che l’operato della pubblica amministrazione deve comunque essere retto dal principio di coerenza e ragionevolezza, conseguendone la considerazione ovvia che non è possibile né avviare, né, ove avviata proseguirne l’iter, né tanto meno portare alla fase conclusiva e di approvazione una procedura di variante condotta, ma in questo aggravato caso anche avviata, in pieno contrasto con normative sovraordinate prevalenti;
Che la limitazione, transitoria, di capacità edificatoria posta con lo strumento sovraordinato del PPR, trova la sua fonte e la sua legittimazione normativa nel medesimo codice dei beni culturali;
Che, quindi,  la salvaguardia del PPR adottato con DGR 53-11975 del 4 agosto 2009 non è sottoposta ai disposti della LR 56/77 e s.m.i. in tema di durata, discendendo direttamente dal corpus normativo del D.lgs. 42/2004 e s.m.i. e comunque non determina un nuovo vincolo, ma semplicemente ne norma uno esistente e che, conseguentemente,  sono vigenti tutte le “prescrizioni” individuate nella DGR che ha adottato il PPR e ciò sino alla intervenuta futura approvazione del medesimo PPR, approvazione che potrà confermarle con effetto modificativo anche dello strumento vigente o, diversamente, disporne;
Che l’obiezione circa una qualche rilevanza ha da porsi al fatto che l’attuale estensione  del parco appartenente al Grand Hotel Des Iles Borromeé sia diversa e minore rispetto a quella individuata nell’originario provvedimento di vincolo, non pare aver pregio, sia perché la questione, sotto il suo profilo formale trova risposta nel medesimo testo del provvedimento di vincolo che così recita: “avrà efficacia nei confronti di qualsiasi successivo proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo” ed a tal scopo, il provvedimento venne trascritto presso la allora conservatoria dei registri immobiliari di Pallanza al vol. 186 3317, reg.442 3115 in data 13/10/1924, sia perché, sotto il profilo più sostanziale, ove così non fosse, la forza dei vincoli, peraltro sorretti da un principio di ordine costituzionale, si attenuerebbe fortemente solo per effetto di conseguenze derivanti da volontà poste in essere tra privati;
Che poi, nel caso in specie messo già in evidenza, ove avesse un qualche pregio l’obiezione, per mero scrupolo esaminata, si verificherebbe l’effetto paradossale che l’interesse del singolo acquirente, colpevole peraltro, in questo caso, della  mancata conservazione di quel bene tutelato ed acquistato, prevarrebbe sulla norma di legge con un effetto, nel caso, addirittura premiante;
Che tale ipotesi, ove avesse un qualche rilievo, costituirebbe un vero e proprio sovvertimento di principi consolidati dall’ordinamento  non pare quindi cosa da mettersi in discussione;
Che anche nel caso, taluno sostenesse la volontà dello strumento sovraordinato, essere stata, in qualche modo, fuorviata dalla errata percezione dei confini attuali e materiali del parco rispetto a quelli indicati nel provvedimento originario di vincolo, ciò non trova, da un lato nessuna attuale conferma e quindi è pura astratta ipotesi, dall’altro lato, tale ardita tesi non risulterebbe coerente con le stesse finalità, dichiarate nel PPR, in relazione alla unità di paesaggio costituita dalla tratta della costa nord del lago Maggiore dove, a più riprese, se ne rilevano le valenze da preservare e da farne oggetto di recupero, sino ad indicare il mantenimento delle pause del costruito come qualificante obiettivo;
Che semmai e a contrario, quindi, la “prescrizione” dettata è da ritenersi norma assolutamente coerente e conseguente con l’impianto stesso del PPR, le sue finalità ed i suoi indirizzi. sino ad individuare, questa si, una qualche fondata  difficoltà alla, eventuale, sua rimozione senza alterare principi, finalità ed obiettivi già, diffusamente, fissati e  contenuti in quel Piano;
Che l ’esigenza di attuare la verifica, poi evidentemente colpevolmente disattesa, della coerenza della variante con la pianificazione sovraordinata era stata, chiaramente, rimarcata nella nota della Direzione Programmazione Strategia, Settore Copianificazione che seppur tratta in errore dal documento di programmazione in punto indice di utilizzo territoriale “richiesto“, in realtà mai chiesto da Soprintendenza, vedi ultimo capoverso di pagina 3 di 6, non dimenticava di ricordarlo a pagina 6 di 6 del proprio parere e così, ugualmente, faceva la nota della Direzione Programmazione, Settore Piani e Progetti.
Che gli evidenti vizi di legittimità, sotto il profilo della violazione di legge e dell’eccesso di potere, contenuti nella deliberazione di adozione del progetto preliminare di variante stralcio e quindi ed altresì in tutti gli atti deliberativi che ne costituiscono suo presupposto, si aggiungono, con evidente effetto moltiplicatore, ai pesanti rilievi, anche di possibili, in astratto, ipotizzati  rischi di contrasto con la normativa penale che, a più riprese, sono stati indicati nel corso dell’esame, svolto in aula, dei vari documenti prodotti da maggioranza, sino ad essere formalizzati nell’osservazione n. 3 alla relazione programmatica;
Che il mancato accoglimento di dette richiamate osservazioni, anche alla luce dei nuovi rilievi che furono già mossi in aula durante il loro esame e che con questa proposta ora si ripropongono all’attenzione del Consiglio, pongono l’Assemblea tutta di fronte all’esercizio di un rilevante atto di responsabilità, ove, la conferma tout court della validità della deliberazione 113/2012, non sarebbe a effetto nullo, sotto il profilo della individuale responsabilità, nei confronti di coloro che, per effetto del loro, questa volta pienamente consapevole voto, ne provocassero non l’annullamento, ma la conferma;
Che la proposta qui presentata si colloca, peraltro, in piena aderenza a quel giudizio di motivata riserva sulla conformità legale della proposta della amministrazione posto in sede di deliberazione 113/2012 e che, effettuate le verifiche conseguenti ai rilievi sollevati, poneva l’esigenza di porre la questione dell’annullamento dell’atto 113/2012 in agenda dell’amministrazione;
Che, per quanto riguarda l’esigenza di verifica, la presente proposta contiene ulteriori, aggiuntivi elementi di certezza e ritiene di risolvere, oltre ogni ragionevole dubbio, le eventuali riserve ancora, forse, presenti tra i componenti dell’esecutivo e nel Sindaco in particolare, vanificando in radice ogni ulteriore obiezione contraria;
Che l’azione di autotutela che si promuove tende quindi a ripristinare una situazione di legittimità che i contenuti della variante così come, attualmente, in itinere non garantisce per nulla;
Che tende, di conseguenza, a tutelare l’ente, nel suo complesso, a fronte di possibili azioni risarcitorie delle aspettative, poi inevitabilmente deluse, indotte in operatori economici apparentemente, ma illusoriamente destinatari dei benefici promessi dalla variante;
Che infine, ma non certo per ragioni di residuale importanza, tende a tutelare il Consiglio Comunale, in primis nelle persone dei singoli chiamati al voto, perché dissociandosi dalla espressione di voto a favore dell’approvazione della variante e manifestandolo a favore della sua rimozione, hanno l’opportunità e la possibilità di scriminare la propria personale responsabilità rispetto ad una volontà diversa ove essa persistesse nel suo originario intento;
Che i contenuti della variante stralcio sono tuttavia diversi e non si esauriscono con la previsione S1, ma attengono altresì il mutamento della destinazione d’uso dell’edificio ora adibito ad istruzione, nonché a previsioni di opere di compensazione collegate strettamente alla previsione S1, nonché infine a previsioni di modifiche normative indipendenti dalla previsione S1 medesima;
Che per quanto appena sopra precisato, la proposta di annullamento ha, quindi, valenza parziale ed attiene la previsione stralcio S1 e le opere compensative ad essa attinenti, rimanendo invariate le ulteriori previsioni salva verifica, successiva, della coerenza della procedura in atto con i contenuti residuali della variante stralcio;
Che, sotto il profilo più strettamente giuridico, la fonte normativa cui discende il potere/dovere di autotutela trova la sua previsione nei principi dell’ordinamento amministrativo e nella legge n. 241/1990 e s.m., nulla ostando all’assunzione dell’atto di autotutela, non dovendosi trattare, al momento, in merito ad eventuali provvedimenti già sorti o perfezionati a favore di alcuno, ma operando all’interno di un procedimento, in itinere, mirante alla modifica di una previsione pianificatoria a valenza generale e quindi operando nella pienezza dei poteri sovrani del Consiglio comunale rispetto a qualsivoglia altra pretesa o interesse di parte non pubblica che, al momento, abbia una qualche rilevanza giuridicamente apprezzabile;
Tutto quanto premesso, richiamate, motivate ed, ampiamente esposte, nel corpo della presente proposta, le ragioni di diritto e di merito  poste a sostegno di essa;
Atteso che risulta acquisito il .,..………….parere di regolarità tecnica reso, ai sensi dell’art. 147/bis del D.Lgs.n.267/2000 e s. m., dal Responsabile del Servizio Urbanistica ed  attestante la regolarità e la correttezza dell’azione amministrativa;
Dopo ampio esame …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
Passato al voto con il seguente esito:………………………………………........................
 
                                                                              D E L I B E R A
1)    Di approvare, per le ragioni ampiamente esposte in narrativa, la proposta di annullamento parziale, in sede di autotutela, della deliberazione C.C. n. 113 del 28/12/2012 avente per oggetto l’adozione del progetto preliminare di variante strutturale stralcio estendendola, per la parte connessa ai contenuti oggetto di annullamento, a tutti gli atti deliberativi consiliari presupposti e preordinati della medesima deliberazione C.C. n.113/2012.
2)    Di conseguentemente e coerentemente precisare che i contenuti degli atti parzialmente oggetto di annullamento attengono le previsioni, in variante urbanistica, riferite all’incremento della capacità edificatoria dell’intervento classificato S1, le modifiche delle modalità attuative della previsione medesima ed l’inserimento delle opere di compensazione ad essa connesse.
3)    Di ulteriormente precisare e definire che rimangono fatti salvi i contenuti degli atti di variante stralcio estranei alle previsioni citate al punto 2 ed, in particolare: la previsione di mutamento di destinazione d’uso dell’ edificio ora destinato ad istruzione e altre minori modificazioni normative introdotte nel corpo delle vigenti NTA.
4)    Di estendere, sulla base dei principi di coerenza e logicità, gli effetti dell’annullamento operato con la presente proposta, agli uguali contenuti di progetto di variante inseriti in atto C.C. n. 115 del 16/11/2011 avente per oggetto l’approvazione del documento programmatico di variante strutturale produttiva alberghiera.
5)    Di demandare al Servizio Urbanistica la verifica circa la coerenza della procedura di variante strutturale stralcio in atto con i residuali contenuti conseguenti il processo di bonifica effettuato, trasferendone le risultanze all’Organo esecutivo per le eventuali proposte consiliari di riallineamento delle procedure da attuarsi.
 

venerdì 15 febbraio 2013

QUATTRO INTERPELLI


 
Quattro interpelli e poi la bozza, questo sarà il contenuto che il gruppo Insieme proporrà per il prossimo Consiglio. Quanto alla bozza ne abbiamo già cennato e poi ne parleremo presto e ancor diffusamente, rimangon gli interpelli che verranno, a breve, ormai prodotti sulle questioni un poco anche ordinarie ma, come si sa, non par abbian miglior sorte di quelle che chiamano “strategiche”. Orbene, sarà giusto forse ben anche sapere perché da un anno e un altro mezzo la via del Crocifisso è un campo di battaglia. Questioni giudiziarie e contenziosi tra imprese da una parte, privati ed altri imprese anche da altra parte? Va be, ma poi che a farci anche le spese sia il pubblico interesse dove sta scritto ? Comunque sentiremo. Ugual sorte la via per case sparse, ormai è la terza volta che arriva un interpello e questa volta c’è anche  un ammonito, il Vice delegato, quel monello, che sembra sia in corsa per prendersi sempre il primo premio. Il premio è quello del primo a contar balle perché già due volte venne in Consiglio a dir che tutto era ormai a posto e belle pronto. Ora però ci vuole, un’altra volta, un interpello. Speriamo che, almeno, questa volta il Delegato perda il premio, ma che, almeno, ce la racconti giusta.  Altro interpello riguarda quel contratto, un altro che è saltato, da cui il Palazzo di euro ne incassava 53 mila per ciascun anno. Per la verità se li prendeva, poi il flusso si è interrotto, ed ora siamo a sotto zero. La storia dunque è quella del bar l’imbarcadero; occor dunque aver qualche notizia da fonte certa e sempre quella esperta. L’ultima, l’abbiam pure già un poco anticipata, è quella della storia della pesca che, sembra, sia stata dal nostro Alcade ormai archiviata. Come vedete, questa volta, non c’è molto, non vogliam  affaticar più ormai di tanto i nostri reggenti governanti, c’è la bozza che li stressa, questa volta.