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domenica 3 febbraio 2013

IL CASO DEL PORTONE


 
Sembrerebbe essere una questione per quelli che hanno il tempo anche da perdere, quelli insomma che la crisi non  colpisce, quelli che se la tirano un po’ troppo, quelli che, una volta, gli chiamavano anche radical cich. Comunque parliamo di quell’opera che è in corso di erezione o meglio in costruzione di fronte al Grand Hotel per sua definizione. Sembra che così si voglia festeggiare il terzo cinquantennio del Borromeé, il grand Hotrel Des Iles, l’eccellenza in accoglienza. Le opere procedono, ancora un po’ solo di giorni e saranno, in fretta, già finite, poi ci metteranno sopra un bel telone e voilà, il giorno della festa, l’Alcade, di sicuro, sempre in testa gli toglie la coperta e l’opera sarà così tutta scoperta. Succede un imprevisto e per la prima volta la Perla sembra abbia  anche  una  scossa; non gradisce. Ci dedica “ Repubblica” lo spazio di una lettera ben scritta; ci fa la “ Stampa” due articoli locali; insorge Lega Ambiente e pure Italia Nostra; ci aprono un banchetto per metterci le firme e c’è, infine anche un interpello al prossimo Consiglio. Tanto rumore quindi per quattro statue in marmo bianco non sembra esagerato ? In fondo, si argomenta: chi poi ci smena se sono una schifezza ? Chi le ha pagate è la risposta e noi che i soldi non sembra gli mettiamo, che cosa poi vogliamo ? Sin qui dunque sta questa questione, di quelli che son pro e di quelli  che son contro sto portone. Ci tocca allora cercar di conciliare la medesima questione e veder dove sembra stare un poco la ragione. Ora, perché la crisi incombe allor ci si debba dimenticar delle altrui cose, non sembra un ragionar tanto coerente. Semmai perché la crisi incombe e c’è qualcuno che non si vuol scordar anche del resto, a questi gli si deve riconoscere un po’ il merito. Se poi la cittadella sempre molto, molto parca a manifestar pubblicamente i suoi  giudizi, ma per una volta si sbilancia, per carità ben venga e ben lo faccia. Quanto, invece, a sostener la libertà di ognuno di fare in casa propria il suo portone, qui occorre ricordar che c’è la legge che dice giusto anche un po’ l’opposto. C’è poi un’ ultima obiezione, peraltro molto giusta: quella che dice essere il portone autorizzato da chi sovrintende all’arte ed al paesaggio. E’ vero, ma qualche volta fidarsi è un bene e non fidarsi è anche un po’ meglio.  Fin qui dunque sta il contrasto delle tesi che abbiam, un poco, conciliato. Ora però vorrei passare ad altro ed usare un argomento un po’ tranciante: ipotizziamo che l’opera sia tutta quanta un po’ abusiva. In tale ipotizzato caso occorre che sia la mano pubblica ad ordinar che sia ristabilita la giusta legge senza rispetto, naturalmente, per il rango. In tale, ipotizzato, caso quindi chi ha il torto e chi ha, invece, la ragione, proprio non si pone, ma da sola si risolve la questione: quindi aspettiamo e poi vediamo.    

 

 

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