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mercoledì 13 febbraio 2013

PANDEMIA


 
 Chi ha memoria, chi frequenta questo blog sin dai suoi esordi, chi insomma ha avuto gran pazienza e tolleranza, o chi va a cercare nell’indice infinito che si apre in fondo pagina, ricorderà o troverà quei post dove appariva quella metafora del vaso di Pandora che, una volta aperto e spalancato, tutti quanti avrebbe poi contaminato. Erano i tempi in cui la maggioranza si vantava di esser ancor giovane ed esser anche forte, erano i tempi in cui prestarci ascolto era un po’ come infettarsi e l’intesa col nemico un tradimento. Quanto poi a sto vaso di Pandora, non parliamone, sembrava cosa d’altro mondo, ripescata in fondo al mito greco solo per fare un poco di teatro. Eppure noi lo dicevamo: attenti, attenti, state attenti, è roba da toccarsi con la maschera e coi guanti, ma quelli vanno avanti e l’infezione infatti si diffonde. Quando la febbre sale si prendono un poco di aspirina, la febbre poi non scende, anzi risale e la malattia diventa pandemia. Adesso stanno a letto, tutti ricoverati nella corsia del reparto, quello infetto. L’isolamento innanzitutto, nessun contatto è ammesso con l’esterno, nessun che sia parente stretto può avvicinarsi se non protetto dal camice totale, la dieta è quella idrica assoluta, la cura è da cavallo, il bollettino medico, emesso ogni mezz’ora, non lascia molto spazio alla speranza, la prognosi dunque è ancora infausta, è molto, molto riservata e il sacerdote ha già pronto l’olio santo. Questo è il risultato dunque di quell’atto tanto infausto che fu commesso quando, ancor giovani e forti, non ascoltavano gli inviti alla prudenza, anzi facevano, apposta tutto il contrario. Se mai, forse, guariranno, a loro toccherà convalescenza lunga e dura, compresi tanti mesi in case di clausura. Noi, come cristiani, però non possiamo tuttavia far mancar le nostre, quotidiane, anche preghiere ed auspicare che Dio li scacci ancora via e che prima o poi, abbian ad uscir da sta grave malattia.
 

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