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martedì 19 febbraio 2013

SENZA FUNE



Ne parlò Canio, era nostra la richiesta, era soltanto la data dell’ultimo Consiglio, Lui Canio c’era a quell’incontro combinato per trovar la soluzione a quell’impianto che va a fune. Ci disse che l’accordo pure c’era: 70 lo metteva la Regione e 30 lo trovava il “territorio”. Richiesto di chiarir qual fosse la somma in assoluto, ci rispose; richiesto di chiarir chi fosse il “territorio”, si disse certo che c’era da aprir un poco il portafoglio. Non passan forse dieci giorni ed il quadro cambia un’altra volta, non solo sembra quindi che ci sia, soltanto, da aprir un poco il portafoglio, ma ora è una rapina: tutta la borsa, oppure si prendono la vita. Certo ci lasciano il catorcio, dismessoci magari, grazie, a costo zero. Questa è dunque l’aria che ora si respira, l’aria che fa capir che non c’è più un euro, o meglio che quei pochi ancor che son rimasti, son così tanto contesi che se qualcuno oggi li promette, domani un altro già li ha spesi. Se i soldi dunque non ci sono, la credibilità di chi governa, se mai c’è stata, ormai vale uno zero. In questo quadro desolante, soltanto l’ultimo di una ormai più lunga serie, la città fa l’invitata alle riunioni, ascolta, parla, tace, torna a casa, ma è senza voce, o meglio, lì non ha più voce e poi delle due l’una: o è tutta una congiura o il nostro valore negoziale è sotto la soglia dello zero. Ormai arrivati, almeno fossero arrivati, ben oltre il tempo massimo concesso, ora non c’è la soluzione; certo si può sempre fare una questua e una colletta, un banco di beneficenza o anche accreditar con un messaggio un paio d’euro da ciascuno, ma a parte che credo abbiam già dato, lasciamo che sia chi ci governa capace a trovar la soluzione, sarebbe il suo mestiere, diversamente appunto che cambi quel mestiere.

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