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mercoledì 3 agosto 2011

Ville fantasma

E’ un racconto per l’estate, quello da leggersi in vacanza quando si è meno sotto  pressa ed il tema, che il titolo richiama, ci rimanda alla storia di una casa ed il suo parco, una delle tante che hanno ridisegnato, nei due secoli passati, pezzi di costa del lago che le affaccia. Villa Castelli, già nel nome quasi vi era una sua doppia identità, chi scrive la ricorda ancora in vita, accanto a quella, certo  più antica, forse più bella e raffinata che si chiamava Palazzola, comunque non certo sfigurava e men che meno sfigurava il suo gran parco che si fermava giusto lungo il lago. Due pezzi comunque  da museo che averceli e tenerli era l’unica cosa che l’intelligenza consigliava, ma trascorrono anche le  saghe delle famiglie proprietarie, l’una, deceduto il Prof. Pini, viene lasciata in dote alla città, passava l’anno 86 del millenovecento, siamo ormai  all’undicesimo anno del secolo 2000 e come stanno ancor le cose tutti lo possono vedere, l’altra, la Castelli, l’acquistano benemeriti locali che  ne fanno anche il set di un noto film e per esigenze di copione ci montano un torrino in legno sopra il tetto. Finite le riprese, tolgono il torrino e lasciano un bel buco, non sarà l’unico caso, anzi sembra un’ abitudine quasi di famiglia. Siamo agli anni fine ottanta, governa la città il noto Professore che oggi è, in materia, il delegato e nonostante che girano mazzette su dove far cadere la fortuna a costruire, villa Castelli non si tocca e lì la città ci mise un gran bel pubblico vincolo. Non ne faranno, nei vent’anni che verranno, proprio un bel niente e così si allargò quel buco sopra il tetto, mentre la natura prese il sopravvento e si insediò  là dove l’uomo già abitava, mentre i nuovi proprietari, bisognosi di risorse, fecero mercato del parco rimanente,  vendendo gli storici esemplari messi a dimora. Ora lo spettacolo, senza ironia,  è magnifico; la villa diroccata, è diventata un esemplare unico e botanico, avvolta con sapienza da un’ edera orgogliosa e rigogliosa che vi si insinua in tutte le sue pieghe ed i suoi crolli, scorre sopra i muri ormai sberciati, chiude le finestre abbandonate, circonda i parapetti, sale sul tetto ormai sfondato, entra nelle stanze, cammina sui cornicioni diroccati, mentre tutt’intorno cresce la giungla di alberi di robinia, di arbusti fatti di rovo e di cascate di convolvolo. Siamo però arrivati dentro il 2000 ed al governo, sono ormai più di sei anni, si è insediato il nuovo alcalde che vuole dare una svolta alla città ed, anche, alla sua politica in carriera. Questo allora si inventa il nuovo piano di città ed al primo posto ci mette, giustamente, i grandi alberghi. Dentro così ci casca anche la villa che, finalmente, sarà liberata da quel vincolo che par che tanto abbia oppresso anche i suoi padroni e così sarà  restituita al fasto e allo splendore che ebbe nel passato. Per far questo però manca un però,  per ridargli lo splendore sarà infatti necessario fargli crescere al suo fianco non più il parco abbandonato ed anche svenduto, ma qualcosa  fatta col ferro e col cemento, insomma un trenta mila metri cubi, più o meno la dimensione sei volte della villa, così la città sarà promossa in Italia ed anche nel mondo per questo nuovo esempio di ingegno e di bravura.            



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