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giovedì 22 novembre 2012

TECNICI E POLITICI


La questione è un po’ sul banco quando si parla del Governo nazionale e lascio a voi la soluzione, quel che invece è giusto farne un cenno e ciò che succede anche da noi, cioè si intende dentro il perimetro del nostro bel Palazzo, ora poi che anche d’inverno. Un esempio, anche se piccino, lo abbiamo visto giusto all’opera nell’occasione dell’ultima seduta. Andava in aula quel documento detto PAI, chi ci segue cosa è già lo capisce, e a far da spalla a quelli del governo chiamano un tecnico. Costui è, ormai, da vecchia data sulla scena, sale dunque sul banco del governo e lo sostiene per rigettar le osservazioni presentate sul tema del rispetto, o meglio non rispetto, di quelle distanze da tener dai corsi d’acqua nel loro tratto collinare. Che si arrampicava sugli specchi era evidente, tanto evidente, da dover persino sostenere che nessuna pressione aveva lui subito da parte del governo che, tutto schierato, intanto gli sedeva proprio accanto. Meno invece o quasi nulla ci disse per confutar la tesi sulle distanze messe quasi tutte assai sbagliate,  tanto da neppure ricordare che dire rio o torrente o fosso, non è questo quel che importa perché così lo dice la legge sulle acque che riporto:

"N.B. nella 2° colonna l'indicazione fiume, torrente, botro, vallone, ecc., non si riferisce alla natura dei corsi d'acqua sibbene alla qualifica con la quale sono conosciuti nella località"

Questo per dire che a capir quello che vuole il padrone, non è che occorra manco che questi glielo dica, chi ha “ esperienza “ lo capisce e vi si adegua; sta infatti nel contratto, o se preferite, nel sistema. Non tocchiamo, questa volta, poi i soliti urbanisti, qui il campo è anche più minato, ma pensiamo a un altro campo dove par che siedano solo tecnici imparziali, prendiamo dunque la commissione del paesaggio. Già ne accennammo che forse un componente avrebbe un qualche disagio a starci dentro. Già lo accennammo, appunto, in occasione della distruzione decretata del verde a Villa Bossi, rimarcando che il conflitto di interesse non è solo quello formale ma è quello sostanziale. Mi spiego meglio a rischio di querela: non è che casualmente tengo nel cassetto il progetto del mega grande albergo di 44 mila cubi, perché e per caso qualcuno me lo ha messo e poi, tranquillamente, mi siedo in commissione, pubblica imparziale, e gli do il voto. Sarà che la legge formale è rispettata, ma quella sostanziale è tutta già saltata. Bisogna quindi aver coraggio, decidersi da quale parte stare: se fare o giudicare. Lo so, lo so che la politica ci sta a questi bei giochetti, ma suvvia, le cose poi si sanno, e allora è meglio già lasciare una poltrona, almeno si capisce da quale parte è meglio stare.

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