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sabato 24 marzo 2012

CANIO INFEROCITO


Così par sia sembrato il nostro caro Canio quando, il 22 del mese ancora in corso, ha letto le risultanze del referto di verifica sulla progettazione esecutiva, fatta dall’ impresa vincitrice, dell’ ormai triste e famosa storia infinita di quel porto. Inferocito e imbufalito perché trascorsi ormai che sono sette anni dalla sua presa di palazzo, questa storia non finisce e rischia, un’altra volta e, a un passo da un traguardo, di sfuggirgli ancora dalle mani. Ben inteso, non è che noi siamo contenti se la storia finisce tutta in un bel niente, ma questa è un'altra cosa rispetto al dire di sì ad ogni richiesta di un’ impresa vincitrice. Questo voleva invece, forse, fare il nostro Canio, chiudendo questa storia con il forzare un po’ le cose e poi qualcuno avrebbe anche rimediato mettendoci quei soldi che ora non ci sono. Lo capiamo; ci vogliono nervi tanto saldi a reggere anche e ancora un po’ la cosa; lo capiamo, se l’impresa volge le spalle c’è forse da ripartir quasi da capo; lo capiamo, se anche questa gli va male, anche il suo destino è già segnato, ma la comprensione qui finisce, a Lui abbiamo affidato il mandato a governare, ma il mandato non gli da la libertà di fare la prima delle cose che gli viene in mente alla mattina, ma di fare le cose per benino e primo, se anche non di moda, rispettare una delle quattro regole che ormai tutti conoscono: quella di non forzare più di tanto. Tutto qui, si calmi solo un poco, lasci passare 30 giorni, ha aspettato 7 anni, magari la cosa la si aggiusta per il meglio e se no, anche Lui ci metta la pazienza che a noi chiede; non voglia le cose ad ogni “costo”, perché il conto di quel porto è già troppo salato ed è a noi che, altrimenti,  passa la pazienza.    

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